Fin dove sono arrivate le diossine?
Preoccupati i medici valsusini: <<Non bisogna
nascondere nulla>>
Di Andrea Spessa da Luna
Nuova del 15/3/05
Diossina. Ancora una volta, per
il Coordinamento sanitario che riunisce decine di medici valsusini, la parola
d’ordine è cautela. Cautela perché la situazione, è chiaro anche ai non
esperti, è delicata. Primo campanello d’allarme, qualche mese fa, lo studio
dell’ARPA riguardante l’inquinamento del suolo: a Villarfocchiardo valori di
PCB (pseudodiossine) 57 volte superiori alla soglia di legge per le aree
residenziali; PCB 47 volte oltre la soglia e diossina quasi al triplo dei
valori limite a Borgone. Poi arrivano gli esiti del secondo studio dell’ARPA:
in valle l’incidenza della mortalità, indicizzata per fasce di età, è superiore
del 10% a quella del resto del Piemonte per gli uomini e del 5% per le donne. A
completare il quadro arriva il terzo studio targato ARPA: c’è diossina nel
latte proveniente da alcuni allevamenti di zona. In particolare a Bruzolo e San
Didero, ma anche a Condove, Almese e Sant’Ambrogio.
E il Coordinamento sanitario, nato spontaneamente un anno fa per
studiare i rischi sanitari che potrebbero derivare dalla costruzione della
linea ad alta velocità Torino–Lione, da subito si rende conto che non può stare
fuori dalla questione diossina. La diossina fa male, è sicuro, e il compito dei
medici è difficile. Tutelare al massimo la salute dei pazienti: informarli
correttamente, e solo nel caso in cui si rendesse necessario, lanciare un vero
allarme sanitario. “Lanciare un allarme, che è ben diverso da fare inutile
allarmismo” puntualizza Edoardo
Gays, oncologo al San Luigi e membro del Coordinamento.
Ma il problema principale, oggi,
è la carenza di dati certi su cui ragionare. I medici devono esprimersi su base
scientifica e il coordinamento nasce proprio per condividere dati, informazioni
ed esperienze tra esperti del settore, ma allo stato odierno non è pensabile
esprimere pareri; al grande puzzle della situazione inquinamento in valle
mancano ancora troppi pezzi. Per Marco Tomalino, medico di base con studio a
Bruzolo e aderente al comitato, prima di parlare è indispensabile vedere i
risultati dello studio sulla contaminazione del sangue degli abitanti della
valle. Una grande e costosa campagna di prelievi a cura dell’ASL, effettuata
con fondi regionali, che avrebbe già dovuto iniziare, ma per ora è ferma per
carenza di finanziamenti. “Senza quei dati non si riesce a capire perché in
valle si muoia più che altrove – spiega Tomalino – Partendo dai
risultati degli esami si capirà se è colpa delle diossine o di altre sostanze.
E’ necessario andare a fondo: sappiamo che in alcune zone il latte è inquinato,
così come la terra. Bisogna capire fino a che punto la diossina si è spinta
nella catena alimentare, bisogna sapere se è arrivata fino all’uomo”.
E se Tomalino attende i dati,
Gays è scettico: “Purtroppo temo che non li vedremo mai. Finchè si tratta di
cibi contaminati uno può pensare di rinunciare alla toma della valle e mangiare
pecorino sardo, ma se si scoprisse che la diossina è già presente nel sangue
della gente, l’effetto sulla popolazione sarebbe assolutamente devastante”.
Oggi sappiamo solo che suolo e
latte sono contaminati , dati rilevanti di per sé. “Anche perché –
spiega Gays - diossine e PCB sono
sostanze assolutamente volatili, e i venti della valle possono portarle a
distanza di chilometri, allargando a macchia d’olio l’emergenza sanitaria”.
“Inoltre – incalza Tomalino – bisogna pensare al fatto che non si
sono sforati valori medi, ma i massimi consentiti dalla CEE. E già parlare di
soglie non ha molto senso quando ci si riferisce a composti chimici come la
diossina, sostanza che non esiste in natura e che incide negativamente
sull’organismo, magari senza essere fatale, anche in concentrazioni molto
basse”.
Negli ultimi tempi ad entrambi i
medici è capitato di confrontarsi con le domande dei pazienti a proposito del
problema. La linea dei due medici è la stessa: parlare chiaro, informare
correttamente, evitare allarmismi in attesa di maggiori informazioni. E Gays
conclude: “Non nascondere nulla. E’ compito nostro, ma anche degli
amministratori. La faccenda diossina è spinosa e può dare un brutto colpo al
territorio. Può danneggiare l’immagine della valle e dei suoi prodotti tipici,
può mandare in crisi il mercato immobiliare. Ma è un preciso dovere degli
amministratori, di tutti gli amministratori, mettere al primo posto, davanti a
tutto, la salute dei cittadini”.