Sondaggi: nuovo piano, vecchi dubbi
Eseguiti solo 23 dei 91 previsti
di Marco Giavelli
da Luna Nuova del 18/6/10 – pag. 2
Si è sempre detto che i sondaggi della Torino-Lione servivano per conoscere meglio il sottosuolo, per definire il tracciato meno impattante e realizzare un buon progetto preliminare. Ma a conti fatti, ora che è ufficiale che il piano dell'Osservatorio non proseguirà, di sondaggi ne sono stati eseguiti appena 23 dei 91 annunciati, di cui soltanto cinque dei 39 programmati in valle di Susa. Con l'arrivo delle elezioni regionali e con le forze dell'ordine impegnate a presidiare l'ostensione della Sindone, tutto si è bloccato. Nessun sondaggio è stato effettuato lungo il tunnel dell'Orsiera, nel tratto di 18 chilometri che corre tra Susa e Chiusa, capisaldi del progetto e unici due comuni valsusini dove peraltro sono stati fatti dei sondaggi.
Per preparare il
preliminare, i progettisti hanno dunque utilizzato il quadro conoscitivo
fornito dai dati di questi 23 carotaggi e dei "sondaggi storici"
eseguiti nel corso degli anni, senza che fossero realizzati i rimanenti 68
sondaggi annunciati a dicembre. Lo ha ricordato lo stesso Mario Virano a
margine del convegno di lunedì scorso sulle ricadute economiche dell'opera, ma
la sua precisazione presta inevitabilmente il fianco a quello che i No Tav
vanno dicendo da mesi. E cioè che in realtà il tracciato era già pronto e che
questi sondaggi servivano soltanto per fare vedere all'Europa che qualcosa si
stava facendo e che si spendevano i fondi europei.
Sottoporre queste
constatazioni ai No Tav è come sfondare una porta aperta. «Noi l'abbiamo
sempre detto che i sondaggi erano soltanto un'operazione mediatica che
permetteva loro di accaparrarsi i soldi europei - sbotta Alberto Perino,
uno dei leader del movimento No Tav - oltretutto, in diversi punti a Torino
come a Buttigliera, li hanno fatti su terreni dove una volta c'erano delle
discariche: qualcuno mi spiega a che cosa servono?». Virano ha comunque
annunciato che l'Osservatorio preparerà un nuovo piano sondaggi calibrato sul
tracciato del preliminare, per approfondire le conoscenze geologiche lungo il
tratto che sarà interessato dalla nuova linea. Quando, non si sa ancora. «E
non sperino di farli da tranquilli - prosegue Perino - non ci faremo
trovare impreparati».
«Più o meno la geologia di quelle zone si
conosceva già grazie ai dati acquisiti durante la costruzione dell 'autostrada
- ricorda il geologo Riccardo Pavia, uno dei tecnici di riferimento del fronte
No Tav - quando si vogliono realizzare opere di queste dimensioni è chiaro
che altri sondaggi li devi fare, ma non in quel modo lì. Penso a quello di Susa
eseguito su un terrapieno di 15 metri, in una zona dove in passato erano già
stati effettuati decine e decine di sondaggi, ma anche alla stazione di Chiusa,
dov'era sicuro che avresti trovato l'acqua dopo due o tre metri di scavo.
Oltretutto quella di Chiusa dove vogliono costruire l'area d'interscambio è una
zona in parte esondabile. Dove i sondaggi avrebbero avuto un'utilità non li
hanno fatti, come nella zona montana del tunnel dell'Orsiera. Invece li hanno
fatti in punti che in una scala di priorità sarebbero andati in coda, ma che
da un punto di vista strategico erano più facilmente difendibili dalle forze
dell'ordine».
La pensa allo stesso
modo Emilio Chiaberto, sindaco No Tav di Villarfocchiardo, uno dei comuni il cui versante montano
sarà attraversato dal tunnel dell’Orsiera dopo che è stata scartata l’ipotesi
di sbocco del tunnel a Comboira, con interconnessione a Sant'Antonino. «Questi
sondaggi servivano soltanto a dimostrare che si andava avanti e che si
utilizzavano i finanziamenti europei, non certo a fare il miglior progetto
possibile, visto che da tempo avevano già in testa un'ipotesi di tracciato ben
definita: lo abbiamo sempre sostenuto e i fatti ci hanno dato ragione».
E aggiunge: «Noi che il tunnel dell'Orsiera
non sbucherà più a Villarfocchiardo lo sappiamo dai giornali, non dall'Osservatorio,
e questo è un fatto molto grave». Villarfocchiardo però è fuori
dall'Osservatorio... «Certo, siamo fuori perché non abbiamo voluto
collaborare a progettare un 'opera a cui siamo contrari, ma abbiamo comunque
chiesto di essere interpellati ogni volta che si parlava del nostro territorio:
lo
stesso presidente della Comunità montana aveva richiesto di produrre ai comuni
interessati tutta la documentazione inerente
il
proprio territorio, ma ci hanno tagliato completamente fuori».
Anche Mario
Cavargna, ambientalista e attivista No Tav della prima ora, punta il dito
contro l'Osservatorio sollevando un problema di forma: «Non c'erano molti
dubbi sul fatto che questi sondaggi fossero in gran parte superflui, ma quello
che mi lascia perplesso è che in base ai decreti, che sono la sola fonte di
legge, l'Osservatorio non ha alcuna mission di proporre progetti preliminari,
visto che anche nel decreto di gennaio è stato riconfermato come luogo di confronto
per tutti gli approfondimenti dì carattere ambientale, sanitario ed economico.
Certo, esiste un accordo politico che gli affida la governance della
progettazione preliminare, ma non è un decreto ministeriale e se il tavolo non
ha un incarico con valore di legge gli impegni che prende con gli enti locali
diventano carta straccia. Il rischio concreto, a mio avviso, è che quello che
fa sia privo di valore. Per quale motivo a gennaio 2010, mentre riformavano
l'Osservatorio, non hanno anche esteso le sue competenze a quanto sta
effettivamente facendo? E una cosa che mi chiedo da mesi e che mi suggerisce
scenari assolutamente diversi da quello che si sente dire».