INTERPORTO Alessandria è in vantaggio
C’è il progetto
preliminare: in tre anni si può realizzare anche senza linee TAV.
Orbassano sarà superato?
di Massimiliano Borgia da Luna Nuova del 19/10/10 – pag. 3
Si può fare decollare finalmente il trasporto merci su rotaia nel nord-ovest e connettere i porti liguri ai sistemi industriali del nord Italia e del centro Europa senza le linee ad alta capacità, ad iniziare dalla Torino-Lione e dal corridoio della transpadana. Il rilancio del trasporto merci su ferro può iniziare subito, senza alibi.
Uno degli esempi è il
progetto per il retroporto di Alessandria che potrebbe essere una realtà fra
poco più di tre anni. Sarà la grande area logistica ferroviaria che dovrà
instradare i convogli pieni di container scaricati nel porto di Genova e sarà
realizzata semplicemente dove da decenni c'è lo scalo ferroviario di
Alessandria, a cui potrebbe aggiungersi un'area logistica per un totale di
oltre un milione di metri quadrati con 30 binari di distribuzione per oltre 100
km di lunghezza complessiva.
Per ora siamo al
progetto preliminare, ma entro un anno sarà pronto il progetto definitivo e
nel 2014 potrebbe entrare in funzione. Costo: appena 40 milioni, 20 messi
dalla Regione Piemonte e altrettanti dall'autorità portuale di Genova. Più
altri 40 milioni di arredo tecnologico che potrebbero essere forniti dal
gestore. A questi vanno aggiunti i circa 9 milioni necessari per una nuova
tangenziale di Alessandria che renda lo scalo accessibile dalla viabilità
autostradale.
Il retroporto di
Alessandria sarà una vera e propria appendice dell'area doganale del porto
genovese. Da qui arriveranno i treni navetta che porteranno i contenitori dai
moli genovesi fino allo scalo ferroviario dove saranno stoccati e caricati sui
convogli diretti in tutta Europa, sfruttando l'incrocio alessandrino di ben
sette linee ferroviarie.
A realizzarlo è la Retroporto
di Alessandria Spa, società nata l'anno scorso e partecipata da
Finpiemonte partecipazioni, le autorità portuali di Genova e Savona, Fs logistica,
Slala. Lo stimolo è arrivato fin dal 2003 dalla fondazione Slala (Sistema
logistico arco ligure-alessandrino), voluta da Fabrizio Palenzona (oggi
vicepresidente di Unicredit group e presidente dell'Aiscat, l'associazione di
categoria delle società autostradali) che ai tempi presiedeva la giunta di
centrosinistra della Provincia di Alessandria.
Nella realizzazione
del "master plan" del progetto del retroporto di Alessandria e negli
studi accessori si è scoperto che in attesa dell'incrocio dei tre corridoi
europei ferroviari ad alta capacità nella Pianura Padana (tempo previsto: 30
anni e costi altissimi) agendo solo sulle inefficienze della gestione delle
linee ferroviarie, dei sistemi di carico e di spostamento tra nave e treno si può
sfruttare una potenzialità enorme inutilizzata: almeno un milione e 200mila
contenitori (Teu) da 10 tonnellate ciascuno, cioè i tre quarti della capacità
attuale del porto di Genova, che potrebbe andare su ferro.
«Nel nord-ovest c'è già tutto quello che serve
per sviluppare una seria logistica collegata al trasporto su ferro - commenta Maria Augusta
Mazzarolli, l'urbanista che ha curato il master plan - E' una delle aree più
innervate d'Europa dal punto di vista infrastrutturale e il punto nodale è Alessandria,
dove convergono ferrovie storiche che dopo le ristrutturazioni degli anni
scorsi e con nuovi interventi non molto costosi sono perfettamente in grado di
movimentare buona parte dei contenitori che oggi carichiamo sui tir da Genova.
Se usassimo con maggiore efficienza le linee storiche che da Alessandria
portano a Genova e Savona attraverso Acqui e Novi Ligure, potremmo evitare un
traffico di tir che cresce sempre più, in particolare sulle autostrade per
Genova e sulla Torino-Piacenza-Brescia. Già oggi, quando arrivano le navi e i
container vengono messi sui tir i caselli autostradali genovesi vanno in tilt.
