E' cominciata oggi a Firenze, dopo
tre anni di indagini e tre anni di dibattimento, la requisitoria al processo
per i danni ambientali provocati dalla Tav che vede imputate 59 persone con
ipotesi che vanno dalla truffa allo smaltimento dei rifiuti, dall'inquinamento
del territorio all'impoverimento delle falde acquifere.
"Questo non e' un processo ideologico pro o contro la Tav - ha detto il pm Gianni Tei che con il collega Giulio Monferini ha dato il via sette anni fa alla maxi inchiesta - Questo e' un processo necessario, dovuto e insopprimibile dato che sono state stravolte le condizioni di vita di intere comunità e che sono stati provocati danni per 751 milioni di euro. Con i lavori dell'Alta velocità sono stati distrutti 57 Km di fiumi, 24 Km di corsi d'acqua hanno visto diminuire drasticamente la loro portata, c'e' stato l'essiccamento di 37 sorgenti, 5 acquedotti e una trentina di pozzi".
Il pm ha anche detto che tutti gli atti del processo verranno trasmessi alla Corte dei Conti per valutare eventuali responsabilità da parte di Regione e Ministero dell'Ambiente.
La requisitoria proseguirà il 9 aprile.
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Associazione
di volontariato Idra
COMUNICATO STAMPA
Firenze, 4.4.’08
TAV IN TOSCANA, PROCESSO AI COSTRUTTORI.
IDRA PLAUDE ALLA RICHIESTA DEL PUBBLICO MINISTERO: SI
VERIFICHINO ANCHE LE RESPONSABILITÀ DELLA REGIONE TOSCANA E DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE.
L’associazione ecologista
fiorentina Idra apprezza e sostiene
gli argomenti con cui il pubblico ministero Gianni Tei ha iniziato a formulare
ieri la propria requisitoria al processo per i danni ambientali provocati dalla
TAV in Toscana (stimati in 751 milioni di euro).
In particolare, rappresenta una nuova importante chiave di lettura e un
significativo passo avanti nella ricostruzione giudiziaria dei fatti -
secondo Idra - la richiesta di verifica delle responsabilità della Regione Toscana e del Ministero
dell’Ambiente nell’arco dell’intera vicenda. Idra, per anni inascoltata, aveva documentato sin dall’inizio
dell’operazione-TAV le condizioni di
privilegio che le autorità hanno accordato a un cattivo progetto, che gli
stessi uffici tecnici della Presidenza del Consiglio, della Regione e della
Comunità Montana del Mugello avevano a suo tempo e per tempo bocciato.
Se la cantierizzazione
dell’Appennino, acquisito il consenso dei Comuni con opere cosiddette
compensative pagate comunque con denaro pubblico, ha potuto sentirsi così al
sicuro da esagerare anche al momento
dell’attuazione di quei cattivi progetti, aggravando i danni ambientali già
preconizzati dagli stessi studi commissionati dalla TAV, i cittadini devono
ringraziare proprio quei soggetti che, invece di tutelare in partenza il
territorio, hanno dato il via libera - lesinando persino le risorse necessarie
a un decente controllo ambientale - a un’opera che si è rivelata uno scempio
anche erariale.
Grazie al prezioso intervento
dell’ARPAT e dell’Osservatorio Ambientale Locale, tuttavia, è stato possibile
documentare comunque con atti inoppugnabili almeno una parte dei disastri
ambientali provocati da questa
inquietante alleanza fra politica e “grandi opere”, che ancora una volta
vorrebbe imporre oggi un malinteso “progresso” ad altri territori del Bel Paese
(dalla Val di Susa al Veneto, dal Trentino Alto Adige al Friuli Venezia Giulia,
dalla Campania alla Puglia).