Erano 3 mila sabato scorso a Bardonecchia per chiedere che la Valle d'Aosta e la valle di Susa siano attraversate dallo stesso numero di Tir senza nuovi trafori. Molte le bandiere No Tav salite in alta valle per dar manforte nella battaglia ambientalista. Il sindaco Avato: «Noi siamo per la sicurezza, dentro e fuori il tunnel del Frejus»
BARDONECCHIA - Bandiere No-Tir e No-Tav. Slogan e striscioni pieni di colore. Musica "popolare"... a suon di campanacci. E per una buona mezzora il blocco dell'autostrada, pacifico ma altamente simbolico. Insomma: marcia festosa doveva essere e marcia festosa è stata. Sabato 22 luglio 2006 passerà agli annali della storia della valle come il gran giorno in cui il popolo No-Tir ha vissuto il suo "battesimo di piazza", portando nelle strade di Bardonecchia quasi 3 mila persone. Tante? Poche? Tutto sommato un buon numero, considerato che la manifestazione si svolgeva in alta valle (non certo così "movimentista") in un sabato pomeriggio di piena estate e con un autentico diluvio a mezzora dall'inizio della marcia, fissato per le 18 in piazza Statuto.
E poi, appunto, quello di sabato era il primo appuntamento che aveva come parola d'ordine non il motto No-Tav, ma lo slogan No-Tir, con alle spalle una problematica ambientale ed infrastrutturale che non ha ancora la rilevanza mediatica della superferrovia e che forse i valsusini meno "addetti ai lavori" devono ancora approfondire. Com'era ovvio, l'ormai veterano vessillo No-Tav ha comunque partecipato in massa ed ha fatto da "padrino" a questa nuova battaglia che la valle di Susa, dopo i recenti colpi di acceleratore della Sitaf per la costruzione della canna di sicurezza del Frejus, è pronta ad affrontare. Tra il popolo di movimenti, comitati e gente comune non si sono visti particolari slogan contro quest'opera. Come volevano gli organizzatori della marcia, promossa dalla conferenza dei sindaci della valle di Susa, dalle associazioni ambientaliste e dai movimenti, sulla portantina c'era infatti la richiesta del contingentamento, cioè la diminuzione del numero dei tir per avere più sicurezza dentro e fuori dal traforo, ma anche il divieto di transito dei mezzi pesanti sui valichi di Monginevro e Moncenisio.
A farsene portavoce sono stati la Comunità montana bassa valle di Susa e val Cenischia, con praticamente tutti i sindaci o loro delegati in fascia, i consiglieri regionali e provinciali dei Verdi Enrico Moriconi e Gianna De Masi, il comitato Montagna Nostra guidato da Walter Re, con l'immancabile elmo da vichingo sulla testa, i comitati No-Tav, la Federazione anarchica torinese, associazioni e movimenti ambientalisti, la scuola di sci di Bardonecchia e tanta gente, con una nutrita presenza di bardonecchiesi e altovalsusini. Non c'era invece la Comunità montana alta valle, che venerdì ha ufficialmente annunciato di non aderire alla marcia per non essersi sentita coinvolta nella sua organizzazione, ribadendo comunque la sua contrarietà a opere prodromiche all'aumento dei tir e la richiesta di ridurre i passaggi.
Diversi sindaci e amministratori dell'alta valle non hanno però condiviso la presa di posizione della giunta Carena e sabato sono venuti a Bardonecchia, pur con qualche distinguo: hanno marciato in fascia Sergio Calabresi (Gravere), Milena Plano (Giaglione), Piero Biolati (Salbertrand) e naturalmente il padrone di casa Francesco Avato (Bardonecchia); ha sfilato anche Gianfranco Joannas, sindaco di Exilles, ma senza fascia tricolore e a titolo del tutto personale, mentre alla partenza, come privato cittadino, si è visto anche Mauro Cassi (Oulx), che pur avendo pubblicamente dichiarato di essere a favore della canna di sicurezza aveva anche detto di voler partecipare per capire le ragioni della gente. Erano inoltre presenti altri amministratori dell'alta valle, tra cui l'ex capogruppo di maggioranza in Comunità montana Diego Joannas, anche lui a titolo personale, e un sindaco d'Oltralpe, Francois Chemin di Fourneaux, vicino a Modane.
Il corteo è uscito da Bardonecchia per poi sfilare sui tornanti che conducono allo Jafferau, passando prima di fianco allo svincolo autostradale: qui, dopo una breve trattativa con la Questura, Ferrentino e Avato hanno ottenuto la pacifica e simbolica occupazione dell'A32 in entrambi i sensi di marcia da parte dei manifestanti, tra gli improperi degli automobilisti e degli autisti rimasti in coda per colpa(come detto da qualcuno di loro) «di quattro No-Tav del c...». Poi la salita verso il piazzale da dove parte la cabinovia dello Jafferau. Il primo a parlare è stato un Francesco Avato visibilmente galvanizzato, tanto da incitare la folla a gridare la sua voglia di vedere meno tir: «Diversi sindaci dell'alta valle oggi sono qui e li ringrazio. Nessuno dovrà più dire che noi non siamo per la sicurezza: noi, chiedendo meno tir, vogliamo più sicurezza non solo dentro, ma anche fuori dal tunnel e lungo l'autostrada. Quello di oggi non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza».
