Lettera aperta ai Segretari
torinese e regionali della Cisl, Cgil, Uil
Siamo tre ex-dirigenti del
sindacato torinese, ora impegnati o in rappresentanze istituzionale della Valle
di Susa o in associazioni ambientaliste o in comitati no-tav, Vi inviamo questa
lettera aperta perchè siamo impressionati del grave scollamento del sindacato
torinese dal movimento popolare che in Valle Susa si è aggregato
nell’opposizione al progetto della
Torino-Lione privo tra l’altro di una valutazione strategica d’impatto ambientale
degna di questo nome. Nella nostra storia sindacale non ci era mai accaduto di
prendere atto che uno sciopero territoriale generale venisse indetto da
Rappresentanze Sindacali di base – sostenute da una petizione di migliaia di
lavoratori – con i sindacati provinciali territoriali assenti e critici. Per
questo ci permettiamo di sottoporVi
alcuni problemi.
1.
Nella
Valle, e nei comuni interessati dalla To-Lione, è cresciuto un movimento
articolato -già fotografato da attenti commentatori come una “meglio gioventù”
- includente persone dai 15 ai 65 e più anni. Più generazioni che lottano per
un bene comune, che agiscono unitariamente senza badare quando esiste
all’appartenenza politica o sindacale, che sono informate sulle burle della
“grande opera”, che utilizzano a questi
fini le nuove tecnologie (SMS e Internet). Anche per questo si è determinata
una frattura tra questo “popolo che sa” e discute sempre più ed il Sindacato
torinese che ha smarrito la gran parte dei suoi “sensori territoriali” trascurando
il rapporto con i suoi militanti impegnati nel territorio.
2.
Non
comprendiamo il Vostro comportamento tenuto nel corso dell’iter della
progettazione della To-Lione in quanto in occasione di seminari e di riunioni
avete pur affermato la necessità di ottenere rigorose valutazione degli
impatti, di conoscere i costi globali reali dell’opera e le sue ricadute
economiche (finora mai specificate!) per uno sviluppo duraturo e sostenibile.
Però, quando il Governo, RFI e LTF preme l’acceleratore per iniziare l’opera -
senza avere dato alcuna risposta – voi state alla finestra commentando
criticamente chi si oppone perché non si accetta la burla di considerare la
galleria di Venaus ( circa 7 mt di diametro per oltre 10 km di lunghezza) come un sondaggio geognostico
propedeutico mentre è chiaro a tutti che si tratta già di un pezzo
dell’opera stessa.
3.
Nonostante
questa anacronistica situazione riteniamo indispensabile un franco confronto
delle Segreterie Torinesi con i lavoratori della valle (riunioni con le
Rappresentanze Sindacali di base e assemblee sui luoghi di lavoro) che per essere proficuo occorrerebbe evitare di ripetere apoditticamente
che la Torino-Lione è “una opera fondamentale strategica” senza dar vita
ad un’adeguata riflessione sui dati disponibili relativi al progetto, senza
conoscere quali sarebbero i settori e le aree che in futuro si svilupperebbero
per il presunto beneficio indotto dall’opera, senza ipotizzare i reali costi
globali comprendendo quelli ingenti per la sbandierata mitigazione ambientale e gli indennizzi.
Sarebbe davvero importante conoscere i motivi e le analisi del sindacato
confederale che fanno dire che l’opera in progetto “toglierà i Tir dalla
strada” circostanza non reale stante le stesse relazioni che accompagnano il progetto.
Perché non soffermarsi sul fatto che il traffico merci su gomma (nell’area padana
interessata dalla To-Lione) si svolge per oltre l’80% su un bacino inferiore ai 100 Km
quindi indisponibile a “prendere il treno”? Perché non interrogarsi su quanti
siano i TIR ed i carri ferroviari che transitano vuoti o semi vuoti al
Frejus e come porvi rimedio? A proposito di
“opere strategiche” è utile ricordare come sia radicalmente cambiata ila
valutazione per una di esse decisa negli anni 70 (sostenuta calorosamente dal Sindacato), cioè
quella relativa a Gioia Tauro che è stata trasformata dalla originaria
"cattedrale nel deserto" di un centro siderurgico all’attuale moderno
porto internazionale che riceve e trasferisce milioni di containers di merci
cinesi e dell’estremo oriente che evidentemente non seguono la storica via di
Marco Polo (per Kiev) ma arrivano dall’Oceano Indiano oggi più conveniente con
la moderna logistica ed il trasporto marittimo, anche se purtroppo ancora
carente di collegamenti con la ferrovia calabra.
