Gerardo Marletto* – Professore associato di economia applicata – Università
di Sassari
Il primo passo di una nuova
politica dei trasporti dovrebbe essere la moratoria dei processi di
liberalizzazione, privatizzazione e regolazione concorrenziale. Ciò è
necessario innanzitutto per una verifica seria e dettagliata degli effetti di
quanto sin ad oggi è stato realizzato e per valutare se è corretto e rilevante
continuare a basare la politica dei trasporti sulle prescrizioni
pro-concorrenziali dell’economia ortodossa.
La moratoria potrebbe dare per
acquisiti i processi di liberalizzazione nei segmenti dei servizi di trasporto
aereo e marittimo e, eventualmente, consentire il completamento in quello del
trasporto stradale di merci. Allo stesso tempo altre rilevanti decisioni in
materia di regolazione dovrebbero essere prese:
-
la diffusione dello strumento dell’imposizione di
oneri di servizio pubblico nei segmenti liberalizzati, eventualmente compensati
con risorse pubbliche, ma preferibilmente non accompagnati da forme di restrizione
della concorrenza;
-
il blocco totale delle operazioni di privatizzazione,
in particolar modo nel segmento delle infrastrutture, dove esse hanno mostrato
in misura più evidente di generare costi collettivi e benefici privati;
-
l’applicazione di un sistema di concorrenza comparata
(yardstick competition) per la gestione
delle infrastrutture e per la produzione dei servizi di tpl e, parallelamente,
l’abbandono definitivo del sistema della gara;
-
la cancellazione delle norme che hanno portato alla
liberalizzazione – per ora solo formale – del trasporto ferroviario di passeggeri.
Una specifica applicazione della
moratoria dovrebbe riguardare anche il mondo del lavoro, con il blocco nelle imprese
pubbliche di trasporto dei processi di esternalizzazione delle funzioni
produttive e di diffusione delle forme di lavoro atipico. Ciò dovrebbe
consentire l’avvio di una riflessione sul rapporto tra qualità e stabilità
delle relazioni di lavoro e qualità e affidabilità dei servizi di trasporto.
La moratoria dovrebbe anche
costituire l’occasione per sperimentare e consolidare nuovi strumenti
d’intervento, necessari per dare soluzione ai problemi più rilevanti del
settore:
-
il lancio di una nuova politica industriale dei
trasporti che, utilizzando programmi d’incentivazione e interventi di creazione
d’impresa, punti alla diffusione delle innovazioni organizzative utili per
rendere i sistemi di trasporto più integrati, più sostenibili e più attrattivi.
Questa politica dovrebbe trovare applicazione innanzitutto, con risorse consistenti
e continuative, nel trasporto urbano di passeggeri – favorendo la mobilità
“dolce” (a piedi e in bici), il trasporto collettivo e le nuove forme di trasporto
su domanda (bus a domanda, car-sharing, taxi collettivi, ecc.) – e
di merci (con la diffusione delle pratiche della cosiddetta city logistics);
-
l’introduzione o il rafforzamento degli standard
obbligatori in materia di sicurezza, di tutela dei consumatori, di riduzione
dei danni sanitari, ambientali e sociali provocati dai trasporti. Una particolare
attenzione dovrebbe essere dedicata all’individuazione e all’imposizione di
standard minimi obbligatori in materia di integrazione, in particolar modo
nel trasporto locale e, più in generale, in tutto sistema nazionale di trasporto
di passeggeri (a partire da quello ferroviario, compreso quello ad alta velocità);
-
il ripensamento degli interventi infrastrutturali,
declassando le grandi opere non necessarie e puntando invece al potenziamento
dei sistemi di trasporto urbano, metropolitano e regionale e all’ammodernamento
delle infrastrutture esistenti, a partire dalla migliore messa in rete dei
principali nodi. La nuova politica delle infrastrutture dovrebbe essere accompagnata
da un rilevante recupero della capacità di decisione dell’amministrazione
pubblica, sottraendo ai gestori delle infrastrutture i poteri oggi esercitati,
propriamente ed impropriamente;
-
l’avvio di un ciclo di interventi per la formazione
e la selezione del management delle imprese di trasporto da sviluppare in collaborazione
con selezionati centri di eccellenza universitari. Quest’azione dovrebbe riguardare
innanzitutto le imprese pubbliche, ma nulla toglie che tali attività – in
particolare quelle di formazione – siano aperte anche alle imprese private.
