Lettera all’Unione Europea, per
richiedere il trasferimento dei traffici dalla strada alla ferrovia attraverso
il miglioramento delle strutture ferroviarie esistenti, rifiutando il progetto
Torino Lyon attuale, del quale si reclama una moratoria che permetta
l’attivazione della procedura di “Dibattito Pubblico”.
Il nuovo progetto ferroviario
misto, merci e passeggeri, previsto tra Torino e Lione, provoca in Francia ed
in Italia gravi conflitti democratici. Ricordiamo, per esempio, i problemi di
ordine pubblico in Val di Susa.
In Francia, il governo ha
previsto, per i progetti di rilevanza nazionale, di attivare la procedura del
dibattito pubblico (Legge del 02/02/1995). La procedura ha il fine ultimo di
permettere una trasparenza totale, attraverso l’espressione degli
Amministratori Locali e delle Associazioni coinvolte. La procedura del
dibattito pubblico prevede, tra l’altro, l’utilizzo di risorse finanziarie per
la realizzazione di documenti contro o a favore dell’argomento trattato.
Tuttavia, nel caso della
Torino-Lione, la procedura del dibattito pubblico, tanto promessa dai diversi
Ministri dei Trasporti che si sono succeduti in questi anni non è mai stata
finanziata e di conseguenza non è mai stata attivata. Si sono soltanto ottenuti
grandi dibattiti a livello mediatico, ma non di contenuto, niente a che vedere
con gli incontri voluti dalla Commissione Nazionale del Dibattito Pubblico, che
avrebbero dovuto aver luogo. Questa procedura, obbligatoria e necessaria tra
l’altro, non è mai stata attivata, nonostante
la richiesta delle Associazioni ambientaliste francesi, quali Francia Natura
Ambiente o CIPRA.
In Italia, nonostante le decine di
riunioni, le stime inerenti il trasporto merci, la direzione dei flussi di
traffico e di conseguenza la reale necessità di una nuova linea, restano
tuttora in discussione.
Le incoerenze in questa
interpretazione della democrazia sono numerose: ricordiamo la decisione del
Commissario francese incaricato della questione nella regione della Maurienne
di autorizzare una discarica di 6 milioni di metri cubi di inerti (provenienti
dalla vallata italiana) a 2.000 metri d’altitudine alla cava del “ Paradis “
(territorio del comune di Lanslebourg), nella zona naturale del colle del
Moncenisio, e questo nonostante il parere negativo degli Amministratori della
città. Si tratterebbe inoltre di materiale roccioso contenente amianto e
uranio, depositato una zona protetta ambientalmente.
Inoltre, emergono contraddizioni
tra il progetto presentato in Francia e quello presentato in Italia. In Francia
si sono previste due linee ferroviarie, una per i passeggeri e l’altra per le
merci, i cui tracciati hanno pendenza differente. E come per magia, passate le
Alpi, resta una sola linea, solo per le merci. Dove finiranno i passeggeri del
TGV?
In effetti, in Italia, il progetto
iniziale TAV passeggeri è mutato con il tempo prima in TAC merci, poi quando si
è compreso che i passeggeri sarebbero stati poco numerosi, si è trasformato in
un progetto misto (merci-passeggeri), e per finire in autostrada ferroviaria
(Tir caricati merci e motrici sui treni).
Malgrado il cambio di utilizzo, le
caratteristiche della linea restano quelle del progetto originario (trasporto passeggeri). Oggi in Italia il
progetto, diciamo pure i progetti (considerato che ne sono stati elaborati ben
4), segnano il passo, tanto che i responsabili del Governo hanno deciso di
consultare i rappresentanti degli organismi locali, per la realizzazione di
nuovi studi di fattibilità e di nuovi, diversi tracciati, prima di prendere una
decisione definitiva. I dati indipendenti ufficiali più recenti, testimoniano
l’orientamento verso il miglioramento della linea ferroviaria esistente,
piuttosto che verso la costruzione di una nuova, che sarebbe forse utilizzabile
solo tra 20 anni. Per giustificare il nuovo progetto, LTF, RFI e RFF hanno
utilizzato proiezioni statistiche sul traffico vecchi di 25 anni, secondo i
quali il traffico dovrebbe raddoppiare ogni 10 anni, ed ad ogni aumento del PIL
(Prodotto Interno Lordo). Ad oggi, il volume delle merci trasportate tra la
Francia e l’Italia (strada e ferrovia) non è più in aumento, benché non sia
stata presa alcuna misura per ridurne il traffico. Così l’apertura della
Torino-Lione avrebbe dovuto coincidere con la saturazione di uno degli assi di
trasporto, cosa che non è avvenuta.
Il sistema Modalhor attualmente in
sperimentazione tra Aiton e Orbassano abbisogna di una superficie logistica
estesa e di molto tempo per il carico e lo scarico. Per caricare 3.000 camion
al giorno ci vogliono 90 ettari di terreno, mentre altre soluzioni tecniche
permetterebbero il miglioramento della linea ferroviaria storica ed il
passaggio di 3.000 camion al giorno, utilizzando l’attuale tunnel rimodulato.
Una di queste soluzioni tecniche potrebbe essere il sistema R-SHIFT-R, in via
di convalida da parte del Ministero dei Trasporti francese.
Nonostante la diminuzione del
traffico tra Italia-Francia ed attraverso le Alpi, la Regione francese
Rhônes-Alpes esercita pressioni sul governo francese e sull’Unione Europea.
Spera di ottenere l’autorizzazione alla costruzione di una linea ad alta
velocità da Lione a Chambéry ed il suo finanziamento immediato, ben sapendo che
il progetto rischia poi di non attraversare le Alpi.
Al contrario, noi pensiamo che
debba essere garantita prima di tutto la reale volontà politica di trasferire
su ferrovia il traffico merci e che sia presa in considerazione la possibilità
del miglioramento delle linee già esistenti, cosa che eviterebbe l’investimento
di capitali colossali in quest’unico progetto.
Gli esperti che noi abbiamo
consultato sono categorici: l’ammodernamento delle linee, attuali sarebbe
sufficiente al rilancio del traffico ferroviario, decongestionando la rete
viaria, rendendo il trasporto più economico ed affidabile. I nostri esperti
affermano che la costruzione di una nuova linea non rappresenta in alcun caso
una risposta adeguata al miglioramento del traffico merci.
È per questa ragione che noi
chiediamo al Parlamento europeo di finanziarie la procedura del dibattito pubblico
tra l’Italia e la Francia, necessario per la giustificazione o meno della fondatezza del progetto in
itinere ed una moratoria in attesa dell’esperimento dello stesso.
I firmatari: gli Amministratori e le Associazioni franco-italiane contro il TAV/TAC Torino-Lyon e favorevoli ad un progetto coerente di trasferimento dei traffici tra Italia e Francia dalla strada alla ferrovia. Amministratori della Valle di Susa, associazioni ambientaliste, comitati spontanei NO TAV valle Susa, Comitati Val Sangone, Comitati Gronda di Torino, comitati della città di Torino.
(4 Aprile 2007)