A Torino
35 enti locali, in seduta pubblica, deliberano il NO alla linea TAV con Lione
Cronaca dell’eccezionale evento democratico del 19 Marzo 2005 in piazza Castello
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(A cura del
comitato NO-TAV Torino)
Per la prima volta nella storia d’Italia un numero così elevato di amministrazioni locali si sono formalmente convocate in un luogo pubblico per discutere ed approvare una delibera: un fatto di grande rilevanza sul piano istituzionale con un chiaro significato politico di rivendicazione di democrazia sostanziale.
Il sito di piazza Castello, a Torino, non è stato scelto a caso: vi si affacciano il palazzo della giunta regionale e quello della Prefettura, rappresentanza del Governo nazionale.
Nella sede aperta, allestita a ridosso della facciata di Palazzo Madama, tra le 10 e le 16 si sono alternati 400 amministratori eletti dai cittadini, appartenenti ai 35 enti locali convocati: due Comunità montane, la “bassa val Susa e val Cenischia” e la “val Ceronda e Casternone”, tutti i consigli comunali della bassa valle di Susa (Bussoleno, Almese, Rubiana, Mattie, Vaie, Caprie, Susa, Venaus, Chianocco, Chiusa-S.Michele, Mompantero, Novalesa, Villarfocchiardo, Bruzolo, Caselette, S.Antonino, S.Didero, Villardora, S.Giorio, S.Ambrogio, Condove, Avigliana, Borgone), cinque dell’alta valle (Moncenisio, Giaglione, Chiomonte, Gravere, Meana) e cinque della cintura ovest torinese (Alpignano, Pianezza, San Gillio, Valdellatorre e Druento).
La cornice di pubblico era costituita quasi interamente da cittadini della valle, confluiti nella piazza con due brevi cortei partiti dalla stazione ferroviaria di porta Nuova; alcuni comitati hanno allestito banchetti per distribuire materiale informativo sulle motivazioni contrarie all’alta velocità.
Confermando
ancora una volta la compattezza delle amministrazioni coinvolte dal tracciato
della linea progettata, una stessa delibera è stata approvata da tutti i consigli
all’unanimità: esprime forte contrarietà al TAV
Torino-Lyon e rivendica il proseguimento del confronto istituzionale con tutti
gli enti locali interessati.
A
fare da intermezzo nel succedersi delle sedute consigliari sono stati interventi
di saluto e solidarietà da parte di sindaci di altri comuni della provincia
torinese (Bardonecchia, Collegno, Venaria, Piossasco, Salbertrand, Carmagnola),
del presidente della Comunità montana Alta Valle, di Fulvio Perini della CGIL
di Torino, di Carlo Gottero della Coldiretti provinciale, di Oscar Margaira
a nome dei tanti comitati presenti, di Luca Robotti (segretario regionale
PdCI) e Gianni Naggi (responsabile politiche ambientali PRC); hanno inoltre
preso la parola due parlamentari e segretari nazionali di partito, Alfonso
Pecoraro Scanio dei Verdi e Piero Fassino dei DS, entrambi a Torino per impegni
della campagna elettorale regionale.
Pecoraro
Scanio si è presentato autonomamente a metà mattinata; ha definito il TAV
una scelta strategica sbagliata in un paese che ha bisogno di potenziare in
altro modo le ferrovie, aggiungendo che in Valle Susa rappresenta un errore
di merito ma anche di metodo, in quanto non coinvolge nel processo decisionale
gli enti locali; si è impegnato personalmente a contrastare in ogni sede un’opera
tanto devastante, anche all’interno della propria coalizione.
Fassino,
casualmente intercettato da alcuni attivisti dei comitati in un bar nei dintorni
della piazza, ha tuttavia accettato l’invito di questi interlocutori ad intervenire.
Il segretario DS è stato accolto da contestazioni, slogan e fischi del pubblico
(guida un partito che dal livello provinciale in su è da sempre favorevole
al TAV, ed inoltre è originario di Avigliana, primo comune della bassa valle
Susa); ha rivolto il suo saluto ai sindaci e si è limitato a dichiarare di
sostenere la richiesta di coinvolgimento delle comunità nelle decisioni che
riguardano il territorio.
Per
testimoniare in maniera ineludibile la ferma opposizione della popolazione
alla ferrovia ad alta velocità e la domanda di protagonismo dei suoi rappresentanti
eletti, la raccolta degli atti di tutti i consigli con la delibera approvata
verrà ufficialmente consegnata a Provincia, Regione e Prefettura.
Nelle
valutazioni degli stessi protagonisti di questo atto eclatante di esercizio
della democrazia, alla fine della giornata restano tuttavia tre motivi di
rammarico: l’assenza totale di interventi da parte di rappresentanti istituzionali
del Comune di Torino, della Provincia, della Regione; lo scarso rilievo dato
all’evento dai mass-media; l’irrilevante coinvolgimento dei cittadini di Torino.