Allarme su diossine ed endometriosi
di Paola Meinardi da Luna Nuova del 18/9/07 –
pag.15
S.DIDERO -
La serata di approfondimento sui legami tra endometriosi e diossine, organizzata venerdì scorso dalle donne
No Tav in movimento, ha rimesso in
primo piano il difficile rapporto tra il territorio e le acciaierie Beltrame, a pochi giorni dalla sentenza del
Tar che ha bocciato il ricorso del
comitato Emissionizero, Legambiente e Pro Natura ritenendo valida l’autorizzazione ambientale integrata concessa della Provincia allo stabilimento. Una
serata per parlare di salute ma anche occasione
per informare le oltre cento persone
intervenute suIle novità riguardanti la questione e mettere in evidenza la latitanza di molte istituzioni.
“Conviviamo
da anni con questa acciaieria e abbiamo cercato di
fare di tutto e di più. Ora avremmo bisogno di
un sostegno - ha esordito il sindaco Loredana Bellone
- Sicuramente le acciaierie hanno fatto delle
migliorie ma non hasta ancora. I dati che emergono dagli studi
sulla contaminazione ambientale sono preoccupanti.
Come
sindaco, come mamma e nonna sono molto
preoccupata per la salute dei miei concittadini e per questo approvo serate di
informazione come questa”.
Al tavolo dei
relatori erano seduti il
portavoce del coordiinamento dei medici valsusini Marco Tomalino, la ricercairice dell'ospedale Valdese Elena Del Piano, il dirigente
Asl5 Enrico Procopio e Remo Castagneri. Il quadro che è
stato dato della patologia (che colpisce le donne anche dall'età adolescenziale e che, oltre a rendere difficile la procreazione, nei casi più gravi è invalidante) è preoccuparne già nel suo complesso visto che oltre tre milioni di
donne in tutta Italia ne soffrono. Ma, laddove
esiste una cronica contaminazione ambientale da
diossine e diossino-simili, come nell'area della media
valle di Susa tra Bussoleno e Borgone, la
percentuale di donne colpite cresce. Non succede,
invece, laddove l'esposizione a diossine è
stata occasionale.
«Basta
iniziare dallo studio di prevalenza
effettuato daArpa e Asl sul sangue dei valsusini
- ha spiegato Tomalino - Alle 126 donne
è stato chiesto se erano affette da endometriosi e 14, ovvero l'11 per cento, ha risposto si. E ' una percentuale molto alta anche se in Italia il 'fuori soglia 'è del 15 per cento mentre in Europa è il 10 percento. C è da tener presente che molti casi di questa patologia sono spesso sommersi e Quindi e possibile che i casi siano motti di più».
La Del Piano
ha spiegato, infatti, che in media passano nove anni tra quando la paziente comincia a sentire dolore e quando l'endometriosi
viene diagnosticata, essendo la patologia molto complessa.
«L'altro
dato importante -ha proseguito Tomalino - è che nel sangue delle donne affette da
endometriosi la percentuale dì Pcb era più alta. E questo dato è statisticamente
significativo Questa patologia è considerata
un buon indicatore di tossicità per la presenza di diossine. E’ come vedere la
punta di un iceberg, la cui base è
formata da molte altre patologie
non così facilmente collegabili alle diossine.
Tomalino ha
spiegato che il Coordinamento dei medici ha preparato un progetto di studio per indagare più a fondo la questione.
«Come Asl5 avevamo già ipotizzato un
intervento di sanità pubblica in merito -ha precisato Procopio - Dal mese di
giugno in Regione è partito un tavolo
tecnico di lavoro e l'ultima riunione è avvenuta due giorni fa
(mercoledì scorso, ndr). Ora, in Regione
c'è l'emergenza della tutela degli allevatori
ma comunque ho riportato il problema
dell'approfondimento della salute dei valsusini all’attenzione del tavolo. Nella prossima riunione, che si
terrà nella prima decade di ottobre, vorrei
fare un 'attenta analisi di
fattibilità del progetto proposto
dai medici di base valutando anche i
costi sui quali la Regione dovrà
intervenire. Anche le volontà
ministeriali della Turco sono quelle
di prevedere dei fondi per studi come questo
perché l'endometriosi deve essere considerata malattia sociale gravemente
invalidante».
Castagneri ha
chiuso l'intervento dei relatori proprio ricordando la
situazione degli allevamenti. Sui 12 controllati,
uno solo è a posto. Due allevamenti continuano a essere fuori soglia e gli altri nove rientrano appena nei limiti. «Alcuni risultati si sono avuti
prendendo da fuori gli alimenti per il
bestiame - ha detto Castagneri - Se noi
chiudessimo l'acciaieria oggi, per 30 o
40 anni il problema continuerebbe a persistere anche considerando la
componente storica di smaltimento non
legale dei Pcb in valle. Con o senza
autorizzazione ambientale integrata
qui esiste un inquinamento
persistente e continuativo e bisogna cominciare a fare qualcosa perché
stiamo compromettendo il futuro».
Una serie di
interventi dal pubblico ha denunciato la latitanza degli
altri sindaci valsusini e dei tanti medici di base e
ha sottolineato l'importanza di rimettere le istituzioni alle proprie responsabilità, essendo esse tutrici della salute pubblica.