SUSA E SANGONE. DUE VALLI CONTRO UN’UNICA DEVASTAZIONE.
Appuntamento ore 14 – partenza ore
15
Al ritorno sono previste navette
da Avigliana a Trana
Al termine della manifestazione
concerto dei Lou Dalfin
L’opposizione alla linea
ferroviaria ad alta velocità tra Torino e Lione ha oltre 15 anni. In questi 15
anni istituzioni locali, comitati e moltissimi cittadini si sono battuti contro
un progetto inutile, costosissimo, devastante per l’ambiente e la salute.
Nell’ultimo anno la lotta No Tav
si è saldata con quella contro i Tir e il raddoppio del tunnel autostradale del
Frejus e con quella contro il grave inquinamento dell’acciaieria Beltrame.
Lotte concrete, le cui ragioni sono
semplici.
Sono
semplici perché le ragioni della vita, della libertà della dignità non possono
che essere semplici.
Rifiutiamo
il ruolo di corridoio per Tir e treni superveloci, perché nei corridoi non si
può vivere.
Perché fare una linea nuova se
quella che c’è basta e avanza?
Perché voler arrivare più in
fretta da Torino a Lione se ormai da anni le corse dirette sulla linea
internazionale sono state soppresse per mancanza di passeggeri?
Forse 10 minuti in meno valgono
anni di disagio, inquinamento, devastazione dei luoghi dove viviamo tutti i
giorni?
Far correre le merci è più
importante che far vivere le persone?
Forse che questo scempio vale
miliardi e miliardi di soldi pubblici che vengono sottratti alla sanità, alla
scuola, alle pensioni, ai servizi utili alla vita di tutti? E tra questi un
buon servizio ferroviario per i bisogni di ciascuno di noi, un servizio sicuro,
efficiente, che pensi a chi viaggia ogni giorno per 40/50 km per lavoro o per
studio. In questi anni i binari ferroviari si sono macchiati del sangue dei
lavoratori e dei passeggeri morti in una serie impressionante di incidenti
ferroviari dovuti all’abbandono delle linee, al taglio drastico del personale,
al risparmio sulla manutenzione.
Lo scorso anno nella sola Val di
Susa sono morte due persone: una donna ammazzata a Susa ad un passaggio a
livello perennemente difettoso e un operaio sfracellatosi nella caduta da un
treno senza controllo tra Bardonecchia e Chiomonte. Una strage infinita, una
strage evitabile. Evitabile se ci fosse la volontà politica di considerare le
persone più importanti delle merci o, peggio, merci di scarso valore.
I No Tav in queste settimane sono
stati oggetto di un violentissimo attacco da parte di politici e media
asserviti. Un attacco che non possiamo che definire “terroristico”, poiché la
criminalizzazione dei No Tav e, con noi, di tutti i movimenti che si oppongono
alla devastazione ambientale e alla militarizzazione dei territori, aveva lo
scopo sin troppo evidente di spaventare, terrorizzare ed allontanare da noi e
dalle nostre ragioni la gente. Non ci sono riusciti e non ci riusciranno
nemmeno in futuro. La nostra lotta alla luce del sole, la nostra pratica di
piazza comunicativa e diretta, i nostri valori sono sotto gli occhi di chi osa
guardare oltre le veline dei mezzi di informazione.
Il 31 marzo faremo una grande marcia da Trana –
Val Sangone – ad Avigliana – Valle Susa, una marcia che sottolinei il grande
abbraccio solidale tra le due valli e tra queste e Torino e la Gronda Ovest,
tra tutti i territori minacciati di devastazione e saccheggio dai vari progetti
di alta velocità ferroviaria, tra tutti i territori che già oggi pagano un duro
prezzo in salute e spreco di risorse pubbliche per il mero interesse di
speculatori e mafiosi sostenuti e difesi dal governo di turno.
I nostri perché sono
semplici ma non banali. La nostra è una battaglia di civiltà.
Da un lato c’è chi vuole sempre più scambi, sempre più
merci, dall’altro chi ritiene che questa concezione dello “sviluppo” sia
foriera di infiniti danni sociali, ambientali, sanitari. La smania di velocità
assorbe risorse non rinnovabili mettendo a repentaglio la salute e la vita di
ciascuno di noi.
