L’ultimatum del Pd “No Tav fuori dal partito”
di Alessandro Mondo da La Stampa del 17/10/10
«O dentro o fuori». Questo,
in estrema sintesi, l’aut aut che il Pd regionale lancia agli esponenti
valsusini: da Sandro Plano, presidente della Comunità montana, ai sindaci
ribelli.
Il fronte di scontro è la
Torino-Lione. L’ultimo appello prima dell’espulsione dal partito, che di questo
si tratta, rimanda a due appuntamenti dilazionati nel tempo, a una
considerazione e a varie preoccupazioni. Elementi complementari, oggetto di una
riflessione, e di una linea, maturata venerdì sera durante la segreteria
regionale.
Andiamo con ordine. La scadenza
numero uno è la mozione parlamentare, primo firmatario il deputato Stefano
Esposito, che lunedì sarà discussa alla Camera: impegna il governo a ribadire
il sostegno alla Tav e la copertura finanziaria. La seconda rimanda all’avvio
del cantiere di Chiomonte, dove verrà realizzato il tunnel esplorativo, fissato
a gennaio.
La considerazione – meglio: la
presa d’atto – è che l’alleanza tra il Pd della valle e i No-Tav, sancita dalla
nascita della nuova Comunità montana, si è rivelata un boomerang colossale.
Da qui le preoccupazioni. Sono almeno tre: eliminare ogni possibile equivoco sulla posizione pro-Tav del Pd a livello nazionale e regionale; prendere le distanze dai No Tav in vista del probabile scontro che si verificherà a gennaio, quando entreranno in azione le trivelle. Non ultima, spezzare la saldatura tra il movimento No Tav, specie l’ala più oltranzista, e le lobbies anti-piemontesi che tessono la loro tela per archiviare la Torino-Lione a vantaggio di collegamenti veloci funzionali ad altre regioni.
Un insieme di elementi che
venerdì, durante la segreteria, hanno spinto personaggi diversi a perorare
un’”operazione verità” da parte di Morgando: la coabitazione con gli
amministratori No-Tav nello stesso partito è impossibile; indispensabile
sgomberare il campo da ogni equivoco di connivenza. Se sarà il caso, andando
alla rottura. Per dirla con Antonio Saitta, «non potrei riconoscermi in un
Pd dove dovesse prevalere o anche solo persistere la linea di Plano». Il
presidente della Provincia, come Giorgio Merlo e Davide Gariglio, è preoccupato
dalla posizione di chi rimette in discussione l’attuale progetto della
Torino-Lione – vedi l’europarlamentare del Pdl Vito Bonsignore -, ma anche dai
silenzi della Lega: «Non mi pare che questo tema occupi uno spazio
prioritario nelle esternazioni di Cota». «Non solo Bonsignore, ma anche
Castelli, Formigoni, Moretti – precisa Esposito -: chiamiamoli con il
loro nome».
Il deputato del Pd, al solito, non
la manda a dire: «E’ ora di decidere da che parte stiamo: con i No-Tav, che
hanno già fissato a gennaio la madre di tutte le battaglie contro la
Torino-Lione, oppure con la legalità». Secondo Esposito il ragionamento,
spinto alle estreme conseguenze, dovrebbe tradursi nell’appoggio del partito
alla trasformazione dei cantieri in sito militare: «Sarebbe il modo per
bloccare gli sfegatati permettendo, a chi lo vorrà, di dissentire in maniera pacifica
e civile». Posizione forte, destinata a sollevare un vespaio di reazioni.
Pur sfumando i toni, anche
Morgando conviene che è ora di fare chiarezza. «E’ fallito il presupposto
politico, mai condiviso dal Pd regionale, che aveva ispirato l’alleanza del
partito in Valle di Susa con i No Tav – spiega il segretario -: l’idea
era quella di spingerli a discutere sul merito, evitando lo scontro ideologico;
oggi registriamo una subordinazione degli amministratori valsusini alla linea
del movimento».
E adesso? «La linea pro-Tav del Pd è chiara. La mozione discussa lunedì sarà l’occasione per spingere il governo a scoprire le carte. Nello stesso tempo, chiederemo a tutti gli esponenti del partito di discutere non sull’opportunità o meno di realizzare la Tav ma sul come farla, partecipando a tutti i momenti di incontro». In caso contrario? «Prenderemo le misure necessarie».