di Ugo
Mattei da Il Manifesto del 28/6/11 – pag. 15
Una
bellissima serata estiva. Automobili parcheggiate in ordine su chilometri di
strada tra Gravere e Chiomonte. Un serpente illuminato, lunghissimo, fiaccole in
fila che procedono silenziose dal primo cancello della Libera Repubblica della
Maddalena, fondata sui beni comuni, fino al campo base. Tende in bell'ordine,
un'organizzazione attenta a ogni dettaglio. Una tenda con i medici, un presidio
di avvocati, un'attenzione assoluta alla legalità formale e sostanziale. Il
campo base regolarmente concesso dal Comune; regole condivise, attente al
rispetto della natura. Nessuno può buttare per terra neppure un mozzicone
spento.
5000,
forse 8000 persone raccolte nella serata di domenica sera. Un palco allestito
dal quale parlano intellettuali, artisti, sindacalisti, il leader di
Rifondazione Paolo Ferrero, quello del Partito Comunista dei lavoratori Marco
Ferrando, quello storico del movimento No Tav Alberto Perino, recentemente
inquisito per reati d'opinione: autorevolissimo e rassicurante.
Viene letto un
appello a fermarsi che avevamo messo insieme affannosamente nel pomeriggio (fra
i firmatari anche due magistrati); viene portata la solidarietà dei compagni
del Valle occupato, anche loro in lotta per un bene comune. Il popolo dei beni
comuni, impegnato nelle battaglia contro lo scempio legale, sociale e politico
della Tav, discute e condivide. C'è consapevolezza di essere dalla parte della
ragione, tanto formale quanto sostanziale. La strategia di resistenza fondata
sulla non violenza ma sulla fisicità "con la schiena dritta" è
ribadita, ma non c'era neppure bisogno di farlo. È la conseguenza naturale
della prosecuzione in Val Susa di quella lotta per la difesa dei beni comuni
che implacabilmente sta cambiando gli assetti politici del nostro paese. I beni
comuni sono concepibili soltanto in una logica ecologica, sono legittimati da
un grande progetto costituente di lungo periodo, il solo che potrebbe salvare
la vita sul pianeta. Questa logica collettiva, a differenza di quella
individualizzante della proprietà privata e dello Stato sovrano, include e non
esclude, diffonde il potere, sconfigge ogni sopraffazione.
Tutto è
condivisione a Chiomonte. La Libera Repubblica della Maddalena è stata, e
ancora sarà, una buona pratica globale di governo locale dei beni comuni. Alla
Maddalena c'era la parte migliore dell'Italia, quella che sconfiggerà un
modello di sviluppo scellerato, imposto senza alternative da un pensiero unico bipartisan.
Il potere se ne accorge. Ha paura perché vede messa in discussione la sua
legittimità formale e sostanziale. Per questo risponde con la violenza dei suoi
blindati, dei suoi lacrimogeni, dei suoi arresti. Il potere (di maggioranza e
opposizione parlamentare) sa di essere oggi privo del sostegno politico della
maggior parte del paese.
Tutti quei temi referendari che solo due settimane fa si sono rivelati
maggioritari nel paese sono declinati, come in un minilaboratorio, in Val di
Susa. Negli scorsi mesi la resistenza di fronte all'implacabile tenaglia
dell'alleanza fra Stato e capitale privato, che produce saccheggio in nome
della legalità, ha reso naturalmente coerenti (e vincenti) la battaglia per
l'acqua e quella contro il nucleare. Oggi si tratta di far capire a tutto il
paese che quello stesso scontro, con tutti gli stessi protagonisti sull'uno e
sull'altro fronte, è in corso intorno alla Tav, un nuovo grande progetto di
saccheggio. Farlo capire è difficile ora come allora, perché il blocco mediatico
oscura la verità, confonde la ragione e il torto, asserisce falsità con la
stessa violenza fascista (le cose vanno chiamate col loro nome) con la quale
migliaia di uomini armati ed equipaggiati di tutto punto hanno brutalizzato,
nelle prime ore del mattino, quella mirabile simbiosi fra uomo e territorio che
è la Libera Repubblica della Maddalena. Da oggi questo territorio, questo primo
esperimento di "Società dei beni comuni" è occupato illegalmente,
governato dalla logica brutale della sopraffazione sull'uomo e sulla natura. La
lotta sembra impari. Anche il referendum sull'acqua sembrava una battaglia
impossibile da vincere.