Diossina nel latte a Bruzolo e S.Didero
Cinque campioni “positivi” per i produttori vicini alle acciaierie
Ferrentino:
<<E’ una vera emergenza sanitaria, ora la Regione ci dica cosa
fare>>
Di Massimiliano Borgia da
Luna Nuova del 8/3/05
Altra diossina: questa
volta nel latte. Cinque campioni di latte prelevati da aziende nei dintorni
delle acciaierie Beltrame di Bruzolo-San Didero e in altri punti della bassa
valle sono risultati contaminati da simildiossine. Si tratta di una parte della
grande famiglia dei composti della degenerazione del cloro prodotti anche
dall’industria dell’acciaio attraverso la fusione di rottami ferrosi sporchi di
oli e residui plastici. E sono pericolosi per l’uomo.
Così, dopo l’indagine
sui terreni della bassa valle di Susa resa nota a Settembre, che ha scoperto la
contaminazione da diossine e PCB tra San Didero, Bruzolo, Borgone e
Villarfocchiardo; dopo le analisi dei fumi dello stabilimento della Beltrame
dell’anno scorso; dopo lo studio epidemiologico che ha evidenziato una maggiore
incidenza della mortalità per cancro nei comuni intorno allo stabilimento,
adesso le sostanze cancerogene sono presenti anche nel latte. Su una quarantina
di campioni prelevati in tutta la valle dall’ASL, di mucche che preferibilmente
pascolano all’aperto oppure mangiano fieno tagliato in valle, analizzati
dall’ARPA, cinque sono risultati oltre la soglia. Era la prova che si
attendeva, perché nei grassi animali, in particolare nel latte, le diossine e i
PCB si fissano e si accumulano.
A questo punto si può
dire che la valle è veramente inquinata.
Restano però da
“inchiodare” definitivamente le acciaierie, perché ancora una volta i dati non
sono di facile interpretazione e non sono ancora una volta strettamente
correlati all’attività dell’azienda. Per prendere provvedimenti nei confronti
della Beltrame si aspettano i risultati delle analisi sui fumi che l’ARPA sta
effettuando nei camini dell’azienda.
“A questo punto
l’autorità sanitaria regionale deve dirci non solo come dobbiamo interpretare
questi dati – pretende il presidente della Comunità Montana Antonio
Ferrentino – ma anche che provvedimenti vanno presi, in particolare se si
deve bloccare la vendita e la trasformazione del latte. L’inquinamento della
valle non è più solo un problema ambientale: è ormai un problema sanitario e
l’assessorato regionale alla sanità deve assumersi le sue responsabilità”.
A questo proposito,
oggi dovrebbe svolgersi una riunione che sa di “passaggio di consegne” tra la
dirigente all’ambiente regionale Laura Bruna e il dirigente alla sanità
Gianfranco Corgiat. Ma adesso si inizia a parlare di chiusura, magari
temporanea, delle acciaierie.
“Abbiamo sempre
detto che questo era un problema di sanità pubblica – ricorda l’assessore
provinciale alla qualità dell’aria, Dorino Piras - Se anche le nuove
analisi dei fumi dei camini della Beltrame dimostreranno che le acciaierie
inquinano, con i risultati di tutti gli altri studi in mano chiederemo la
sospensione dell’attività della fabbrica”.
Ma l’azienda avrebbe
già intenzione di fermarsi per un periodo di 8-9 settimane, proprio per montare
i sistemi di abbattimento degli inquinanti; nei prossimi giorni il piano dei
lavori sarà comunicato alle rappresentanze sindacali, che comunque non
nascondono la propria preoccupazione e il proprio stupore. “Non capisco come
si possa parlare di fermo visto che siamo in presenza di un’azienda che ha
stanziato molti soldi per abbattere l’inquinamento e sta per avviare i lavori
per adeguarsi alle prescrizioni” dichiara Roberto La Marca, della FIOM.
E’ ancora una volta il
dilemma (che ha accompagnato spesso questa fabbrica) tra la salvaguardia dei
cittadini da una parte e dei 500 posti di lavoro dall’altra. “La salute è al
primo posto – aggiunge Ferrentino – ma se le acciaierie riescono a
produrre in sicurezza non vedo perché debbano chiudere. Del resto l’azienda ha
sempre detto che intende investire sulla salute e che vuole restare in valle”.
Nei prossimi giorni è atteso il
quadro definitivo delle analisi del sangue degli operai delle acciaierie. Ma a
fine Febbraio era attesa anche la prima risposta sulle analisi su un campione
di valsusini. I soldi per questa ulteriore indagine non ci sono ancora, anche
se la Regione aveva promesso oltre ai 200 mila Euro nel bilancio 2004 anche 300
mila Euro su quello del 2005. Soldi che dovrebbero coprire le prestazioni del
personale ASL che verrebbe incaricato dei prelievi di sangue. Oggi la Regione
dovrà dare risposte anche su questo, ma le elezioni in vista non aiutano certo
le decisioni politiche sugli impegni di spesa.