4.
Ricordiamo
che le CM ed i Comuni attendono da anni un confronto di merito anche
sulle domande del punto precedente e per favorirlo hanno consegnato, fin dal
marzo 2004, un argomentato documento
evidenziando sette principali criticità (criticita' al modello di esercizio, dissesto
idrogeologico, linea e stazione elettrica, inquinamento acustico, problema
smarino e cantieri. problemi idrici, fascia di salvaguardia) che motivano il giudizio
contrario all’opera in progetto. Quando tale confronto sembrava possibile lo
“scavatore“ ministro Lunardi ha lanciato il suo ultimatum per mettere in azione
trivelle e “talpe” meccaniche, anche in
tale occasione mentre il movimento popolare
(Sindaci e Comitati) ha prontamente reagito, il sindacato confederale
ancora una volta si è limitato ad
auspicare la ripresa del confronto senza neppure porre la richiesta
dello “standby” per i sondaggi (per definirne criteri, modalità, tempi ed
esecutori) e
del rinvio della galleria di Venaus per la quale neppure esiste la valutazione
di impatto ambientale. La credibilità del sindacato confederale finisce “sotto
le scarpe” anche per queste cose.
5.
Vi
suggeriamo per costruire un confronto credibile di assumere a riferimento le
dichiarazioni rilasciate da Bruno Manghi (ex-segretario della Cisl Torinese) su
“La Repubblica” del 8 novembre che oltre ad esprimere riserve sui dati allegati
al progetto della Torino-Lione propone un rinvio di mesi per approfondire le
questioni sollevate.
Nell’immediato il
Sindacato Confederale potrebbe riavvicinarsi al movimento popolare in atto
richiedendo l’immediata smilitarizzazione della valle (a partire
da Mompantero) ed il ritiro delle denunce emesse per atti di mera
contrapposizione pacifica alle forze dell’ordine, attuata con la cosiddetta
“muraglia umana” per ostacolare l’avvio di una grande burla. Le segreterie del sindacato torinese e
regionale potrebbero anche sottolineare la caratteristica della “Commissione Rivalta” i cui componenti sono
in rappresentanza di una parte che sostiene la validità strategica dell’opera
(traducibile nel politichese “Come Tav”) ed un’altra, in rappresentanza di
Comuni, Comitati e CM, che propone il “Se Tav” prospettando criteri per un progetto alternativo e
sostenibile di transito merci per i valichi. Nonostante questa diversità le
“due parti” concordano sulla necessità di dare risposte alle sette criticità (e per meglio analizzarle
definendo anche carotaggi mirati e relative modalità, e noi sottolineiamo non
certo però effettuati da società appaltate per la To-Lione) stimandone i rischi e
costi complessivi. Sono precisazioni necessarie per non ripetere incontri in
cui si “ è sentiti senza essere ascoltati”.
Avvertiamo un grande freddo nel rapporto tra vertici del sindacato e le rappresentanze (Sindaci e Comitati) del movimento popolare della valle ma non solo, ma speriamo possa essere simile a quel particolare momento della notte che precede l’alba.
Nel salutarVi ci permettiamo
di ricordarVi ancora due fatti. Il primo, che la “grande opera strategica” non
ha neppure ancora risolto il dilemma progettuale di come “non
tagliare fuori Torino” come polo logistico per il traffico intermodale
delle merci (Scalo Orbassano e Centro AgroAlimentare). Il secondo, proprio
perché i valsusini hanno accettato in
questi ultimi anni la grande opera (e relativi disagi) della centrale
idroelettrica in caverna di Pont-Vantoux, perché utile al Piemonte ed al Paese,
hanno buon diritto di ribadire il NO all’inizio della galleria di Venaus, preludio
di un’opera insostenibile!
Claudio Giorno, Alberto Perino, Adriano Serafino