Tav, soldi veloci
Intervista di Davide Pelanda
a Ferdinando Imposimato - 5 luglio 2005
"E' una bella notizia, è una grande soddisfazione l'essere riusciti a bloccare i lavori del carotaggio in maniera pacifica. Mi par di capire che lì da voi c'è una grande opposizione della popolazione politicamente trasversale, non è "caratterizzata". E' la reazione di Ferdinando Imposimato, alla notizia che gli comunichiamo della moratoria di tre mesi per i sondaggi a Venaus.
Ex giudice istruttore di numerosi processi che hanno
riguardato le pagine più oscure della storia repubblicana, dal caso Moro,
attentato al Papa, caso Sindona oltre a numerosi processi di mafia, senatore
eletto come indipendente nelle liste dei Democratici di Sinistra ed
appartenente alla minoranza ecologista del partito assieme a Cesare Salvi,
Imposimato è co-autore assieme ad altri del libro "Corruzione ad Alta
Velocità" (edizioni Koiné), che fa la cronaca di un investimento di
140.000 miliardi che avrebbe dovuto rendere più efficiente il sistema ferroviario
italiano ma che si è rivelato una torta con la quale si sono abbuffati
imprenditori pubblici e privati, politici e camorristi. Un libro che ha avuto
poca diffusione tra il grande pubblico, un po' perché molto probabilmente, si è
fatto in modo che non fossetroppo presente nelle librerie (per esempio i
titolari di una libreria genovese sono stati velatamente costretti a togliere
il libro dalla vetrina).
Da sottolineare il fatto che per questo libro gli
autori non ebbero mai né una denuncia né una querela.
Giudice, come nasce questo libro?
"Mi ero accorto che l'Alta Velocità era uno strumento
per la diffusione della corruzione e della criminalità organizzata nel
Mezzogiorno d'Italia, come era avvenuto per la costruzione dell'autostrada del
sole. Fin dal 1992-1993 quando ero alla Camera dei Deputati come indipendente
del Partito Comunista Italiano-Partito Democratici di Sinistra feci delle
interrogazioni per sapere quali erano i vantaggi e come venivano gestiti gli
appalti di quest'opera, ben sapendo che lo erano in maniera scorretta per
avvantaggiare le imprese della camorra. Inoltre, facendo una indagine molto
seria e parlando con gli ingegneri di Napoli, scoprii che i vantaggi sui tempi
di percorrenza erano minimi, di pochi minuti: era solo l'occasione quella per
spendere milioni, distruggendo l'ambiente a scapito dei lavoratori e,
soprattutto, facendo arricchire alcune imprese e finanziare illecitamente i
partiti.
Come al solito l'Alta
Velocità era diventato uno strumento di corruzione politica e di espansione
della criminalità organizzata. Inoltre ci andavano di mezzo i diritti umani
perché molti lavoratori erano costretti a lavorare nei cantieri senza
condizioni di sicurezza, dove la criminalità organizzata assicurava la
"pace sociale" tra virgolette: i lavoratori non si potevano
permettere di scioperare e di poter fare nulla. Tutto questo mi portò a
tempestare di interrogazioni parlamentari. Ma, di fronte ai silenzi del potere
rispetto alle mie interrogazioni (cosa che peraltro ho descritto nel libro),
ebbi la fortuna di essere incaricato dal presidente della Commissione Antimafia
dell'epoca Tiziana Parenti di preparare una relazione sulla criminalità
organizzata nelle grandi opere pubbliche. A mia volta incaricai la Polizia di
Stato, i Carabinieri e lo SCO, Servizio Centrale Operativo che fecero una
indagine molto seria. E lì scoprimmo che addirittura erano coinvolti dei
mafiosi che avevano partecipato alla strage di Falcone e Borsellino, a Capaci e
via D'Amelio".
Perché?
"Perché di
questa vicenda si stavano occupando anche questi due magistrati che indagavano
sugli appalti nelle grandi opere pubbliche. Infatti nel libro si cita questo
rapporto di Falcone.
In seguito, assieme ai magistrati consulenti della
Commissione Antimafia, preparai prima una bozza di relazione del 1995 con
l'ostilità di diverse parti interessate a questa vicenda, e poi una relazione
finale in attesa di poterla discutere in Commissione.
Tra le questioni
citai anche Lorenzo Necci, l'allora amministratore delegato delle FS (condannato
per corruzione ndr) che voleva portare da 150 mila miliardi di lire a 300 mila
miliardi il budget per l'Alta Velocità che aveva dilapidato assieme a Pacini
Battaglia. Ed attaccavo ferocemente tutta la questione del TAV.
Senonchè, con mia enorme
sorpresa, questa mia bozza di relazione non venne mai discussa né venne mai
messa all'ordine del giorno. Eppure era stata preparata sulla base di atti e
documenti inconfutabili e non suscettibile di essere accusata di parzialità..
La cosa grave è che ovviamente la criminalità organizzata mi minacciò
terribilmente, ci furono delle intercettazioni telefoniche in cui dissero
esplicitamente "dobbiamo distruggere Imposimato che è stato l'artefice di
questa denuncia". E io, pur avendo preso 52 mila voti, non riuscì ad
essere eletto perché ero candidato nella zona in cui le imprese della camorra
sono fortissime (candidato nell'Ulivo, collegio Caserta-Maddaloni-Marcianise
ndr). Ed intanto la mia relazione non fu nemmeno mai discussa e messa
all'ordine del giorno dai presidenti che seguirono la Parenti. Ci fu poi lo
scioglimento anticipato della legislatura e sono quasi certo che questo
scioglimento anticipato fu dovuta in parte alla questione della mia relazione.