E poi la previsione di crescita dei porti genovesi manderebbe al collasso il
sistema autostradale ligure. Il treno a questo punto è una strada obbligata e
non c'è bisogno di aspettare 20-30 anni per la realizzazione del terzo valico e
del corridoio 5».
«In attesa del Terzo valico il
nostro
sistema ferroviario è già a posto così - aggiunge
il direttore di
Slala, Giancarlo Gabetto - Non sono necessari interventi particolari. Serve
solo eliminare le inefficienze a partire dalla scandalosa conduzione delle
tracce sulle nostre linee che di notte sono quasi deserte. E poi bisogna
eliminare i "tempi morti" e i troppi cambi di mezzo. Dentro il porto
di Genova, per esempio, stanno già creando un sistema che permetterà di fare
partire direttamente un treno di contenitori dalle banchine del porto, mentre
oggi c’è un gestore che fa arrivare i treni fino alla cinta portuale e poi
affida il convoglio a un altro gestore. Le navette ferroviarie partiranno
piene da Genova e da Savona e percorreranno un anello ferroviario utilizzando
le linee Genova-Novi, Voltri-Acqui, Savona-Cairo-Acqui, che le porterà fino al
nuovo scalo di Alessandria. Da qui i contenitori verranno scaricati e ammassati
su un 'area di 500mila metri quadrati per essere ricaricati su convogli formati
per le più diverse destinazioni europee. Le navette tornano indietro dalle
linee ferroviarie in senso opposto, così si possono utilizzare molte più
tracce».
Intorno al retroporto
di Alessandria si dovrebbe sviluppare l'area di "impacchettamento"
delle merci, con potenzialità per decine di imprese. Rispetto al Terzo valico,
oltre al costo al confronto quasi irrisorio e alla quali immediata disponibilità
(ci sono solo da modificare i binari e cambiare il sistema di composizione dei
treni), il progetto di sistema che mette insieme i porti • liguri e il
retroporto di Genova ha lo svantaggio di dover agire sulla quantità di treni
perché le pendenze dell'Appennino non permettono di condurre i treni da 1600
tonnellate che dovrebbero circolare sulle linee ad alta capacità: qui i treni
possono portare al massimo 1000 tonnellate.
Questo progetto
dimostra fin da oggi che si vuole trasferire il traffico merci dalla gomma al
ferro (giustificazione principale a favore delle Torino-Lione). Ma è anche
l'ennesima conferma che i porti liguri con la loro aspirazione ad intercettare
sempre più quote di merci che ora dall'Oriente sbarcano in Europa a Rotterdam
e Amburgo, non guardano allo sbocco a ovest. Il retroporto di Alessandria
dimostra che la logistica che ha il suo perno sul porto di Genova (e su
quello di Savona, e su quello di La Spezia) guarda all'asse nord-sud e non a
quello est-ovest. E soprattutto conferma che questo sistema non sta facendo
molto per avere relazioni con l'area produttiva torinese e con la Francia.
Questo, mentre il Tav viene sempre giustificato come un prolungamento naturale
del porto di Genova verso l'Europa nordoccidentale attraverso Torino e la
valle di Susa.
Gli studi presentano l'incrocio con il Corridoio
5 come una possibilità soprattutto per raggiungere l'Est europeo, più che la
Francia. E con l'interporto di Orbassano non sono previste relazioni
particolari. «Dipenderà dallo sviluppo dei mercati - osserva Gabetto - Per
ora la sfida è creare un sistema logistico che faccia dell'area del sud
Piemonte quello "spazio" vitale del porto di Genova che servirà a
fare in modo che le grandi navi attracchino in Italia e lascino qui tasse e
dazi, invece che portare questi soldi in Olanda o Germania. E poi fare in modo
che la deindustrializzazione del sud Piemonte sia rimpiazzata da un settore
logistico che sappia integrarsi con le altre grandi aree logistiche della
Pianura padana, ad iniziare da Novara, per offrire nuovi servizi nel trasporto
delle merci verso il nord Europa».
Quindi le merci delle navi genovesi che saliranno sui treni ad Alessandria non andranno verso la Francia e verso Torino? «Una linea ad alta capacità come la Torino-Lione è sempre un 'opportunità in più, se verrà mai realizzata. Ma per ora non abbiamo studi sufficienti su quell'asse di transito».