Emilia Romagna, dai Nicoscia ai casalesi fino ai corleonesi:

la mappatura delle famiglie mafiose in regione

 

di Michela Trigari dalla rivista Narcomafie: http://www.narcomafie.it/2011/03/15/emilia-romagna-dai-nicoscia-ai-casalesi-fino-ai-corleonesi-la-mappatura-delle-famiglie-mafiose-in-regione/

 

L’Emilia-Romagna non è più “un’isola felice”. L’anno scorso, tanto per citare il dato più recente, sono stati sequestrati alle mafie patrimoni illeciti per 77 milioni di euro. Di questi, 70 milioni sono il frutto del lavoro del Gico (Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata) di Bologna, contro i 6 milioni di euro sequestrati dallo stesso Nucleo di polizia tributaria del capoluogo nel 2009. Il risultato arriva in seguito a una serie di controlli effettuati dalla Guardia di finanza regionale, che ha portato a 87 accertamenti conclusi per un totale di 141 soggetti interessati in tutta la regione. I dati sono quelli contenuti nel rapporto 2010 dell’attività delle Fiamme gialle in Emilia-Romagna, presentato a febbraio, da cui risultano alcune dure conferme: Modena e Reggio Emilia sono terre soggette alle infiltrazioni della ‘ndrangheta e della camorra. Ma la presenza mafiosa non manca neanche nel resto della regione.

 

L’Emilia-Romagna – ha sottolineato il generale del comando regionale della Guardia di finanza Domenico Minervini commentando il report – non sarà mai come la Sicilia, la Campania o la Calabria, perché qui non c’è quell’humus culturale dove possono attecchire certi principi cari alla criminalità organizzata. Questo però non significa che sottovalutiamo il fenomeno”. Per contrastare le infiltrazioni mafiose, di cui “si comincia a percepire la presenza, bisogna interrompere il flusso di denaro di cui esse possono disporre perché solo così si riesce a ridurre la loro operatività”, ha detto il generale Minervini. Tra i beni sequestrati dalle Fiamme gialle nel 2010 ci sono soprattutto ville e immobili di varia natura, società, depositi bancari, investimenti e auto di grossa cilindrata. Meno incisivo, invece, il fenomeno dell’usura in Emilia-Romagna: l’anno scorso sono state denunciate 54 persone (di cui 21 tratte in arresto) e sequestrati beni e disponibilità finanziarie pari a 263 mila euro.

 

E significativa è anche la relazione scritta dal procuratore generale di Bologna Emilio Ledonne, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2011, che ha fatto una mappatura geografica delle famiglie mafiose presenti in regione. “Ho già avuto occasione di dire, l’anno scorso, come in vari territori di questo distretto, tra i quali Reggio, Modena, Ferrara e Forlì, hanno mostrato interesse a operare noti appartenenti a cosche criminali calabresi, quali i Bellocco di Rosarno, i Muto di Paola, i Dragone e i Grande Aracri di Cutro, gli Arena e i Nicoscia di Isola Capo Rizzuto, commettendo estorsioni a danno di imprenditori locali – si legge nella relazione –. Ma se le cosche calabresi detengono la supremazia nel panorama criminale, non sono certamente in posizione defilata i casalesi che, nei territori del modenese compresi tra Castelfranco, Nonantola e Mirandola, si occupano di immobili e finanziarie mentre Cosa Nostra, e in particolare i corleonesi, preferiscono i sub-appalti soprattutto nel settore del movimento terra e del noleggio di macchinari”. Ma anche l’edilizia e il mercato della droga sono nel mirino delle mafie.

 

Che l’Emilia-Romagna sia ormai da qualche anno “un’area importante sotto il profilo criminogeno per il radicamento di boss che, arrivati qui in soggiorno obbligato, hanno eletto la regione come polo di interesse proprio e delle famiglie d’origine, per la posizione geografica di collegamento tra centro e nord e per la forza attrattiva di un mercato altamente produttivo” lo dice anche la Dia (Direzione investigativa antimafia). Questa citazione è un passaggio dell’intervento che il professor Antonio Nicaso, uno dei massimi esperti di ‘ngrangheta, fece esattamente due anni fa proprio a Reggio Emilia in un incontro su “Impresa, territorio e legalità” promosso dal Consorzio Oscar Romero e da Confcooperative, in collaborazione con la Camera di commercio reggiana. “Io noto la presenza di mafie in regione, che stanno agendo sotto traccia, leggendo le sentenze passate in giudicato e i rapporti dell’intellingence. Per questo “ritengo che l’Emilia-Romagna sia una terra appetibile per la criminalità organizzata”, disse in quell’occasione. E la situazione non è cambiata.