"La via delle merci": gomma o ferro?
da Trasportale – il portale del trasporto
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Su ferrovia tutte le merci che
attraversano le Alpi? Bello, ma impossibile. E soprattutto costoso, poiché
graverebbe sulle imprese e dunque sui consumatori finali per oltre 550 milioni
di euro in più all’anno, esclusi gli investimenti da sostenere per realizzare
le necessarie infrastrutture ferroviarie. La ferrovia, invece, è assolutamente
vincente in termini economici per i traffici superiori a mille chilometri i
quali, se trasferiti su ferro, consentirebbero un beneficio totale per
l’economia di 202 milioni di euro l’anno. Questi traffici rappresentano il 25%
del totale dei traffici transalpini.
Sono alcuni dei dati contenuti nello studio "La via delle merci", realizzato dal professore Giuseppe Russo, docente al Politecnico Torino e founding partner STEP Ricerche e dalla professoressa Maria Cristina Treu, ordinario di Urbanistica al Politecnico di Milano, e presentato a Roma in occasione del convegno dal titolo "Ferro o gomma? Analisi costi/benefici al di là dei luoghi comuni" al quale sono intervenuti l’On. Antonio Tajani, vicepresidente e responsabile dei Trasporti della Commissione Europea, Giuseppe Cerutti, presidente Sitaf, Pietro Ciucci, presidente ANAS, Ercole Incalza, capo struttura tecnica di missione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Valter Lannutti, presidente Lannutti Logistic & Transport, Pietro Vicino, responsabile qualità e sicurezza di FS Logistica, Fabrizio Palenzona, presidente AISCAT e l’On. Mario Valducci, presidente IX Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni, Camera dei deputati.
Lo studio si pone l’obiettivo di
individuare la modalità di trasporto più conveniente per il trasporto delle
merci attraverso i valichi dell’Italia Settentrionale. Prende in considerazione
le 40 principali tratte sulle quali viaggiano ogni anno 45,5 milioni di
tonnellate di merci verso Francia, Spagna, Germania, Belgio, Austria, Regno
Unito e Olanda, i principali partner commerciali europei dell’Italia. Dalla
ricerca emerge che i costi medi del puro servizio delle due alternative di
trasporto, assumendo come base il carico standard di 25 tonnellate di merce
sono: 1,24 €/km per il trasporto su autoarticolato, da 2,1 a 4,2 €/km il costo
su ferro che varia in base alla percorrenza.
Si evince, dunque, che non esiste
una modalità di trasporto di per sé ottimale e prevalente sull’altra. Le
politiche che privilegiassero in modo indiscriminato una modalità a scapito
dell’altra non otterrebbero il massimo beneficio per l’economia e la società,
sia in termini di costi di trasporto sia in termini di costi degli effetti
esterni. I traffici del trasporto merci che si aggirano attorno ai 1000 km di
percorrenza sono quelli che beneficerebbero di un potenziamento dell’offerta
del trasporto su ferro, mentre per quanto riguarda una percorrenza al di sotto
dei 1000 km, cioè per il 75% dei flussi, il trasporto su gomma risulta più
conveniente. Ne consegue che, allo stato attuale, la quota massima di merce
trasferibile dalla gomma al ferro sarebbe pari al 25% del totale.
Secondo lo studio, se si
trasferisse il traffico di ogni rotta sulla modalità ferro o gomma più
conveniente (la cosiddetta "ottimizzazione modale"), il vantaggio
sarebbe pari a 2,3 euro per tonnellata trasportata, con un risparmio per
l’intero sistema di circa 202 milioni di euro per anno, pari al 3,5% del costo
totale del trasporto su gomma, stimato in 5,8 miliardi (comprensivo di
servizio, esternalità – congestione del traffico, inquinamento ambientale e
acustico - e costi infrastrutturali). Per contro, se si decidesse di perseguire
una politica di trasferimento non selettivo di tutto il traffico su ferro, si
otterrebbe un costo economico netto che graverebbe sull’economia per 552
milioni per anno (+9,6%).
"I dati dello studio
presentato quest’oggi vogliono indagare il costo reale del trasporto merci – ha
dichiarato Giuseppe Cerutti, Presidente di Sitaf S.p.A. – e comprendere gli
elementi di criticità di un sistema non sempre coerente, andando al di là dei
luoghi comuni per individuare i margini di miglioramento e le possibilità di
razionalizzazione nel sistema del trasporto, sempre più strategico per il
nostro Paese".
La ricerca affronta inoltre il
tema delle infrastrutture a sostegno della mobilità delle merci. L’Italia
presenta una dotazione di reti e di nodi che risalgono a tempi passati, e
questo problema l’ha messa in grande difficoltà rispetto ai corridoi europei.
Il 48% delle assegnazioni delle
risorse va alla modalità su strada. Per quanto concerne il trasporto su ferro,
l’80% delle opere è ancora in progettazione. "Dai dati emersi - ha
concluso il presidente di SITAF S.p.A. Giuseppe Cerutti - si evince che le
grandi infrastrutture da sole non bastano, ma bisogna intervenire sulle singole
tratte. Sono necessari più progetti specifici rispetto ai diversi contesti
regionali, tra cui una gestione più aperta dei centri di interscambio e
l’integrazione delle diverse modalità di trasporto merci”.