Un altro inciucio europeo
21 Marzo 2004
Un altro “inciucio” europeo si è
consumato la scorsa settimana a Bruxelles.
I rappresentanti del Partito socialista europeo, che aveva avuto un ruolo fondamentale
nella bocciatura della lista delle 30 opere prioritarie a livello del Parlamento
europeo, hanno accettato la proposta del Coreper (comitato dei rappresentanti
permanenti dei 15 Stati membri presso l’ Unione europea) di non variare
l’ elenco delle grandi opere.
Risultato: Ponte sullo stretto ancora presente e stralcio di buona parte degli
emendamenti votati dal P. E. (vedi nota)
E’ toccato al parlamentare siciliano Claudio
Fava, del P.S.E., strenuo oppositore del Ponte di Messina, l’ingrato compito
di dare la notizia dell’ avvenuto accordo: “abbiamo subito il
ricatto da parte dei rappresentanti degli Stati membri di far cadere tutta la
lista delle opere prioritarie, perdendo così alcuni progetti virtuosi
al suo interno”. La minaccia dei 15 governi dell’ U.E. era
infatti quella di non riprestare l’elenco dei progetti emendato dal P.E.,
ritornando automaticamente ai 14 progetti prioritari approvati nel ‘96,
in cui sono inserite solo tre opere che riguardano l’ Italia: l’
aeroporto di Malpensa (già completato), la Lione–Kiev e la Berlino–Napoli.
Sarebbero restati fuori definitivamente l’ asse Genova–Rotterdam,
in cui è presente il Terzo Valico, il corridoio ferroviario Bari–Mar
Nero, le autostrade del mare e la linea ferroviaria da Napoli a Palermo, con
annesso Ponte sullo stretto. Nonostante la ferma opposizione dei gruppi dei
Verdi e della Sinistra unitaria europea, i socialisti hanno deciso di accettare
un compromesso al ribasso per arrivare all’ approvazione delle opere prioritarie
prima della fine della legislatura.
Una profonda costernazione sull’ esito del braccio di ferro fra P.E. e Consiglio europeo (espressione dei governi) si è diffusa fra i rappresentanti delle associazioni e dei movimenti ambientalisti, presenti a Bruxelles per sostenere le posizioni dei parlamentari europei.
La palla torna ora alla Commissione di Romano Prodi, che presenterà un documento che recepisce le indicazioni degli Stati membri e lo sottoporrà il 22 aprile (termine della legislatura) alla seconda votazione nella sessione plenaria di Strasburgo. Tutti però sanno che non ci sarà partita: hanno vinto i governi delle nazioni che compongono l’ U.E. A loro spetterà l’ onore e l’ onere della valutazione e dell’ approvazione dei singoli progetti, senza che la Commissione europea possa eccepire alcunchè. Il progetto di codecisione sulle grandi opere fra U.E. e singoli Stati è naufragato, e questo mina alle fondamenta il lavoro di approfondimento e programmazione del Libro bianco sulla politica europea dei trasporti e del gruppo ad alto livello presieduto da Karel Van Miert (già commissario europeo), composto da esperti di trasporti e rappresentanti della banca europea degli investimenti, entrambi voluti dalla stessa Commissione.
L’ Europa dovrà soltanto finanziare fino al 20% la realizzazione di progetti voluti dai singoli governi, che a loro volta subiscono le pressioni dei vari gruppi di potere, senza che questi, scollegati fra loro, concorrano veramente alla realizzazione di una grande e moderna rete europea dei trasporti. Nel nuovo documento da sottoporre all’ approvazione del P.E. ci sarà qualche accenno, nei considerando iniziali, alle direttive comunitarie Habitat e Natura 2000, oltre che al rispetto della procedure di valutazione di impatto ambientale. Nulla rispetto agli emendamenti votati in prima lettura da parte del Parlamento europeo.
Intanto però si susseguono i ricorsi al TAR da parte di associazioni ambientaliste contro le delibere di approvazione di progetti preliminari in base alla Legge obiettivo, dopo che questa è stata recentemente rinviata alla Corte costituzionale dal TAR di Catania. Un esempio di come la democrazia diretta, a volte, paga più della democrazia delegata!
BEN QUATTRO RICORSI AL TAR DEL LAZIO CONTRO IL PROGETTO TERZO VALICO
Venerdì 19 marzo è stato presentato
al TAR del Lazio e a dodici altri Enti il Ricorso contro la delibera Cipe relativa
al TERZO VALICO. Elaborato dall'avvocato Andrea Ferrari e firmato da Fulco Pratesi
per il WWF, da Antonietta Pasolini Dall'Onda di Italia Nostra, da Wanda Bonardo
per Legambiente, da Pier Luigi Cavalchini per Pro Natura e infine da Renato
Milano per l'AFA (ossia l'Associazione Amici delle Ferrovie
e dell'Ambiente) che rappresenta tutti i Comitati che si oppongono
dal 1991 a quest'opera.
Questo ricorso, complessivamente 112 pagine, è stato finanziato dai Comitati
di opposizione all'Alta Velocità Mi-Ge tramite una serie di assemblee
tenute a Novi, Arquata, Carrosio, Sottovalle, Rivalta e Bolzaneto.
Nella stessa giornata di venerdì sono stati presentati altri due ricorsi,
uno del Comune di Arquata e l'altro della Azienda Acos che si occupa nel Novese
delle falde e della fornitura di acqua potabile.
Inoltre pare che anche la Provincia di Alessandria abbia presentato un ricorso
relativo ad alcuni aspetti specifici collegati alla Legge Obiettivo.
Nota:
Nella riunione plenaria del Parlamento europeo del 10 marzo erano stati ottenuti
grandi risultati a favore dell’ ambiente: cancellato dai progetti di interesse
europeo il Ponte sullo Stretto, depennato il fantomatico asse ferroviario Marsiglia-Torino
con la costruzione di un tunnel ferroviario sotto il Monginevro, erano stati
invece approvati gli emendamenti di tutela ambientale e l’obbligo a realizzare,
per i progetti d'interesse europeo, la Valutazione d'impatto ambientale strategico
(direttiva 2001/42), le direttive ambientali (Habitat 92/43 e direttiva 79/409)
e per la tutela delle acque 2000/60. Una vittoria di cui rallegrarsi (231 voti
a favore, 198 contrari e 17 astenuti): protagonista era stata la perseveranza
del GUE/NGL (gruppi della sinistra europea) dei Verdi ed il PSE (Partito socialista
europeo) che hanno sostenuto le tematiche ambientali e la soppressione del Ponte
sullo stretto. Questi gruppi hanno anche organizzato l’incontro che si
è tenuto a Bruxelles martedì 16 e mercoledì 17 marzo con
le associazioni e i comitati che da anni si oppongono alla realizzazione delle
“grandi opere”.