Lettura del voto in ottica Tav

 

Il legame che unisce il movimento è forte

 

Lettera alla rubrica “Opinioni” su Luna Nuova del 25/4/08 – pag. 7

 

Buongiorno, nel clangore del post ele­zioni, memori del fatto che non bisogna fermarsi alle prime impressioni, abbiamo provato ad analizzare i risultati elettorali locali in modo da farci un'idea il più completa possibile, anche in seguito alle fantasiose e roboanti dichiarazioni fatte sia dai vincitori che dai vinti, e ne sono uscite cose abbastanza interessanti.

 

Crediamo che il principio su cui valutare le elezioni sia contare il numero dei voti, poi si trasforma il tutto in percentuali che però, come sappiamo, sono dinamiche e variano in modo sensibile a seconda dei votanti e dei voti validi, anche se ovviamente sia per propaganda che per sintesi giornalistica ha più senso parlare di percentuali che di numero di voti, crediamo inoltre sia estremamente utile seguire uno degli insegnamenti di uno dei più grandi filosofi del recente passato ovvero Totò, che diceva "è la somma che fa il totale".

 

Premettiamo che siamo equidistanti dai due principali partiti (Pd e Pdl) ed anzi riteniamo una tragedia che qualcuno abbia deciso che andava buttata dalla finestra la cultura e la tradizione politica italiana che, nel bene e nel male si è sempre manifestata (almeno sino alla fine degli anni '80) nella vitalità e nel numero dei partiti presenti in parlamento; non dimentichiamo che tutte le grandi scelte in campo sociale ed economico che hanno caratterizzato l'Italia e ne hanno determinato lo sviluppo sono state fatte con almeno una decina di partiti "storici" presenti in parlamento, con uno schieramento che andava dal Pci al Msi. Adesso per rendere "governabile" il paese ci vengono proposti due schieramenti di fatto molto simili, ribadiamo che non crediamo che questa "americanizzazione" della politica si addica al nostro paese, è estranea a noi e crediamo che non potrà che essere dannosa per il futuro.

 

Inoltre apparteniamo alla schiera di coloro che non si sentono minimamente rappresentati da nessuno dei partiti presenti a queste elezioni, quindi l'analisi che facciamo non è di parte, se non per il fatto di essere filtrata da un'ottica No Tav. L'analisi si è limitata ai due partiti Pd e Pdl e da un punto di vista territoriale si è tralasciata la cintura di Torino perché vi sono dinamiche completamente diverse dalle nostre e la problematica Tav è quasi ininfluente.

 

Per quanto riguarda la Camera si legge nei titoli dei giornali "il voto utile cancella i comunisti", "Berlusconi primo partito nelle valli", etc., ma siamo sicuri che i termini siano proprio questi? Per iniziare il partito di Berlusconi era ampiamente primo già alle elezioni dl 2006 in tutte le valli (alta e bassa Valsusa, Ceronda, Sangone) e rispetto al 2006 ha perso circa 2mila voti e ridotto di circa 3mila voti il suo vantaggio sul Pd; se parliamo di voto utile, ovvero la somma di Pdl e Pd, si evince che i due schieramenti hanno perso circa 1000 voti sempre rispetto al 2006, quindi non ci pare che il voto utile abbia cancellato alcunché ed i titoli giorna­listici siano un po' forzati.

 

Venendo alla bassa val Susa e sempre analizzando i due principali partiti, rispetto alle elezioni del 2006 il Pdl ha perso circa 400 voti ed il Pd ne ha guadagnati 1225, e sono sostanzialmente appaiati con 14678 voti il Pdl e 14120 il Pd, il Pdl ha perso voti in undici comuni il Pd in quattro, il Pdl è il primo partito in 13 comuni il Pd in 11, mentre nel 2006 il Pdl era primo in 17 comuni ed il Pd in 7. Una lettura asettica dei dati ci dà quindi un Pdl in calo ed un Pd in crescita, ovvero un quadro piuttosto diverso da quanto emerso dalle dichiarazioni della stampa e dei politici locali.

 

Se a livello nazionale c'è una chiara vit­toria del Pdl, a livello locale non si capisce l'esultanza dell'onorevole Napoli (a parte la sua elezione che non è certo merito dei valsusini ma della sciagurata legge elettora­le): non ci pare che ci sia molto da esultare ed anzi sia un mezzo tracollo quando il proprio partito perde oltre il 6 per cento ed addirittura nella sua roccaforte Valsangone perde circa 900 voti pari a oltre il 12 per cento, va bene che ormai in Italia si è attuato in pratica lo slogan del maggio francese ov­vero "l'immaginazione al potere", ognuno può dire quello che vuole tanto poi nessuno controlla e quel che è detto è detto.

 

Non capiamo, riferendoci sempre alla situazione locale, neanche le dichiarazioni di membri del Pd tra cui quelle del sindaco di Susa Plano, a meno che si aspettasse, soprattutto dopo le belle pensate di Chiamparino, Bresso & Co., che il Pd ereditasse quei circa 9mila voti che ha perso il raggrup­pamento della Sinistra Arcobaleno.