Su questo terreno non sono possibili mediazioni: non ci sono
soluzioni “tecniche” perché il problema non è tecnico ma politico. Da un lato
chi sostiene il bene di tutti e dall’altra l’interesse della lobby del cemento
e del tondino. Una lobby che, non ci stancheremo mai di ripeterlo, ha potenti
supporter sia al governo che all’opposizione: chiunque sia al governo, chiunque
sia all’opposizione.
La decisione del Governo
Prodi di porre tra i 12 punti qualificanti del programma con cui si è
ripresentato alla Camera dopo le dimissioni, la costruzione della linea ad alta
velocità tra Torino e Lione è un fatto estremamente grave. Questa scelta
tuttavia non fa che rendere più salda la nostra volontà di impedire lo scempio
del Tav. Il popolo No Tav non rifugge la politica ma la pratica ogni giorno, in
maniera diretta, tra le persone e con le persone, nel rispetto dei differenti
percorsi ed orizzonti ideali, nella consapevolezza che il presente e il futuro
sono nelle nostre mani. Lo abbiamo imparato sui prati di Venaus e non lo
dimenticheremo.
Non ci sono governi amici. Oggi
come ieri.
Ribadiamo pertanto che ogni tentativo
di avviare sondaggi, installare cantieri, dare il via a nuovi progetti
ritroverà l’opposizione ferma, decisa, fortissima di tutto il popolo No Tav.
Quella che è in gioco è la
definizione stessa di “bene comune”, una definizione che non può coincidere con
quella di profitto, ma si articola intorno ai nodi della decisionalità, della
partecipazione, della libertà di progettare un futuro in cui l’idea stessa di
“crescita” si misuri su parametri condivisi.
Cosa non vogliamo
Non vogliamo la linea ferroviaria
ad Alta Velocità tra Torino e Lione perché non serve, spreca
enormi quantità di denaro pubblico per fini privati e devasta l’ambiente.
Rigettiamo qualsiasi tentativo di discutere il “come” di un’opera inutile,
dannosa, distruttiva, rifiutando di entrare nel dettaglio dei progetti
presentati. Siamo contro il Tav in Val Susa, in Val Sangone, nella gronda ovest
e a Torino.
Non vogliamo il raddoppio
del tunnel autostradale del Frejus (proposto in modo ambiguo come
progetto di galleria di sicurezza), non vogliamo l'ulteriore inutile ed
insostenibile progetto di collegamento Oulx-Briançon (tunnel di 25 KM).
Non vogliamo che l’Acciaieria
Beltrame, con tanto di autorizzazione provinciale, continui ad
inquinare con pesanti effetti sulla salute, sull’allevamento e
sull’agricoltura.
Cosa vogliamo
Vogliamo una politica dei
trasporti che tenga conto dell’intero arco alpino, che abbia tra le
priorità il servizio pubblico destinato ai pendolari, con treni puliti e
sicuri, con la tutela dei lavoratori e dei viaggiatori.
Vogliamo il contingentamento dei
tir e ci opponiamo al raddoppio del tunnel del Frejus, poiché
eventuali problemi di sicurezza possono essere risolti con misure analoghe a
quelle adottate al traforo del Monte Bianco.
Vogliamo una maggiore attenzione
alla qualità dell’acqua, un bene comune che gli sconvolgimenti climatici
stanno rendendo più raro, e che le grandi opere non possono che mettere
ulteriormente a repentaglio. Sotto gli occhi di tutti i drammatici esempi del
Mugello e del Gran Sasso. Vogliamo aria pulita, senza scarichi dei tir e
inquinamento industriale. Vogliamo che si mettano in atto strategie di
riconversione delle produzioni nocive (Beltrame & C.) che salvaguardino
l’occupazione e la salute. Servizi utili alla vita e alla sicurezza di tutti
aumentano i posti di lavoro, soprattutto quelli stabili.
Facciamo appello a tutti e a tutte
perché quello del 31 marzo sia un grande appuntamento popolare, un appuntamento
che metta in piazza le ragioni del popolo No Tav da Torino alla Val Susa, dalla
Val Sangone alla Gronda ovest.
Saremo in piazza per dare forza ai
nostri NO e per dare ancor più forza ai nostri SÌ
Saremo in piazza perché il futuro
dei nostri figli è nelle nostre mani e non permetteremo a nessuno di rubarcelo.
Saremo in piazza perché salute
libertà dignità non sono parole vuote ma pratica concreta di solidarietà tra
persone che si sono levate in piedi per difenderle.
NO TAV – NO TIR – NO INQUINAMENTO