Dal modello “Valle Susa” al ……modello “Virano”.

(lettera aperta ai nostri Amministratori)

 

Le positive analisi politiche e sociali  sul modello Valle di Susa, per come un’interà comunità ha saputo costruire una forza di opposizione fondata su un modello di “democrazia partecipata” e di forte unità con le Amministrazioni Locali, sono state sostituite da entusiasti commenti sul ruolo svolto dall’Architetto Mario Virano che, grazie a come ha saputo gestire i lavori dell’Osservatorio, è riuscito, abilmente, a depotenziare le Amministrazioni Locali valsusine.

In sostanza: da tempo la maggioranza degli “opinionisti” politici  riconosce all’Architetto il merito di aver saputo “aprire  un dialogo”, in una situazione estremamente difficile, e di aver fatto fare, oggettivamente, insperati passi avanti al fronte SI TAV.

E’ una analisi che pecca di enfasi ma che è, sostanzialmente, corretta; e l’ultima conferma viene dalla firma dell’Accordo  di Pra Catinat.

 

Oggi quindi si parla di modello Virano; modello che i professionisti del SI ideologico a tutte le grandi opere, indipendentemente dalla loro reale utilità, vogliono esportare in altre realtà segnate da forti contrapposizioni sociali.

I professionisti del SI ideologico si ritrovano sia nel PD che nel PDL, pronti ad alleanze bipartisan pur di far approvare dai nostri Consigli Comunali sia il progetto FARE sia l’accordo di Pra Catinat.

 

Ma  va anche detto, con chiarezza e molta amarezza, che il Signor Virano, nel raggiungere questi risultati, è stato  agevolato dalla linea sostenuta da alcune delle nostre Amministrazioni Locali e, soprattutto, da Antonio Ferrentino.

Se c’è un “vincitore” a conclusione dei lavori dell’Osservatorio questo è Virano e se c’è un “ridimensionato” questo è Il Presidente della Comunità Montana  Ferrentino che, anche se non lo ammetterà mai,  ha peccato di forte presunzione e, a volte, di arroganza,  ritenendo di poter fare a meno del Movimento e di poter gestire, in prima persona, tutta la questione TAV.

 

AMARCORD: com’è lontano il tempo in cui gridavamo a Susa, : “bravo Antonio”, o quando al presidio di Borgone in tanti, anche i laici, gridavamo: “Antonio santo subito”.

Ma se si può perdere per strada tanta parte del Movimento, soprattutto quella che più si è impegnata in questi anni, senza mettersi mai in discussione, senza dubbi e con la granitica certezza di avere sempre ragione mentre sono gli altri a non capire ed  avere sempre torto, quando le strade si dividono la responsabilità del “fallimento” non può essere condivisa, resta da una parte sola.

 

Ed è tempo di fare il bilancio degli  errori e dei danni che la “linea istituzionale”, superata la prima necessaria fase del confronto tecnico e  soprattutto a partire dal giugno 2007,  ha fatto al movimento NO TAV, seminando tra la comunità valsusina un forte sconcerto ed elementi di divisione

 

Nel 2006 il primo errore grave,  confermato dalla rinomina di Mario Virano a Commissario Straordinario del Governo per la realizzazione della Torino Lyon, è stato quello di accettare alla Presidenza dell’Osservatorio l’Architetto Virano  nonostante il palese conflitto d’interessi, e l’essere, per i suoi collegamenti recenti e passati con SITAF e ANAS come con alcune Società di progettazione per la realizzazione di infrastrutture,  un Presidente (nominato dal Governo di centrodestra su indicazione di Piero Fassino cioè i DS ora PD) espressione dei poteri forti che vogliono la Torino Lyon.

Mentre il Movimento denunciava il conflitto d’interessi di Virano, invece di condividere le documentate accuse, Ferrentino, più volte, lo ha incredibilmente difeso.

Ma, oggettivamente, Virano non è mai stato un Presidente al di sopra delle parti ed ha realizzato l’obiettivo per cui è stato incaricato e pagato: traghettare l’Osservatorio dal SE TAV al COME TAV.

Sabato scorso, sulle pagine della Stampa, il Presidente Architetto ha parlato come Presidente Commissario & come  Presidente Tecnico & come Presidente Politico nel sostenere la necessità di alleanze bipartisan PD E PDL, gli irriducibili del SI  a tutto quello che, anche se non serve, garantisce gli interessi delle lobbie economiche e politiche,  per impedire la bocciatura nei Consigli Comunali dell’accordo di Pra Catinat.

