di Paolo Griseri da
Repubblica del 29/6/08
PRA CATINAT (Torino) -
Alle 10 di questa mattina, con un lungo applauso i sindaci e i tecnici
dell'Osservatorio sulla Torino-Lione, hanno approvato il documento che chiude
due anni di confronti tra il governo e le amministrazioni locali per realizzare
la nuova linea tra Italia e Francia. Un accordo che chiude politicamente la
ferita dell'inverno del 2005 quando l'opposizione alla Tav provocò un mese di
incidenti e scontri in Val di Susa.
Oggi, invece, il documento in sei cartelle recita che "la
fase della progettazione preliminare della Torino-Lione deve esser realizzata
contestualmente per tutta la tratta" una formula tecnica per dire che i
sindaci accettano la costruzione della nuova linea e anche la galleria di 57
chilometri che dovrà unire le località di Susa e St. Jean de Maurienne, in
Francia.
Un passaggio decisivo che, però, ancora non chiude il confronto
sulla Torino-Lione né, come ha detto, il presidente dell'Osservatorio, Mario
Virano, "risolve tutti i problemi". Nei prossimi mesi - ha proseguito
Virano - sarà necessario realizzare una sorta di progettazione della
progettazione stabilendo con le amministrazioni locali tempi e criteri per
definire un tracciato".
A nome dei sindaci della bassa valle di Susa, il presidente della
comunità montana Antonio Ferentino, ha sottolineato che "non c'è un
accordo su un tracciato, ma c'è un accordo politico sul percorso e devo dare
atto a Virano di aver condotto in modo serio un confronto complesso durato due
anni. Credo che, alla fine, non abbia vinto nessuno e, che siamo di fronte a un
molto onorevole pareggio".
I prossimi passaggi della vicenda sono già definiti: a metà luglio
è prevista la riunione del tavolo politico di palazzo Chigi dove i ministri
coinvolti nella realizzazione dell'opera dovranno accogliere le conclusioni
dell'osservatorio e decidere come si svilupperà quella che il ministro per le
Infrastrutture, Altero Matteoli ha già definito "la fase due", un
periodo di circa sei mesi per giungere entro fine anno alla scelta di un
tracciato
Così, a due anni
esatti dalla scelta del governo Prodi di togliere la Torino-Lione dalle opere
comprese nelle legge obiettivo, quella che salta ogni mediazione con le
popolazioni locali, il nodo della Tav in val di Susa comincia finalmente a
sciogliersi.
(29 giugno
2008)
Di Maurizio Tropeano da La Stampa del 30/6/08
Era il sei dicembre del 2005 quando le immagini degli scontri tra i manifestanti No Tav e la polizia al presidio di Venaus facevano il giro del mondo e mettevano a rischio lo svolgimento delle Olimpiadi invernali. Quattro giorni dopo a palazzo Chigi, con Berlusconi premier e Gianni Letta sottosegretario, veniva sancita la tregua olimpica e l’avvio di un tavolo politico, quello dell’Osservatorio. Il 29 giungo del 2006, con Prodi premier ed Enrico Letta sottosegretario, la Tav veniva tolta dalla legge Obiettivo. Due anni dopo l’accordo di Pra Catinat sancisce la fine del muro contro muro e la certificazione che il metodo della concertazione partecipata sulle grandi opere può far risparmiare tempo e denaro. Certo, lo zoccolo duro del movimento No Tav resiste e annuncia battaglia ma l’accordo, se tutte le parti lo rispetteranno, dovrebbe permettere di realizzare la Torino-Lione, tunnel compreso.
I primi cantieri non si apriranno per la nuova linea. Nel 2009, infatti,
sarà «realizzato un intervento straordinario sulle stazioni della linea storica
per accrescere il comfort, l’efficienza e la capacità di interscambio», si
legge a pagina 3 del documento. E’ questo uno dei contenuti chiave dell’accordo
che ha permesso all’Osservatorio guidato da Mario Virano di concludere
positivamente la sua missione e di «rispettare il calendario fissato dall’Ue».
Si parte dagli interventi sulla rete esistente per arrivare a quelli sulla
nuova linea. Soprattutto «c’è il riconoscimento corale che «sia necessario
partire dal nodo di Torino in modo che siano più visibili le ricadute sul
territorio», spiega Virano. Il che, tradotto, vuol dire aggiornare un dossier
in vista della prima verifica da parte di Bruxelles del sistema di erogazione
dei fondi comunitari in programma a settembre.
E in quell’aggiornamento ci sarà la conferma di un accordo che dovrebbe permettere
di partire dal prossimo gennaio con la progettazione preliminare della nuova
linea - dove sarà inserito anche il tunnel di base con uscita a Susa - e che
dovrebbe durare circa 12 mesi. Poi dopo una verifica politica tra il governo e
gli enti locali si dovrebbe passare alla progettazione definitiva che durerà
circa 6/7 mesi. Una volta ultimata questa seconda fase e in base alle
indicazioni contenute nella stessa si potranno avviare i cantieri dei sondaggi
preliminari per la Torino-Lione. Data prevista: fine del 2010.
Tutto questo, però, si potrà realizzare a condizione che l’accordo di Pra
Catinat venga rispettato in tutte le sue parti. Di fatto si tratta di un
contratto che prevede «la realizzazione contestuale di un pacchetto di misure»,
precisa Virano. Un contratto dove accanto agli impegni dei singoli attori ci
sono precise garanzie, soprattutto per i sindaci e i territori. Garanzie che
dovranno essere stabilite nei prossimi 6 mesi e che dovranno avere anche una
«regia unitaria». Partire da Torino, ad esempio, vuol dire dar tempo alle
comunità locali di apprezzare i benefici di una nuova politica di trasporti che
metta al centro i pendolari, da qui gli interventi sulle stazioni della linea
storica e il finanziamento, da reperire possibilmente già con questa
Finanziaria, dei fondi per l’acquisto di materiale rotabile per il sistema
ferroviario metropolitano.
E solo dopo questa fase si potrà partire con la progettazione vera. Per questo
Antonio Ferrentino, presidente della Comunità Montana della Bassa Valle, parla
di «un buon impianto perché mette al centro il territorio e coniuga le
politiche dei trasporti e quelle legate alle infrastrutture». Aggiunge: «Questo
non è un accordo sul tracciato ma su un percorso di confronto e concertazione
sul cui esito positivo non è secondario l’atteggiamento del governo». Il che
tradotto vuol dire soldi, tanti, sul trasporto locale e sulla riqualificazione
territoriale e possibilità di coinvolgimento degli enti territoriali nel
processo decisionale e nel controllo dell’attuazione e nel monitoraggio degli
effetti degli interventi.
Resta il disaccordo sui tempi. I sindaci della Bassa Valle e dell’area
metropolitana di Torino sostengono la necessità di costruire la linea
attraverso lotti da attivare per fasi successive cioè dopo la verifica
dell’effettivo conseguimento degli obiettivi dello step precedente. Dal loro
punto di vista è necessario partire dal nodo di Torino e solo in una fase
successiva avviare i lavori per la tratta di valico.