La Stampa, 22/1/2008 – pag.37
Gentile direttore,
nel corso degli ultimi mesi sono stati fatti
molti, significativi passi avanti per la realizzazione della linea ad alta
velocità/alta capacità tra Torino e Lione. Ora è il momento delle decisioni, è
il momento di concretizzare il percorso avviato per individuare, insieme con la
popolazione della Val di Susa, la migliore localizzazione dell'opera. Il
rischio della non decisione si fa sempre più forte e io non voglio né posso
correre il rischio di restare col cerino in mano.
Lo scorso mese di luglio, mentre l'Osservatorio svolgeva le sue
attività, il Governo ha presentato, insieme con l'esecutivo francese, la
richiesta per il cofinanziamento europeo dell'opera, richiesta che è stata poi
accettata senza riserve né condizioni dalla Commissione europea alla fine di
novembre. Per poter ottenere questo risultato, abbiamo presentato all'Europa la
documentazione progettuale messa a punto da Rfi, consistente nel progetto
definitivo della tratta dal confine di Stato all'uscita del tunnel di base, nel
progetto preliminare della tratta dall'uscita del tunnel all'interconnessione
con la linea storica e nel documento di sintesi sulle problematiche ambientali
del progetto. Questa documentazione è stata trasferita all'Osservatorio, per il
quale costituirà la base sulla quale mettere a punto, con il consenso del
territorio, le ipotesi di tracciato sulle quali sviluppare la successiva
progettazione. Tutto questo modo di operare si è mostrato finora corretto, e ci
ha permesso di uscire dalle secche dei veti e delle contrapposizioni incrociate
che avevano contraddistinto la precedente gestione della questione.
Ora siamo a uno snodo critico della vicenda, a un punto decisivo.
Rischiamo infatti di ricadere nelle sabbie mobili del rinvio, delle non
decisioni, di quel tirare a campare che è sempre la soluzione peggiore, come
dimostra, tanto per fare un esempio attuale, la fallimentare gestione del
problema rifiuti in Campania negli ultimi 15 anni. E il parallelo non appaia
fuori luogo: in entrambe queste vicende emblematicamente emerge l'esigenza di
affrontare con chiarezza e coraggio snodi essenziali per la vita quotidiana dei
cittadini, e la capacità (o meglio, per quanto finora emerso, l'incapacità)
delle classi dirigenti finora succedutesi di astrarsi dalla polemica spicciola
del contingente, di rinunciare al comodo dividendo del miope consenso
immediato, per guardare a prospettive di più lunga durata, volte a fare di quei
bisogni e quelle esigenze dei cittadini non strumentali occasioni di consenso
clientelare e pubblicità spicciola, ma veri e propri doveri da servire. Troppo
spesso, fino ad ora, questa ambizione è risultata frustrata nel nostro Paese
dalla paralizzante inerzia di una classe dirigente incapace di fare della
chiarezza delle scelte la propria bandiera, al servizio di esigenze che, se
continuamente rimosse o affrontate solo con l'indolente inerzia di chi mira
unicamente a nascondere la polvere sotto il tappeto, prima o poi presentano il
conto. E quel conto rischia anche di presentarsi nelle forme dolorose che la
cronaca ora esibisce in Campania, domani forse altrove, dovunque non saremo in
grado di trasformare i problemi in soluzioni condivise e anche faticosamente
raggiunte, ma mai eluse.
Per questi motivi, nelle ultime settimane ho più volte sollecitato
il presidente Prodi e gli altri organi istituzionali interessati a riunire il
tavolo politico sulla Torino-Lione. La convocazione del prossimo 30 gennaio
diventa allora un'occasione da non perdere, la sede per approvare un percorso
puntuale e costituito di fatti reali, un cronoprogramma fatto di adempimenti e
scadenze vincolanti per tutti, e che preveda anche i necessari meccanismi di
raccordo tra Osservatorio e Conferenza dei servizi. Ancora pochi giorni fa ho
scritto a Prodi per manifestare le mie preoccupazioni ed evidenziare le
necessità e le possibilità davanti alle quali questo progetto ci pone,
ricordando anche come la realizzazione di quest'opera sia fondamentale per dare
realmente corso a quel trasferimento modale che il Governo ha sempre detto di
voler perseguire.
Se agiremo in questo modo, la Torino-Lione potrà diventare un caso
esemplare da prendere a riferimento per la realizzazione di altri grandi
progetti di rilevanza strategica nazionale, dimostrando come l'Italia sia in
grado di perseguire e centrare i grandi obiettivi che si pone. In caso
contrario, senza un credibile programma di lavoro e senza la capacità di
perseguirlo, dovremo ammettere la vittoria degli attendisti, dei signor no di
professione, di tutti quelli che trovano facile dire di no, perché non sono
capaci di proporre qualcosa cui dire sì. Una vittoria di Pirro, che segnerà
invece una pesante sconfitta per le popolazioni locali, usate e strumentalizzate
da chi nulla ha a che vedere con i loro reali interessi, per un Governo
incapace di decidere e per una nazione tagliata fuori dall'Europa.
* Ministro delle Infrastrutture