4.12.2007
Dovessimo parlare con “altri” di Tav e delle sue più recenti
evoluzioni probabilmente dovremmo spendere un lungo giro di parole.
Per fortuna invece, questo documento è indirizzato ad amici, che ben conoscono
questi lunghi 17 anni di mobilitazione e fatica, di cui andiamo orgogliosamente
fieri.
Dunque, poiché scriviamo ad amici informati, possiamo andare direttamente al
sodo.
Chi siamo?
Siamo Amministratori che rivendicano con forza i propri percorsi politici e la
propria antica e radicata opposizione al Tav e che sperano di cuore che questa
“localizzazione” significhi ancora qualcosa.
In
quanto Amministratori sentiamo il bisogno e la voglia di amministrare i
processi economici e sociali che interessano i nostri territori e di affrontare
le emergenze ambientali che ci colpiscono quotidianamente.
Questo
bisogno e questa voglia sentiamo il dovere di realizzarli con i cittadini,
facendoci carico delle loro preoccupazioni e delle loro difficoltà,
ascoltandone i bisogni e le rivendicazioni, rendendoli non solo partecipi delle
decisioni prese, ma discutendole e possibilmente prendendole con loro.
Perché scriviamo?
scrivere aiuta a far ordine mentale
scrivendo con chiarezza si rischia meno di
essere fraintesi
scrivendo si può far leggere ad altri che
leggendo, possono condividere e sottoscrivere
scrivendo si può discutere in maniera chiara e
precisa con chi non condivide
scrivendo si ha la percezione di essere più
ascoltati.
Ma scriviamo cosa?
Sappiamo tutti che l’Osservatorio è nato per allentare una tensione politica e
sociale che non sarebbe più stata a lungo sostenibile in un paese democratico.
All’epoca abbiamo sentito il dovere di provare a dare uno sbocco politico alle
barricate.
Sappiamo
che molti di noi hanno anche inizialmente sperato che l’Osservatorio fosse il
posto giusto per dare credibilità e risonanza a quel NO scientificamente
documentato e mai pregiudiziale, che per tanti anni abbiamo però espresso
nell’indifferenza generale di tutti, dai media ai vari Governi che nel tempo si
sono susseguiti.
Sappiamo
anche che altri, fra noi, hanno subito guardato con diffidenza ad un
Osservatorio considerandolo uno strumento per contrabbandare la “condivisione”
del territorio, non già sul metodo di lavoro e sul percorso intrapreso, ma
proprio sull’opera in sé. Strumento non di confronto, ma di vera
“concertazione”.
Alla
luce degli ultimi eventi:
·
il finanziamento europeo
·
la gran confusione sul 3° quaderno
·
il fondato sospetto che esista un progetto
fantasma, che il Governo tirerà presto fuori dal cilindro
·
l’assoluta mancanza di rispetto istituzionale
manifestata dalla Regione nell’approvare in perfetta solitudine la galleria “di
servizio” (!) del Frejus, in piena contraddizione con la richiesta di nuove
politiche trasportistiche di conversione gomma/ferro
·
la convocazione a Palazzo Chigi del sindaco di
Chiomonte
·
le audizioni dell’Osservatorio, volte alla
condivisione della soluzione di conflitti sociali in presenza di grandi
cantieri
·
le recentissime dichiarazioni del Presidente
Prodi sui tempi di realizzazione della Torino-Lione
ed alla luce:
·
di quanto da sempre propagandato dai Media
nazionali, propaganda che non siamo mai stati in grado di contrastare con
efficacia e che spesso non siamo stati capaci di giudicare con la dovuta
severità
·
della politica del Governo, che ogni giorno
ribadisce attraverso i suoi Ministri la determinazione a realizzare l’opera a
qualunque costo, indipendentemente dai lavori dell’Osservatorio
·
degli atti ufficiali che in maniera continuativa
vengono assunti per accelerare i processi decisionali e realizzativi dell’opera
·
dello stato di avanzamento progettuale e
procedurale realizzato ad Osservatorio operante
·
della reiterata trasformazione di un confronto
tecnico in una determinazione politica, non assolvendo agli impegni assunti di
procedere a ravvicinati incontri politici, volti ad esaminare gli emergenti
dati tecnici e di fatto esautorando le competenze decisionali, relegandole in
mano ad una sola parte
ci sentiamo di dire che l’Osservatorio:
1. ha
esaurito il suo compito (la linea storica non è satura, dunque non serve
progettare oggi e realizzare domani una linea nuova)
2. ha
via via modificato, nonostante l’impegno dei tecnici di Valle, il suo mandato
(valutare se fare l’opera e non presentarsi come luogo di trattativa, di
“concertazione con i territori interessati”, per decidere come e dove
realizzare l’opera)
3. è
stato utilizzato con strategica precisione da chi nel Governo prima ha a lungo
convocato conferenze e pre-conferenze dei servizi, poi ha presentato progetti
segreti, che nessuno ha visto o potuto vedere, per richiedere finanziamenti
europei. E se il fatto non fosse in sé gravissimo, sarebbe ottimo materiale per
una farsa.
