ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
DEL TRIBUNALE DI TORINO
Il sottoscritto Mario Cavargna
Bontosi nato a Torino il 28.11.1946, residente da sempre in Bussoleno via
D’Azeglio 1, imprenditore, membro da 40 anni di una delle Associazioni
ambientaliste riconosciute a livello nazionale
Premesso
Che il 14 febbraio 2007, il
quotidiano “La Stampa”, il più diffuso in Piemonte, pubblicava in prima pagina,
come titolo di testa su cinque colonne, il seguente testo:
BRIGATE ROSSE: UN MODELLO LA LOTTA
NO TAV
Considerato
Che chi espone è tra le persone di
riferimento in questo civile confronto di amministratori e cittadini contro un
progetto di indiscutibile impatto (cnfr. allegati 1, 2, 3),
e che, per aver tenuto almeno un
centinaio di conferenze tecniche, si trova spesso ad essere identificato con i
valori di questo movimento, nei rapporti interpersonali
Espone
L’offesa arrecata, dal particolare
confezionamento dal titolo sopra indicato, all’onorabilità del movimento No Tav
e, attraverso di esso, a quella della propria persona che, sotto questa
etichetta, si trova a svolgere una parte della propria vita.
Nei fatti
Il titolo a grandi caratteri ha,
in prima pagina, solo 9 righe di testo: né in questo né nei sottotitoli
appaiono altre specificazioni circa la pesante affermazione fatta.
È noto il valore di orientamento
subliminale dato dall’associazione di elementi simbolici: qui è quello delle
Brigate Rosse, che associano a sé la storia sanguinosa di un centinaio di gravi
delitti; che dichiarano di prendere a modello la lotta No TAV, suggerendo
l’equazione che nella lotta No TAV vi sono orientamenti di azione eversiva e
magari criminale. Vale poco che nel testo dell’articolo, ma senza alcuna
evidenziazione grafica, si chiarisca che alcuni degli arrestati fossero
incuriositi dalla capacità della gente di mobilitarsi. Vale anche poco, in
questa circostanza, l’esemplare storia di un movimento che, in dieci anni di
manifestazioni, ha sempre saputo raccogliersi dietro i propri sindaci e
comportarsi con metodi e forme di esemplare civiltà, come quando a Torino, nel
dicembre 2005, ha chiuso un corteo di 50.000 persone pulendo la strada da
volantini caduti sull’asfalto.
Il titolo de “La Stampa” si colloca in un momento di alta preoccupazione e di forte partecipazione emotiva del grande pubblico per il risorgere di un dramma del passato; in queste condizioni anche le normali capacità di “resistenza” dei lettori sono attutite ed è più forte la capacità di suggerire un pregiudizio sia ai lettori nazionali, sia ad alcune zone delle forze dell’ordine, come si è visto a Venaus il 6 dicembre del 2005.
“La Stampa” non doveva esprimere
un titolo così evidentemente calunnioso quando, sin dal giorno seguente, aveva
raccolto autorevoli dichiarazioni per cui “TAV e precariato non c’entrano”
(13.2 pag. 6). Se voleva muoversi in quello spazio equivoco, che qualche volta
i giornali usano per attirare la prima attenzione, doveva usare uno dei due
sottotitoli od uno dei tre riquadri appena sottostanti, per precisare l’esatto
contenuto dell’articolo e della notizia.
Dal momento che non lo ha fatto,
ha arrecato un danno e, quindi, prodotto un reato. Chi espone non vuole
suggerire l’ipotesi precisa di reato e si rimette al giudice per ogni
valutazione, solo permettendosi di suggerire che, per la sensibilità di chi ha
subito l’offesa, la riparazione migliore non sia quella monetaria ma un titolo
di scuse in prima pagina.
Bussoleno, 15 febbraio 2007
Mario Cavargna