Buongiorno a tutti,
mi chiamo Elena e sono di Torino.
Una quindicina d’anni fa ho iniziato a seguire la vicenda del TAV in valle di Susa e da almeno una decina di anni ho sempre cercato di partecipare a ogni corteo, manifestazione, assemblea e presidio credendo profondamente nell’importanza di esserci e di fare numero, di solidarizzare fra di noi e di essere sempre sul campo per vedere di persona, per informare e per divulgare con forza e contenuti le ragioni del NO.
In questi anni, oltre all’organizzazione di un convegno presso la Facoltà di Agraria realizzato con un mio collega, nel mio piccolo ho sempre cercato di coinvolgere amici, colleghi, di spiegare le ragioni, di portarli a un’assemblea o a un momento di presidio. E anche se inizialmente potevo venire targata come quella che “ostacola il progresso e un’opera che potrà portare solo lavoro (!!!)” ho avuto negli anni la gioia di vedere amici prima disinteressati oppure favorevoli al TAV abbracciare finalmente le “ragionevoli ragioni” del NO.
Ieri mattina, il 3 luglio, ho
manifestato a Giaglione, ho portato degli amici da Torino che mai erano saliti
in valle e che finalmente mi avevano manifestato la volontà di prendere anche
loro una posizione decisa nei confronti di quest’opera assurda. Dopo una parte
di tragitto tra famiglie, ragazzi, anziani e persone “comuni” come me di ogni
età, uniti dallo stesso obiettivo, mi sono trovata in mezzo ad almeno un
centinaio di ragazzi vestiti di nero, chi con passamontagna e chi no, con
caschi, spranghe, bastoni, zaini carichi che suonavano di oggetti metallici,
dagli accenti arrivavano da altre regioni. Evito di riportare qui la
conversazione che ho avuto con uno di loro perché sarebbe controproducente
proprio al nostro movimento. Era in ogni caso gente che mai avevo visto prima
in una manifestazione in valle.
Mentre mi trovavo tra loro il
presidio era stato già preso, sentivo da lontano esplosioni che nulla avevano a
che fare con i lacrimogeni, ho immaginato che almeno un altro centinaio, se non
di più, ci avessero preceduto.
Mi sono sentita impotente di
fronte a un’onda anomala che nulla centrava con il movimento, con la
manifestazione pacifica e con la voglia di democrazia non solo della Valsusa ma
di tutta la nazione che “ragiona”. In questo caso risultava impossibile agire
come spesso ci eravamo detti in tante manifestazioni, ossia di isolare i
singoli individui con intenzioni violente in modo da non farci screditare.
Oggi l’obiettivo del Governo è
stato raggiunto: i giornali parlano quasi solo della frangia violenta del
corteo, molti di noi, molti di quelli che erano in mezzo ai boschi dicevano che
non avrebbero più partecipato a un corteo con la presenza di questi individui.
L’obiettivo di disgregarci e di screditarci è partito in modo molto più
massiccio. La violenza di questi gruppi non ci farà riprendere la Maddalena,
ne’ vincere una battaglia di questa lunga resistenza.
Occorre che il movimento prenda
pubblicamente le distanze da queste frange, chiedendo esplicitamente
l’allontanamento di questi individui da ogni tipo di manifestazione. Attraverso
i siti o attraverso un comunicato, le forme possono essere molteplici. Ne va
della credibilità e della forza della nostra causa per non gettare al vento
tutti questi anni di sacrifici. Con la certezza che la violenza può solo
generare violenza e la vera forza del nostro movimento è sempre stato il
carattere di pacifismo.
Vi chiederei pertanto di prendere
una posizione netta e di iniziare a studiare tutti insieme forme di
allontanamento di questi gruppi, prima di un’altra ingerenza in una
manifestazione pacifica e coesa come sarebbe dovuta essere quella di ieri.
Ridiamo al nostro movimento il carattere di pacifismo che sinora è stato il
nostro baluardo!
Vi ringrazio per l’attenzione!
Buona giornata a tutti.
Elena
4/7/11