Cota: il grattacielo alla Corte dei Conti
Troppi 22,5 milioni per Fuskas: denunciata la maxi-parcella pagata dalla Regione all'archistar
di Maurizio
Tropeano da La Stampa del 9/8/10 - Cronaca di Torino
Il governatore del Piemonte ha deciso di inviare tutta la documentazione relativa agli incarichi professionali affidati allo studio dell’architetto Massimiliano Fuksas per la progettazione del grattacielo della Regione alla Corte dei Conti. Roberto Cota vuole verificare la congruità del prezzo delle parcelle finora pagate all’archistar: 22,5 milioni di euro. Una cifra giudicata «eccessiva» già nel corso della campagna elettorale e che dopo la vittoria elettorale ha spinto Cota a chiedere all’assessore al Patrimonio, Giovanna Quaglia, di rivedere tutto l’iter burocratico congelando di fatto le procedure.
Ad oggi l’assessore e il suo staff stanno ultimando la ricognizione,
anche se Quaglia spiega «che la relazione degli uffici sugli incarichi di
progettazione è già stata inviata alla Corte dei Conti». Che fine farà il
grattacielo? All’inizio del mandato all’interno della giunta regionale sembrava
prevalente l’orientamento di abbandonare la costruzione della torre di vetro e
cemento anche a fronte di una spesa di centinaia di milioni. E così è stata
avviata un’attenta analisi dei costi e benefici che potrebbe portare allo
sblocco della situazione.
La giunta ha tempo fino ad ottobre per prendere una decisione
anche se Quaglia spiega che «l’idea di raggruppare in un unico palazzo le
diverse sedi della regione è positiva anche perché permette all’ente di
risparmiare sui costi d’affitto». Il suo predecessore, Paolo Peveraro,
aveva studiato un meccanismo per pagare i costi di costruzione, 219 milioni,
attraverso un project leasing con rate annuali equivalente ai canoni d’affitto
pagati dalla regione: 14 milioni. Resta da risolvere il problema del pagamento
dell’Iva. La seconda considerazione che potrebbe spingere la giunta Cota a dare
il via libera alla costruzione del grattacielo sono le ricadute economiche del
cantiere su un’economia cittadina in affanno. Ricaduta che secondo le stime
dell’ex assessore Peveraro sarebbe in grado di far crescere dell’1 per cento il
prodotto interno lordo del Piemonte, più o meno 1 miliardo di euro. Nelle
scorse settimane l’assessore Quaglia ha incontrato i vertici della Coop7 che si
è aggiudicata la gara per la costruzione ed ha avuto rassicurazioni sul fatto
che nel corso della realizzazione dei lavori sarebbero stati impiegate imprese
e manodopera locali.
Nel dossier costi-benefici entrerà anche la relazione sull’entità
di eventuali penali che la Regione dovrebbe pagare nel caso rinunciasse al
progetto. Penali che potrebbero essere milionarie e dunque spingere per aprire
i cantieri tendendo conto del fatto che la progettazione è già stata pagata.
Contro la realizzazione del grattacielo ieri è sceso in campo Vittorio Sgarbi
nel corso di una conferenza a Borgomanero. Secondo il critico d’arte si tratta
di «una m...» e ha invitato il governatore «a destinare i milioni che
serviranno alla costruzione del grattacielo per salvare i castelli novaresi».
Sgarbi si è scagliato contro Massimiliano Fuksas per il costo delle sue
parcelle milionarie, «parcelle per cui l’architetto e l’ex presidente Bresso
sarebbero da arrestare».
È da dieci anni che si parla della possibilità di realizzare il
grattacielo della Regione. A lanciare il progetto, attraverso un concorso
internazionale, è stata la giunta di centrodestra guidata da Enzo Ghigo. Fuksas
vince il concorso nel 2001 e inizia la progettazione. Quando Mercedes Bresso
vince le elezioni regionali nel 2005 conserva l’idea originale ma con la sua
giunta decide di spostarlo nell’area ex Fiat Avio e chiede all’architetto di
modificare il progetto, alzandolo.
Contro l’opera si batte il comitato «Non grattiamo il cielo di
Torino» che ipotizza una lievitazione dei costi di costruzione. Nel dossier si
spiega che «non è mai stato reso pubblico un piano né sono state messe a
bilancio le spese per il trasloco e la riorganizzazione degli uffici oltre
specificati i costi di manutenzione di un edificio che, tra l’altro, avrebbe
prestazioni energetiche di “livello 2”, piuttosto basse per una costruzione
nuova di zecca». In definitiva «dalle analisi degli esperti emerge il
rischio che per coprire le spese la Regione dovrebbe indebitarsi con un mutuo
almeno di 30 anni».