Sulla stessa lunghezza d'onda Walter Re, presidente di Montagna Nostra: «Siamo soltanto perplessi sull'ipotesi che ci è stata prospettata per dare più sicurezza al traforo: in valle d'Aosta è stata garantita con altri sistemi, non con una seconda galleria tra Italia e Francia. Oggi siamo qui per chiedere una soluzione meno impattante e meno ambigua, visto che un domani il nuovo tunnel potrebbe essere trasformato in canna d'esercizio». In chiusura l'intervento di Antonio Ferrentino, presidente della Comunità montana bassa valle, che ha iniziato con una sfilza di ringraziamenti. Poi ha tirato le fila della giornata: «Grazie al comune di Bardonecchia per aver portato avanti questa manifestazione in condizioni politiche difficili: il 22 luglio non era facile ottenere una risposta così bella qui in alta valle, ma ci siamo riusciti. Oggi lanciamo un messaggio di unità: alta e bassa valle sono divise solo dal punto di vista amministrativo, ma non su altro».
Come già avvenuto per il Tav, ora la conferenza dei sindaci stenderà venerdì un documento per chiedere al governo di stralciare dalla legge obiettivo anche la canna di sicurezza, che oltretutto era in cima alla lista: «Questa legge assurda dev'essere cancellata: il 30 settembre a Roma faremo una grande manifestazione per chiederlo al governo».
Sindaci con fascia e senza fascia.
Roberto Canu, assessore di Bardonecchia, ha chiesto a François Chemin, sindaco di Fourneaux, di intervenire durante il comizio finale, ma lui ha preferito declinare l'invito per un.motivo molto semplice: in Francia non si smuovono dalla convinzione che il Tav porterà via i tir dalle strade. «Noi e la gente siamo contro il raddoppio del traforo e per la limitazione del numero dei tir, ma siamo anche per il Tav e oggi, qui, ci sono tante bandiere No-Tav: per questo non vorrei cadere in equivoci - spiega davanti ai nostri taccuini - l'attività economica che l'alta velocità andrà a generare è secondo noi positiva e darà una soluzione al problema del traffico: se si accetta troppo in fretta la seconda canna, e c'è il rischio che il Tav non si faccia più».
Tra i manifestanti c'erano anche i maestri di sci della scuola di sci di Bardonecchia, presenza significativa che Ferrentino ha sottolineato e ringraziato pubblicamente nel comizio finale: «Siamo contro il raddoppio del traforo perché non è giusto che siano altri, e non i cittadini, a decidere - dice il presidente Fabrizio Conversazioni - e poi avrebbe sicuramente riflessi negativi su ambiente e turismo, quello con la T maiuscola».
Infine una battuta con i sindaci dell'alta valle presenti sabato. Sergio Calabresi, Gravere: «In questo periodo ci sono problemi ben più importanti del Tav e la stessa seconda canna non è finalizzata alla sicurezza, ma è la premessa per una galleria d'esercizio: dunque diciamo sì al contingentamento dei tir e no all'aumento dei passaggi». Cosa ne pensa del fatto che la Comunità montana non abbia voluto aderire? «Non mi stupisce perché la Comunità montana ha altri interessi, di . maggioranze e minoranze, ben diversi dal benessere dei cittadini. A loro interessa solo la politica delle poltrone e lo stanno dimostrando in tutti i modi». Piero Biolati, Salbertrand: «Prima di tutto c'è bisogno di dialogare, per evitare che si creino le stesse condizioni dell'autunno scorso in bassa valle. Sul tema della canna di sicurezza del Frejus non dico a priori né sì né no, ma come Comune manteniamo una linea aperta: vogliamo capire cosa si vuole fare e chiediamo che si decida tutti insieme».
Gianfranco Joannas, Exilles, che ha marciato senza fascia: «Già durante la riunione tra sindaci dell'alta valle avevo detto che sarebbe stato bene che la Comunità montana partecipasse, pur con posizioni leggermente diverse da comitati e associazioni. Su questo tema non ho mai nascosto la mia idea e quindi ho deciso di aderire a livello personale. Sinceramente non credo che la galleria di sicurezza sia una scusa per arrivare ad un tunnel di transito, ma il traforo diventerebbe certo più appetibile. Sull'opera in sé non entro neanche nel merito, perché ci sono problemi ambientali da affrontare a monte, ragionando anzitutto sui valichi». In un comunicato diffuso ieri, invece, la giunta comunale di Exilles precisa di essere "in linea con il disposto dall'esecutivo di Comunità montana in quanto ritiene che non possa essere messa in discussione un'opera che interessa la sicurezza degli utenti e dei lavoratori impiegati nell'esercizio del traforo del Frejus": dichiarazione da cui appare evidente che un altro comune dell'alta valle (ma stavolta senza il beneplacito del sindaco) va ad aggiungersi a quelli che nelle scorse settimane avevano già detto sì alla canna di sicurezza.