 

A questo punto arriviamo al nocciolo della questione, ovvero la lettura di queste elezioni in ottica Tav, cosa di per se stessa priva di ogni serietà e falsante la realtà. Non ha senso dire che adesso, considerando i voti dei partiti che si sono espressi a favore dell'opera, "il fronte Sì Tav è preponderan­te", secondo questi parametri lo era anche nel 2006, ed ha ancora meno senso misurare il fronte No Tav sui voti della Sinistra Arco­baleno, questi sì crollati in modo fragoroso da oltre 13mila a poco meno di 4mila con la perdita di circa 9mila voti.

 

Giova ricordare ancora una volta la trasversalità del movimento No Tav e che "non ci sono partiti/governi amici" non è  un vuoto slogan ma un pensiero diffuso, non per niente si parla di partiti/governi e non di ideologie, ovvero come è giusto che sia ognuno ha la propria dottrina politica di riferimento, dottrine che soprattutto in Italia ormai non corrispondono minimamente a quanto portato avanti dai partiti.

 

Discorso a parte merita comunque l'ana­lisi del tracollo della Sinistra Arcobaleno. Le sue tre componenti nel 2006 avevano fatto il pieno con i voti No Tav, questo non per motivi ideologici, perché si era diventati tutti comunisti o perché si era tutti ingenui, ma per il semplice fatto che sull'onda degli eventi del dicembre 2005 il voto alla sini­stra era parsa un'opportunità per mettere un granellino di sabbia nei meccanismi del partito trasversale Sì Tav; crediamo si fosse tutti ben consapevoli del fatto che ben presto i politici che erano venuti ad elemosinare i nostri voti avrebbero tradito il mandato chiaro che gli avevamo conferito: opposizione totale al Tav.

 

Abbiamo usato il termine tradito e non disatteso perché questo si sospettava e questo si è verificato, tradisce chi fa esat­tamente l'opposto di quanto dice e si allea con l'avversario, disattende chi si impegna ma non arriva al risultato sperato. Chi era presente in Cmbvs (Comunità Montana Bassa Valle Susa) il giorno che Pecoraro Scanio venne a farci visita si ricorda bene che ad una richiesta di chiarimenti su cosa avrebbe fatto al governo rispose che "un conto è quando si parla da segretario di partito ed un conto è quando si parla da mi­nistro", confermando l'inaffidabilità della classe partitica, ed il mendacio che ormai è diventato per i politici pane quotidiano. L'apoteosi la sinistra la raggiunse con la firma del dodecalogo Prodi, ulteriore prova del totale scollamento con il mandato che oltre 13mila valsusini gli avevano dato, ma tradì anche il mandato che gli avevano dato più in generale gli italiani votando, ad esem­pio, a favore della missione in Afghanistan ed altro ancora.

 

Un ulteriore probabile motivo del crollo locale della Sinistra Arcobaleno crediamo stia anche nella gestione della problematica Tav da parte del suo esponente di spicco e presidente della Cmbvs, gestione verticistica e sorda alle istanze della quasi totalità del movimento e di parte degli amministratori;  il fatto stesso che al momento della candidatura del presidente della Cmbvs nelle liste Arcobaleno vi fu un sollevarsi di scudi dall'interno del partito stesso (palesato con le dichiarazioni di Bossuto ai giornali), pur facendo la tara dalle lotte interne, dimostra che era chiaro a tutti che la sua cosiddetta gestione istituzionale del problema Tav avrebbe fatto perdere voti piuttosto che acquisirne, cosa puntualmente verificatasi anche in assenza della sua candidatura.

 

Lasciano perplessi le reiterate dichiara­zioni dello stesso presidente della Cmbvs e di alcuni esponenti politici locali che affermano che il movimento No Tav adesso sarà in difficoltà perché si farà sentire la mancanza di politici "amici" in parlamento, non si capisce bene di chi fossero amici quei politici, del movimento no di certo, forse di qualcuno dei nostri amministratori. Tali affermazioni sono ulteriormente dannose perché, lette al di fuori della valle, portano acqua al mulino di chi sostiene che il movi­mento è ideologizzato ed ha dei referenti politici ben definiti, ed anzi sono quei partiti che ci "condizionano"; tutto questo oltre a dare un'immagine non vera sminuisce la caratteristica principale del movimento, ovvero la sua totale trasversalità.

 

Concludendo, i vari Martinat, Napoli, Bresso, Chiamparino, etc., possono dire quello che vogliono, noi sappiamo come stanno veramente le cose, sappiamo che il legame che unisce gli appartenenti al movi­mento No Tav è più forte di tutte le ideologie o appartenenze politiche, perché il fatto di riconoscersi in parte del programma del Pd, del Pdl, della Lega piuttosto che nella sinistra radicale o nella destra, o di qualsiasi altro partito, non intacca minimamente la volontà di difendere il nostro futuro e la nostra terra proseguendo una lotta giusta e sacrosanta!

 

REMO CASTAGNERI

ALBERTO VEGGIO

MARIA GRAZIA DI PIETRO

RICCARDO LEONARDI