Sotto il treno di Guglielmo
Ragozzino - da il manifesto - editoriale prima pagina
1/11/05 Val di Susa è una valle
stretta. E anche molto bella, o almeno di questo sono convinti gli
abitanti, che amano molto le loro montagne, intorno. Ora questa bellezza
e questo bene comune sono messi a rischio dalla costruzione di una
nuova linea ferroviaria, cui proprio ieri si sarebbe dovuto dare inizio,
piantando i primi pali. E contro queste prime attività concrete
di recinzione, per l'appunto una prima sottrazione di territorio,
simbolo di tutto il resto che dovrebbe seguire, c'erano i sindaci
della Val di Susa a manifestare, insieme alla popolazione, contro
la Tav, la linea ad alta velocità-capacità, tra Torino e
Lione. Le ragioni degli abitanti della Valle sono vere e sono profondamente
radicate in quindici anni di lotta. Rifiutano la linea Tav e il modello
di sviluppo connesso che consiste nell'occupazione del territorio
da parte del Corridoio 5 e la sostanziale estromissione di
tutti loro. E ancora; è previsto un cantiere lungo dodici o quindici
anni, molto costoso, e utile soltanto per arricchire gli impresari
e i costruttori. Oltre tutto, la strada ferrata c'è già
e potrebbe essere aggiornata per soddisfare le nuove esigenze di trasporto;
invece la si lascia deperire, spostando tutto il traffico su gomma,
lungo un'autostrada che insiste anch'essa nella valle e comporta un
passaggio di migliaia di camion ogni giorno. Una eventuale nuova via
ferroviaria avrebbe un periodo di costruzione effettiva di una dozzina
di anni, nel corso dei quali il traffico e il disordine aumenterebbero
ancora di molto, proprio per le esigenze dei cantieri, senza portare
alla valle - stretta come prima, fragile come prima - alcun vantaggio.
Ma non è tutto. Il monte Ambin, sotto cui dovrebbe passere il
tracciato, è notoriamente ricco di amianto. Il minerale, scavato
in grande quantità, darebbe luogo a molte polveri e le polveri
avrebbero buon gioco nel disperdersi lungo tutta la valle e anche
più in là, molto più in là. C'è poi un'altra
ricchezza nelle viscere della montagna: l'uranio. E anche questo
verrebbe portato alla luce, con la sua bassa intensità radioattiva.
Poi c'è l'acqua. O meglio c'era perché gli scavi precedenti,
per l'autostrada, per la centrale elettrica dell'Aem, hanno intaccato
le falde, creando un vero lago sotterraneo che poi è stato riassorbito;
ma ormai il sistema di raccolta delle acque, ricchezza della terra,
era irrimediabilmente sconvolto.
La montagna, la valle, il suolo, l'acqua, lo spazio stesso nel territorio,
sono tutti beni comuni. Tutti li devono rispettare. Non sono in particolare
degli abitanti della valle, ma essi ne sono i custodi e per ora hanno
svolto bene il loro compito, anche se hanno subìto molti attacchi.
Ora c'è questa forza contro di loro, travestita da progresso,
ma in realtà capace solo di fare buchi costosi, buchi osceni
nella montagna, buchi lunghi 50 chilometri; e si serve della menzogna
quando dice di avere ottenuto l'autorizzazione del Cipe che invece
non c'è ancora, come non c'è la delibera della Corte dei
conti per la spesa distruttiva.
Si dirà che i sindaci e gli abitanti della valle sono contro
il progresso: non credeteci. Sono gli altri che vogliono solo giocare
ai trenini; e farseli anche pagare - e da noi - molto cari.
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