Associazione di volontariato Idra
iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale
indirizzo postale: Via Giano della Bella, 7 - 50124 FIRENZE; Tel. e fax 055.233.76.65
e-mail idrafir@tin.it; web http://associazioni.comune.fi.it/idra/inizio.html
sede: Via Vittorio Emanuele II, 135 - 50134 FIRENZE
Firenze, 29.4.’08
Ai Ministri dei Trasporti
Unione Europea
Riunione informale
Brdo, Slovenia, 5-6 maggio 2008
Lettera aperta dal disastro TAV del Mugello
Un appello dalla Toscana ferita
ai Ministri dei Trasporti dell’Unione Europea
Brdo, Slovenia, 5-6 maggio 2008
Non lasciate che si faccia delle Alpi e del Carso un nuovo Mugello!
Quanto potrà assomigliare alla tragedia della valle e delle montagne del Mugello, a pochi km dal centro storico di Firenze “patrimonio mondiale dell’Umanità”, il destino che attende la Bassa Friulana e il Carso, il Trentino Alto Adige e la Val di Susa, se cominceranno o continueranno ad essere finanziati i progetti AV per i Corridoi 1 e 5?
L’associazione di volontariato Idra che Vi scrive è testimone da oltre dieci anni del fiasco TAV in Toscana per la linea ad Alta Velocità Firenze-Bologna. Un buco nero erariale di oltre 5 miliardi di euro, lievitati del 400% in pochi anni: dai 1080 milioni iniziali presentati al 60% come privati agli oltre 5.200 milioni tutti rigorosamente pubblici (dati del dicembre 2004: non risultano esserne stati pubblicati di più recenti). Mentre siamo ancora ben lontani dal termine dell’opera che risulta sprovvista per 60 km – e da progetto! – persino del tunnel parallelo di soccorso...
Che dire poi degli oltre 150 milioni di metri cubi (dato 2007) di salubre acqua di montagna sottratti dalla cantierizzazione alle falde, alle sorgenti e ai torrenti dell’Appennino tosco-emiliano in maniera anche irreversibile, con danni al territorio che i periti della Procura della Repubblica di Firenze hanno stimato ammontare fino ad oltre un miliardo di euro?
La nostra associazione, Idra, è parte civile nel processo penale in corso presso il Tribunale di Firenze a carico dei costruttori della linea AV Bologna-Firenze, dopo aver registrato e denunciato passo passo le gravi ferite inferte alla nostra terra dal nefasto progetto TAV. Ebbene, anche in sede giudiziaria emerge - con un’evidenza mortificante per la democrazia - una lezione che può e dovrebbe aiutare le autorità europee a evitare ad altre regioni gli errori e gli orrori subìti dalla nostra terra. Quest’opera-colabrodo ha colpito a fondo risorse naturali rare e preziose, ha messo in ginocchio delicate economie locali e montane (agricoltura, allevamento, frutticoltura) in angoli di mondo incontaminati, ha stravolto la geografia del territorio spostando di chilometri gli spartiacque, ha intossicato il rapporto di fiducia fra popolazione e istituzioni. I cittadini sono stati abbandonati a se stessi, costretti a convivere coi cantieri e a fronteggiare da soli con cause civili infinite le grandi imprese appaltatrici. Troppo spesso le istituzioni pubbliche italiane, locali e centrali, hanno giustificato, minimizzato, mascherato la realtà dei danni e dei disagi conclamati, edulcorandola con slogan di sapore pubblicitario. Attorno all’”infrastruttura del secolo”, la nebbia mistificante di un’ideologia che insiste a gabellare per “progresso” e “benessere” la distruzione delle risorse, l’assedio diurno e notturno di ruspe e camion, polveri e smog, e per “cura del ferro” la proliferazione comunque e dovunque di acciaio, asfalto e cemento (molti più km di nuove strade che di ferrovia sono stati spalmati sul verde con la TAV in Mugello, mentre a pochi km di distanza si raddoppia un’autostrada!). Intanto, i trasporti su ferro necessarissimi a centinaia di migliaia di pendolari languono.
E non è solo questione di progetti mal concepiti e peggio realizzati: una circostanza che ormai tutti ammettono, anche i più accaniti fautori della “grande opera”. Non è solo questione di fragilità idrogeologica del territorio e di imprevisti ambientali inevitabilmente generati da cantierizzazioni prive dei necessari pre-requisiti conoscitivi. Non è solo questione di un’architettura finanziaria perversa, col meccanismo del “general contractor” che incentiva naturalmente la lievitazione dei costi determinando riflessi indesiderati sulla qualità del manufatto e sui tempi di consegna (la linea AV Firenze-Bologna era programmata per ospitare i supertreni già al 2003...), col condimento di modifiche disinvolte in corso d’opera. In gioco è, prima e sopra a tutto, la democrazia, la trasparenza, la credibilità della rappresentanza politica. Un’infrastruttura non può giovare al progresso se non se ne dimostrano la necessità trasportistica, l’accettabilità ambientale e la correttezza progettuale, dati alla mano. Se non si fornisce informazione esauriente sui suoi contenuti. Se non si permette ai cittadini e alle autorità locali di disporre del tempo e delle competenze necessarie per valutarla e confrontarla con scenari e ipotesi alternative.
Il diritto alla partecipazione è sancito da molti anni ormai dai nuovi codici ambientali europei. Adesso le istituzioni europee hanno il compito di farlo esercitare. Nessuna generosa “compensazione” o monetizzazione del danno o “prescrizione” platonica potrà mai bilanciare la perdita di contatto dei decisori coi cittadini: per questa strada si otterranno solo – temiamo, come il rovinoso caso-scuola della Toscana sembra insegnare (si veda in proposito quanto documentato all’indirizzo http://associazioni.comune.firenze.it/idra/inizio.html) - disastri per l’erario, l’economia e l’ambiente.
Gli impatti ambientali, finanziari e trasportistici delle cantierizzazioni proposte per le nuove linee AV/AC Torino-Lione, Verona-Monaco e Venezia-Lubiana potrebbero risultare altrettanto, se non più, devastanti di quelli registrati fra Firenze e Bologna. Le popolazioni dei territori interessati da questi progetti sono preoccupate per il basso livello di informazione e di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte. Temono, ragionevolmente, che in tali condizioni esse possano procurare nuovi danni giganteschi alla risorsa-acqua, sempre più preziosa e strategica sul nostro pianeta malato. Che non risolvano, ma aggravino, i problemi legati alla mobilità nelle aree ad alta densità di popolazione e di spostamenti. Che distolgano dalle autentiche priorità trasportistiche e sociali risorse finanziarie centrali, in una congiuntura internazionale peraltro non felice, appesantendo il debito economico ed ecologico che la nostra generazione sta accollando ingenerosamente sulle spalle di quelle future.
Noi vi chiediamo di ascoltare le popolazioni, di istituire canali di confronto con le comunità locali e i saperi indipendenti, di assicurare alla sfera delle scelte la dignità che deriva dalla conoscenza dei progetti, dal dialogo e dalla condivisione.
Il presidente
Girolamo Dell’Olio