Riteniamo anche che mantenere artificialmente in
vita questo strumento non faccia che aggravare il disorientamento generale
attorno al tema. Disorientamento che i proponenti l’opera e i Media sanno
perfettamente come usare, a loro favore e a nostro danno.
E’ evidente che non ci sfuggono la gravità del momento e i rischi
futuri. Siamo consapevoli che la Valle tornerà ad essere isolata, come è stata
per tanti anni. E che meno si è, più facile è restare stritolati. Ma non siamo
neppure mai stati tanto ingenui da pensare che il fronte del No, specie fuori
dalla Valle (dove è sempre stato piuttosto un fronte del “come”) potesse
resistere a lungo compatto. E’ evidente che nessuno di noi ambisce a tornare a
costruire barricate.
Sappiamo anche però che il momento in cui i giochi si scopriranno,
i progetti fantasma saranno tirati fuori dal cilindro e si tornerà a parlare di
carotaggi, discenderie e cantieri si fa sempre più vicino. Riteniamo sia da
irresponsabili far finta che questo momento sia lontano: tanto vale smascherare
subito il gioco e studiare immediatamente una nuova strategia.
Cosa richiediamo? Cosa proponiamo?
Partendo dal presupposto che la posizione politica espressa in
questo documento ha pari dignità di ogni altra altrettanto legittima posizione,
Richiediamo un incontro politico, urgente, entro
la prima decade di dicembre, fra Amministratori della Valle. Potrebbe andar
bene anche una Conferenza dei Sindaci, purché allargata a tutti gli
Amministratori interessati, tutti con diritto di parola e tutti con pari dignità.
Proponiamo di mettere in discussione e in votazione, in quella
riunione, l’immediata uscita dall’Osservatorio, sulla base delle motivazioni
sopra espresse.
Proponiamo, nel caso in cui si riesca a raggiungere un accordo
sulla richiesta di sospensione dei lavori dell’Osservatorio, o su una nostra
uscita dal medesimo, di darne immediata e forte comunicazione al Governo
italiano, al Parlamento europeo e ai Media nazionali e stranieri, motivandone
le ragioni e segnalando come il lavoro, pur apprezzabilissimo e certamente
onesto dei nostri tecnici, non abbia più ragione di proseguire, poiché sono
venute meno le condizioni di base su cui l’Osservatorio stesso era stato
istituito.
Proponiamo infine di pianificare insieme una nuova strategia per
discutere ed eventualmente fronteggiare le prossime scelte del Governo in
materia di politiche trasportistiche e di pianificazione territoriale
riguardanti la Valle di Susa. Siamo infatti convinti che sia nostro preciso
dovere trovare oneste e dignitose alternative tanto all’attuale ambigua
condizione di forzata sopravvivenza di un ormai inutile Osservatorio, quanto
alla altrimenti inevitabile militarizzazione di un territorio che ha già
dimostrato e continua a dimostrare in ogni modo pacifico e democratico la
totale indisponibilità ad accogliere una nuova infrastruttura al suo interno.