La marcia dei 10 mila. La grande fiaccolata nella notte di Halloween in bassa Val Susa

No Tav alla prova generale “I carotaggi non partiranno”

Il centrodestra: una zona franca per compensare i disagi

 

di Fulvio Morello da La Stampa del 2/11/09 – pag. 62 Cronaca di Torino

 

Gli oppositori alla linea ferro­viaria ad Alta Velocità hanno dato la loro prova di forza, di­mostrando che il movimento è più che mai vivo, pronto alla grande opposizione ai carotaggi che ormai sono immi­nenti. No alla Tav, no quindi ai trivellamenti.

 

Le parole d'ordine sono sempre le stesse, quelle di quella famosa notte del Se­ghino del 31 ottobre del 2005, la prima vera batta­glia tra i No Tav e le forze dell'ordine in assetto anti­sommossa sulle pendici del Rocciamelone. E già quella volta la decisione di usare la forza fu presa da un governo guidato da Berlusconi, per blindare l'arrivo delle trivel­le in vista dei primi carotag­gi. Ora tutti si chiedono cosa succederà. Arriverà l'eserci­to come già annunciato in più occasioni dal premier?

 

«Siamo pronti. Se arrive­ranno, troveranno sicura­mente la nostra grande e pa­cifica opposizione come già era accaduto al Seghino di Mompantero», dice Alberto Perino. L'ex bancario, l'altra sera, ancora una volta, era al­la testa del corteo partito da Condove e arrivato In piazza della Pace a Sant'Antonino verso lo 23. «È andata molto bene - commenta - c'era la nostra gente, tutti con lo spi­rito che ci ha sempre accom­pagnati in questi anni, non è cambiato nulla».

 

«Tremate che le streghe No Tav sono arrivate», si leggeva su un cartello porta­to con orgoglio da una giova­ne donna in costume per ce­lebrare la notte di Halloween. «Bisogna dire che certa­mente abbiamo sbagliato se­rata per organizzare questa fiaccolata di protesta, per­ché in valle c'erano già tante manifestazioni», aggiunge Perino. A Bussoleno c'era, infatti, il rovescio della me­daglia No Tav, con oltre die­cimila persone che hanno fatto mattina festeggiando la notte di Halloween. Intan­to, il 9 novembre sono previ­sti i primi posizionamenti del­le trivelle per i sondaggi pres­so la stazione ferroviaria di Chiusa San Michele e a Susa nel piazzale Sitaf dell'autoporto, alla periferia della città.

 

La marcia di sabato sera non ha lasciato indifferente la politica. Numerosi i commenti. «La Tav, In Valsusa. è ormai una questione morale, oltre che ambientale, e la marca di persone che ha sfilato sembra voler evidenziare il proprio di­stacco dai giochi politici trama­ti in Parlamento dai dirigenti nazionali dei principali partiti», ha detto il consigliere regio­nale di Rifondazione Comuni­sta, Juri Bossuto. «La fiaccola­ta No Tav è una legittima mani­festazione di dissenso, ma l'opera si farà perché è indi­spensabile per il Piemonte e strategica per l'Italia», sosten­gono invece il vice-coordinato­re regionale del Pdl, onorevole Agostino Ghiglia, e la vicepresi­dente del Consiglio provincia­le, Barbara Bonino (Pdl). Intan­to il sindaco di Claviere, Fran­co Capra, candidato presiden­te della Comunità montana, propone di istituire una zona franca in Valle di Susa per compensare i disagi della Tav.

 

 

4 domande a Sandro Plano, candidato Presidente

«Serve riaprire il confronto, non mandare l’esercito»

 

Sandro Plano, dirigente Sitaf e direttore dell'autostrada A32 Torino-Bardonecchia, già sindaco di Susa per due mandati è il più gettonato al­la presidenza della nuova Comunità Montana unica, Valle di Susa e Val Sangone. Potrebbe quindi essere lui il grande mediatore essendo anche in questo momento l'amministratore locale (as­sessore a Venaus) più vicino ai Comitati No Tav.

 

I No Tav continuano a essere in tanti. Positivo o negativo?

«E un elemento di profonda riflessione per chi dice che il movimento è ormai in via di estinzione. Dobbiamo quindi tutti prendere atto che la que­stione Valsusa non è affatto risolta».

 

Andiamo quindi verso un nuo­vo scontro?

«Speriamo proprio di no. Non penso che si possano ri­solvere queste spinose que­stioni mandando l'esercito. Spero prevalga la linea del dialogo ad oltranza rispetto alla forza».

 

Riprendendo quindi le riunioni dell'Osservatorio?

«L'Osservatorio ha accenna­to ma non risolto i ragiona­menti sui costi e benefici dell'opera Tav, sull'alternativa del tracciato».

 

Proposte?

«Bisogna cambiare registro. Impostare la discussione su basi nuove perché mancano attualmente ragioni obiettive per convincere la gente che la Tav è necessaria e indi­spensabile».