Presidente & Presidente nell’indicare l’uso del referendum, su base provinciale, come strumento per depotenziare il Movimento NO TAV. 

L’Architetto Mario Virano non è mai stato al di sopra delle parti, è sempre stato un Presidente di parte e adesso, grazie agli errori commessi di chi credendo di poterlo condizionare ne è stato invece condizionato, può esserlo apertamente.

A lui, perlomeno, possiamo riconoscere la coerenza con la sua storia personale. 

 

Il secondo errore grave è stato quello di mettere in crisi il “processo di costruzione della democrazia partecipata” rompendo, con una gestione unilaterale e verticistica, la sinergia con importanti pezzi della Comunità Valsusina e del Movimento.

E’ vero: sbagli di modi e toni sono stati fatti anche da alcuni settori del Movimento ma è stato il Movimento, anche poche settimane fa, a ricercare possibili punti di unità d’azione senza trovare la dovuta disponibilità.

Evidentemente il treno dell’accordo viaggiava già, ad alta velocità, verso Pra Catinat.

Al rapporto diretto tra istituzioni locali e cittadini, che non è certo facile ma è fondamentale, è stata privilegiata la Conferenza dei Sindaci, e  il rapporto con le “stanze che contano”.

La “democrazia partecipata” è stata quindi affossata da una gestione politica e non tecnica,  non collegiale ma ristretta di chi ha ritenuto, ed è un peccato di arroganza, di poter approvare, in piena autonomia, l’accordo di Pra Catinant.

Non c’era alcun mandato per arrivare a  quell’accordo, né da parte della Comunità Valsusina, né da parte dei Consigli Comunali.

Dopo la lunga e diretta partecipazione popolare dell’inverno 2005, dopo anni di forte impegno di migliaia di cittadini nel rafforzare le ragioni del NO TAV, sottoscrivere quell’accordo senza un mandato popolare e senza un mandato istituzionale e poi chiedere cosa ne pensiamo è un gesto di arroganza imperdonabile, che considera semplice “truppa” la comunità valsusina.

 

Altro errore: la scelta di  fare a meno dei contributi del  Movimento ha portato ad una linea forte nella presunzione ma debole nei fatti, cioè subalterna all’azione del Governo Prodi: la linea del “prendiamo atto”.

Questa linea, che tanto a contribuito alle polemiche ed alle incomprensioni all’interno della comunità valsusina, ha permesso, è un dato oggettivo, al governo Prodi di presentare un dossier contenente un progetto a cui era doveroso opporsi anche a livello istituzionale, perchè non aveva la valutazione d’impatto ambientale e non aveva il consenso delle comunità locali.

Rispetto all’azione del Governo invece… “si è preso atto”, e  si è polemizzato con l’eurodeputato Agnoletto che invitava i Sindaci ad una necessaria presa di posizione ufficiale, in sede europea, contro l’iniziativa/forzatura del Governo.

Il limitarsi a “prendere atto”  è stato un gran regalo fatto al fronte SI TAV che ha ottenuto i fondi europei, poca cosa rispetto ai faraonici preventivi di spesa, ma importanti dal punto di vista mediatico.

 

E infine il FARE, punto di arrivo, non concordato con i cittadini, di una linea istituzionale che non è più NO TAV ma SI TAV A CONDIZIONE CHE……

Ma quali condizioni possono pensare di imporre Amministratori che hanno smarrito il rapporto con  importanti e vasti settori del Movimento NO TAV ?

In quali e gravi difficoltà viene messa  l’azione della  comunità locale nel momento in cui viene accettata la progettazione dell’Opera ?

Come non vedere che tanto il FARE quanto l’Accordo di Pra Catinat hanno dato un segnale forte alla Francia che, rassicurata, può proseguire nei lavori dei tunnel delle discenderie e iniziare ad affrontare le questioni logistiche per l’inizio dei lavori del tunnel di base?

 

E tornando al poliedrico Architetto, Presidente dell’Osservatorio e Commissario Straordinario del Governo, tecnico e politico, oggi  è talmente forte che può essere apertamente tutto insieme e può permettersi  di indicare l’agenda politica per i prossimi mesi.

Anche questo è il risultato, grave,  di una linea verticistica e unilaterale e presuntuosa che richiede un ripensamento delle proprie posizioni da parte di molti Amministratori per una necessaria, anche rispetto alla coerenza degli impegni assunti nei programmi elettorali, presa di distanza da una linea che si è rivelata sbagliata.

Giovanni Vighetti