Era il 1994 e nel 1996 finì la legislatura.
Ma io avrei voluto
discutere e verificare le posizioni su questa relazione, perché feci delle
litigate furibonde con tutti..."
Anche con il centrosinistra?
"Beh, per la verità non mi attaccarono, è scritto tutto
sui verbali. Ma fui isolato all'interno della Commissione. Ci fu anche la
responsabilità del presidente Ottaviano Del Turco che non l'ha messa all'ordine
del giorno, né approvata e né bocciata. E questo è un fatto molto grave che mi
ha molto addolorato".
E questa relazione è stata trasformata nel suo libro?
"Ne ho fatto
un motivo di battaglia politica e l'ho trasformata in un libro per dire: ecco
che cosa accade in Italia con un'opera pubblica che non ha mai portato a nessun
risultato e che invece ha procurato la distruzione dell'ambiente e anche un arricchimento
della mafia e della camorra. A queste osservazioni che io avevo scritto
riferendo fatti non ebbi nessuna risposta da parte dello Stato. Nel libro ho
curato ovviamente la parte dell'infiltrazione della mafia e della camorra
nell'Alta Velocità, cioè il problema della corruzione, poi il problema del
costo di quest'opera in cui c'era solo il 10-20% di fondi per la realizzazione
dell'opera mentre tutto il restante 80% veniva destinato alla distribuzione
delle mazzette alle varie parti interessate".
Per dovere di cronaca
c'è da dire che Imposimato nel libro scrive "ignoravo gli insabbiamenti
dell'inchiesta romana da parte di un pm, poi arrestato, e che Prodi era
indagato", e ricorda che il suo nome era già emerso durante le audizioni
alla Commissione Antimafia. In seguito l'autore fa un dettagliato resoconto
dell'incontro, durante il quale l'ex presidente dell'Iri non apre bocca, mentre
Imposimato espone il suo lavoro. Solo l'arrivo nell'ufficio del presidente del
ministro della difesa Beniamino Andreatta smuove Prodi dall'imbarazzo in cui è
stato gettato dalle parole di Imposimato, il quale viene cortesemente salutato
senza aver concluso.
"Solo molto
tempo dopo - scrive nel volume Imposimato - sarei venuto a conoscenza del fatto
che Prodi, fino al 1993, anno della nomina alla presidenza dell'Iri, era stato
garante dei lavori dell'Alta Velocità, cioè uno dei controllori di quello
scandalo. E anche che, secondo il magistrato romano Giuseppa Geremia, Prodi
aveva fatto sì che una società da lui stesso creata, la Nomisma, potesse
beneficiare di consulenze miliardarie proprio sull'Alta Velocità".
Lei nel libro fa riferimento anche all'IRI di Prodi...
"Ecco ma questo è un punto delicato. Io sono uomo della
sinistra e non vorrei apparire uno che in questo momento attacca la
sinistra".
Ma Lei nel libro scrive
"lo scandalo del TAV è l'emblema della degenerazione globale del sistema
politico; esso ha coinvolto maggioranza e opposizione in egual misura. Dopo
Tangentopoli non è scaturita una Repubblica rinnovata, ma una riedizione
peggiore del vecchio sistema di potere" . Parole forti, una denuncia
chiara che però sembra inascoltata da tutti...
"Questo l'ho scritto nel 1999 perché in quel momento ritenevo che questa fosse la conclusione amara cui dovevo giungere. La mia relazione è rimasta senza risposta e giace ancora lì in Commissione Antimafia. Questo è il dato di fatto. E' una denuncia al sistema politico in generale, di centro-destra come di centro-sinistra. Che poi questa relazione è solo una indicazione precisa di dati e di cose che avrebbero dovuto essere discusse".
Ha avuto difficoltà a trovare un editore?
"Sì. L'editore l'ho trovato ma, come lei vede,
chiaramente questo è un editore molto modesto. Però è un editore
coraggioso".
E la stampa come si è comportata?
"Io ho avuto, debbo dirlo con molta sincerità, il sostegno della stampa estera. C'è una rassegna stampa molto bella su questa questione: ne ha parlato il Sunday Times, ne ha parlato Libération, ed altri giornali di grande prestigio europeo. Ma la stampa italiana purtroppo non ne ha parlato quasi per nulla. Marco Pannella ha avuto un grande coraggio perché per ben due mesi Radio Radicale ha trasmesso pezzi interi del libro, senza ricevere mai né una smentita, né una denuncia, né una querela. Quando l'abbiamo presentato alla sala stampa estera c'è stato un grande successo di pubblico ma mai una trasmissione televisiva che ogni tanto finge di fare una inchiesta, qualcuno mi aveva chiamato e poi non mi ha chiamato più. Purtroppo".
Di
F. Imposimato, G. Pisauro, S. Provvisionato;
Edizioni Koinè - prima uscita Novembre 1999
(vedi scheda del libro)