Il quadro degli interventi della
nuova politica dei trasporti dovrebbe essere completato da un’azione
strutturata e decisa di tipo istituzionale, tesa prima a sperimentare e poi ad
introdurre forme innovative di partecipazione popolare. Partendo dalla
valorizzazione di esperienze già realizzate in altri Paesi (in particolare in
Francia con il dèbat public) o in altri settori (urbanistica, acqua,
ecc.) l’iniziativa dovrebbe riguardare:
-
un confronto aperto e pluralista delle alternative,
con riferimento sia agli orientamenti strategici dei piani di trasporti, sia
agli specifici interventi sul territorio;
-
il coinvolgimento dei cittadini nella pianificazione
dei servizi di trasporto pubblico, a partire da quelli del tpl, eventualmente
anche sperimentando – secondo i dettami della scuola di pensiero dei beni
comuni – nuove forme di proprietà condivisa delle aziende e di partecipazione
alla loro gestione.
Moratoria della concorrenza |
Blocco
degli interventi di liberalizzazione e regolazione concorrenziale (con la
sola eccezione del completamento della liberalizzazione dell’autotrasporto di
merci). Blocco delle operazioni di privatizzazione (in particolare nel
segmento delle infrastrutture, dove hanno generato costi collettivi e
benefici privati). Blocco delle gare e ricorso generalizzato alla
concorrenza comparata (yardstick
competition) per la gestione delle infrastrutture e per la produzione dei
servizi di tpl. Diffusione dell’imposizione di oneri di servizio pubblico
nei segmenti liberalizzati (senza restrizione della concorrenza). |
Politica industriale dei
trasporti |
Programmi d’incentivazione e interventi di creazione
d’impresa per la diffusione delle innovazioni organizzative utili per rendere
i sistemi di trasporto più integrati, più sostenibili e più attrattivi (da
applicare innanzitutto nel trasporto urbano). |
Politica istituzionale dei
trasporti |
Sperimentazione della partecipazione popolare: - nell’elaborazione strategica e tecnica degli interventi
sul territorio, garantendo la formazione “dal basso” di proposte alternative; - nella pianificazione dei servizi di tpl, sperimentando
nuove forme di proprietà condivisa delle aziende e di partecipazione alla
loro gestione. |
Sperimentazione di strumenti
innovativi di politica dei trasporti |
Recupero della capacità di decisione dell’amministrazione
pubblica nella programmazione degli investimenti, sottraendo poteri ai
gestori delle infrastrutture. Riprogrammazione delle infrastrutture: declassamento
delle grandi opere non necessarie, potenziamento dei sistemi di trasporto
urbano, metropolitano e regionale, ammodernamento e integrazione delle
infrastrutture esistenti. Diffusione e rafforzamento degli standard obbligatori in
materia di sicurezza, di tutela dei consumatori e di riduzione dei danni
sanitari, ambientali e sociali. Sperimentazione di standard minimi obbligatori in materia
di integrazione, (in particolar modo nel trasporto locale e in tutto il
trasporto ferroviario), Avvio di un ciclo di interventi per la formazione e la
selezione del management delle
imprese pubbliche di trasporto. |
* Gerardo Marletto
(1961) è professore associato di economia applicata all’Università di Sassari.
Ha insegnato politica ed economia dei trasporti al Politecnico di Milano e
all’Università di Roma – Tor Vergata ed stato per diversi anni responabile del
centro studi di Federtrasporto. Negli ultimi anni si è occupato prevalentemente
delle relazioni tra trasporti, ambiente e innovazione. Tra le sue ultime
pubblicazioni: La politica italiana dei trasporti: una rilettura critica,
Economia pubblica n.6/2004; Una politica
industriale per un’altra mobilità, Economia Società Istituzioni n.1/2004.