Palazzo Chigi assicura: Tav a Chiomonte entro Giugno
di Massimiliano Borgia da Luna Nuova del 6/5/11
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Il Tavolo di Palazzo
Chigi di martedì scorso, convocato dopo oltre due anni e mezzo dall'ultima
volta, è servito solo per dare l'ennesimo segnale mediatico. E' vero che si
doveva chiudere una fase dell'Osservatorio per passare alla progettazione
definitiva delle due tratte. E' anche vero che andava dato il "placet"
politico alla proposta (già ampiamente concordata col governo) di realizzare
l'opera per lotti, in modo da non dover impegnare tutti e subito 12 miliardi di
euro.
Ma il tavolo di
Palazzo Chigi è stato soprattutto, e per l'ennesima volta, l'occasione per fare
il solito annuncio. Questa volta la data dell'inizio dei lavori è stata
annunciata per i primi di giugno. Lavori che inizieranno con la recinzione
dell'area di cantiere di un tunnel geognostico che occupa terreni che devono
ancora essere acquisiti da Ltf.
E' stata anche
l'occasione per mostrare i muscoli. Dentro, con i pochi sindaci ammessi con un
meccanismo concordato un anno fa per tenere fuori chi non ha intenzione di
collaborare con la progettazione, i soli tre rappresentanti del governo
presenti (il sottosegretario Gianni Letta, il ministro Altero Matteoli e il
sottosegretario all'interno Michelino Davico) hanno parlato di una valle
cambiata. Una valle che, a maggioranza, ha cambiato idea e che non vive più il
clima del 2005. Tranne una minoranza che non vuole capire che tutto si è
aggiustato e che rimane contraria per partito preso.
Per contenere la
calata di questa minoranza, rappresentata da quasi tutti i sindaci della bassa
valle di Susa (19 su 23) piazza Colonna è stata completamente
transennata. I sindaci sono sempre stati guardati a vista da 200 poliziotti con
casco e manganello. Le altre volte in molti attendevano la fine dei tavoli
fuori, di fronte all'ingresso, insieme ai giornalisti. Martedì, poteva
avvicinarsi al palazzo del governo solo chi era munito di invito per
l'incontro. Nemmeno la mediazione del presidente nazionale dell'Anci, Sergio
Chiamparino, è servita ad avvicinare i sindaci e a raffreddare la tensione.
Insomma, si è vissuto
un assaggio del clima che potrebbe respirarsi a Chiomonte e in tutta la bassa
valle non appena sarà fissata la data dell'occupazione dei terreni e dell'avvio
dei lavori, in questa valle che a Roma credono "pacificata" e
collaborativa. Di fronte a questa lettura falsata, con i sindaci fuori a dire
di fronte alle telecamere che la valle di Susa resta contraria al Tav, dentro
si stabiliva che l'inizio dei lavori è fissato tassativamente ai primi di
giugno.
Il movimento No Tav ha
subito preso la palla al balzo. Da questa settimana la casetta abusiva della
Maddalena sarà presidiata nelle ore diurne e non appena ci saranno i primi
segnali di militarizzazione il presidio diventerà anche notturno, proprio come
nel 2005. La tattica sarà di nuovo quella del gioco di anticipo per costringere
l'avversario allo sgombero forzato.
Già, la
militarizzazione. Al ministro leghista non piace mandare la polizia in una
valle, ma è stato fatto capire che il Prefetto ha la facoltà di interpretare la
situazione e decidere con il questore le misure di ordine pubblico da
prendere. Non si è parlato di dichiarare la zona di cantiere "zona di
interesse strategico", anche perché con il funzionario di Tremonti lì presente
la mente era anche ai costi rappresentati da un distaccamento permanente e
ingente di forze dell'ordine da suddividere in tre turni per mesi e anni.
Ma all'annuncio dei
lavori mancava quello della firma del nuovo trattato tra Francia e Italia con
la nuova ripartizione di spesa, il nuovo orizzonte di fine lavori (ora è il
2035) e soprattutto l'avanzamento per fasi. Così si è detto che il 24 maggio ci
sarà il nuovo accordo, senza però indicare un luogo per un atto così solenne. E
senza specificare se andrà nuovamente ratificato dai rispettivi parlamenti,
fatto che l'altra volta comportò una procedura di due anni. E' stato anche
confermato che la progettazione preliminare sarà approvata dal Cipe entro
l'estate.
Antonio Ferrentino, un
tempo capodelegazione della valle e ora lì come sindaco di Sant'Antonino, ha
sollevato dubbi procedurali: «Come si fa a giustificare un tunnel
geognostico che sarebbe dovuto servire ad acquisire informazioni tecniche in
vista della redazione del progetto preliminare? Se il progetto preliminare lo
approvate senza i dati del tunnel geognostico, allora a cosa serve? A questo
punto dov'è l'urgenza di iniziare i lavori a Chiomonte? Se serve come uscita di
sicurezza si può iniziare tra qualche mese». Ferrentino ha quindi giocato
la carta del rinvio della scadenza più prossima, facendo leva sulle contraddizioni,
come faceva ai vecchi tempi. Ma gli altri nella delegazione non l'hanno
seguito. E dal governo, che una volta avrebbe fatto di tutto pur di evitare i
titoli sui giornali con la parola "rottura", è giunta solo una
rigidità infastidita. Dai sindaci presenti è comunque arrivata puntuale la
lamentela sugli impegni presi da due governi precedenti e mai mantenuti.
Così Altero Matteoli e
l'assessore regionale Barbara Bonino hanno ricordato che «entro giugno partiranno
i lavori per la riqualificazione delle stazioni ferroviarie della linea
storica, per un impegno di spesa di 850mila euro». In più il ministro
Matteoli ha sottolineato che «non appena cominceranno i lavori alla
Maddalena verranno sbloccati 20 milioni di euro dal governo più 10 milioni dei
fondi Fas per l'acquisto di nuovi treni per la linea Torino-Bardonecchia». Per
la cintura da Matteoli è arrivato l'assenso per lo studio di fattibilità sul
nodo di Settimo, così come l'apertura sulla metropolitana fino a Rivoli. Questi
ultimi punti erano chiesti anche dal presidente della Provincia Saitta. Sul
finanziamento del Piano strategico non ci sono stati approfondimenti.