da La Stampa on-line del 9/6/11

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Tav, isolare chi minaccia di sparare

Una cosa sono le scritte sui muri, un’altra cosa è il volantino recapitato ieri in varie copie con l’accompagnamento di un proiettile e rivolto a Stefano Esposito e Giorgio Merlo del Partito democratico. La concretezza della minaccia impone un salto di qualità anche nella risposta. Non bastano più la semplice presa di distanza o la rituale solidarietà ai due minacciati. Il volantino, il proiettile, le insinuazioni sulle vite private e gli affetti famigliari ricevuti ieri da Esposito e Merlo ci riportano direttamente al clima degli anni ‘70, sia detto senza retorica e senza luoghi comuni. L’espressione «...se queste condizioni non verranno accolte provvederemo noi con un’azione diretta a eseguire la sentenza» ricalca quasi alla lettera il fatidico ultimo comunicato con il quale le Br annunciavano la fine di Moro: «...eseguendo la sentenza...» Il che vuol dire che gli odierni «partigiani valsusini» del «comitato 8 dicembre» che ha firmato il volantino di ieri hanno nella testa e nei nervi la stessa cultura e lo stesso progetto dei brigatisti assassini.


L’intera vicenda della linea Torino-Lione è già di per sé una sconfitta del sistema Italia e i primi responsabili sono stati i governi che non hanno mai saputo trasmettere né il senso di un’opera fondamentale per il futuro del Paese e di questa regione né preparare in modo trasparente l’avvio dei lavori. Secondi responsabili i partiti (tutti, chi più chi meno) che per meschinità e mancanza di visione hanno tentato di lucrare manciate di voti sulle esitazioni governative. In questo stato delle cose opaco sono cresciuti patologicamente non tanto gli oppositori (legittimi, quando si esprimono con argomenti e in rappresentanza di popolazioni che hanno tutto il diritto di reclamare attenzione e compensazioni) quanto una congerie ribellistica che ha trovato nel No alla Tav la metafora di una rivoluzione a suo tempo sognata e già fallita. Ora che con l’Osservatorio guidato da Mario Virano un percorso trasparente di dialogo sul territorio è stato compiuto e le garanzie ambientali sono assicurate, tocca allo Stato fare in modo che i lavori vengano realizzati nell’interesse collettivo. A tutti, in particolare agli oppositori democratici, tocca però condannare in modo netto e senza ambiguità i contenuti di quel volantino. Non sono «deliri», come si diceva - sbagliando - ai tempi dei primi documenti delle brigate rosse, ma un progetto politico. Chi non condanna è fin da ora complice di criminali che minacciano la vita di chi non la pensa come loro.