Ferrovie. I treni corrono. Ma i costi non si fermano
Le cinque ragioni dei maggiori oneri per l'Alta Velocità
Dietro le extraspese i tempi lunghi e i diktat degli enti locali
Il peso di caratteristiche geografiche e di politiche contrattuali
di Massimo Mucchetti da il Corriere della Sera Economia del
18/1/10 - pagina 4
Le
difficoltà d'esordio dell'ultima tratta di Alta velocità, aggravate dal
maltempo che per qualche giorno ha messo in ginocchio le ferrovie di
tutt'Europa, hanno riportato in primo piano lo scandalo dei costi di
costruzione di questa infrastruttura, la pi importante realizzata in Italia
dopo l'Autostrada del Sole. La questione, in verità, non è nuova, Ma facendo
polveroni si possono fare regolamenti di conti in un mondo dove girano interessi
miliardari, ma non si pongono le basi per evitare due rischi:
a) che la
brutta storia si ripeta con le nuove tratte ancora da appaltare come il
cosiddetto Terzo valico tra Milano e Genova, il collegamento tra Mestre e
Trieste o il prolungamento a sud di Salerno;
b) che le
ristrettezze del bilancio dello Stato congelino ogni nuovo progetto o generino
piccoli mostri.
Aumenti
La Corte dei conti e l'Autorità di vigilanza sugli appalti pubblici
hanno già sottolineato le distorsioni procedurali che concorrono a gonfiare il
costo delle opere civili della linea ad alta velocità fino a 32 miliardi di
euro, a costi 2006. Ma il 2 marzo 2007 era stato lo stesso amministratore
delegato, Mauro Moretti, in carica dall'ottobre 2006, a illustrare in Senato
perché l'alta velocità in Italia è costata tre volte di pi rispetto a Francia e
Spagna. Il quadro, sarebbe ancora valido, perché, secondo Moretti, non
emergerebbero scostamenti rispetto a quel rapporto che comprendeva anche i
costi ancora da sostenere fino al 2009. Cinque, secondo le Fs, sono la cause
delle differenze di costo.
1) Procedure
Le modalità di affidamento dei
lavori. Il marcio risale al 1991 quando la società Tav (60% banche, 40% Fs non
ancora trasformate in Spa) stipula gli accordi con i general contractor (Iri,
Eni, Fiat e Montedison), a trattativa privata, sostanzialmente predeterminata e
con garanzia statale a piè di lista. La presenza dei privati nella Tav serve a
evitare che il finanziamento dell'Alta velocità, comunque garantito dallo
Stato, gonfi il debito pubblico. Ottimo. Ma se la Tav avesse fatto gare
europee, le Fs stimano ci sarebbe stato un risparmio del 14-20% su quei costi,
diciamo 4-6 milioni di euro al chilometro sulla base dei minori costi sostenuti
per le tratte Milano-Pioltello e Padova-Mestre non comprese nella convenzione
iniziale.
2) Progetti
Le specifiche progettuali. Prima
fra tutte, la trasformazione del progetto dell'Alta velocità per far viaggiare
i passeggeri a 300 all'ora in un progetto misto Alta velocità-Alta capacità per
trasportare più spedite anche le merci, a 160 km l'ora. La decisione, presa nel
1997 su iniziativa del ministro dei Trasporti, Claudio Burlando, ma con
consenso bipartisan, impone di abbassare le pendenze massime dal 30 al 12-15
per mille per poter aumentare da 17 tonnellate sull'asse a 22,5 tonnellate il
peso veicolabile in linea. Oltre all'evidente allungamento dei percorsi è stato
così necessario prevedere altre opere per rendere la rete italiana omogenea al
resto della rete europea. Vi è poi la fittissima interconnessione con le reti
ferroviarie esistenti e l'attraversamento dei centri urbani. Totale 1,1 milioni
di euro in più al km. Altre specifiche progettuali derivano dall'orografia e
della sismicità. In Italia su 700 km, 240 sono di gallerie e viadotti; in
Francia siamo a 58 km di «opere d'arte», come si dice in gergo, su 1.200 di
rete; in Spagna 26 su 480 km analizzati. L'aggravio sarebbe pari a 6-7 milioni
al chilometro.
3) Percorsi
Il governo e gli enti locali hanno
dettato percorsi a basso impatto ambientale, spesso a fianco di autostrade o
linee esistenti. Una scelta che ha determinato 400 km di nuove strade,
l'adeguamento di 700 km di vecchie, 400 cavalcavia e sottovia, 50 km di
varianti autostradali, demolizione e ricostruzione degli svincoli, opere idrauliche
e bonifiche varie, Il caso della Milano-Torino è il più eclatante e ha offerto
un regalo enorme al gruppo Gavio, proprietario dell'autostrada limitrofa. Il
tutto fa altri 6-8 milioni in più per km.
4) Popolazione
Le zone d'Italia attraversate dall'Alta
velocità hanno una densità demografica oscillante tra i 150 e i 420 abitanti
per km, mentre in Francia si varia tra i 40 e i 130 e in Spagna tra i 25 e gli
85. Questo determina costi strutturalmente maggiori. E non parliamo degli oneri
di acquisizione delle aree agricole spesso pregiate, con prezzi di mercato
superiori fino a 6 volte quelli francesi e iberici, per il passaggio della
linea e le bonifiche ambientali. Questo incide per 1,5-2 milioni a km.
Ritardi
Arrivando tardi, l'Alta velocità italiana si è dotata di sistemi di
sicurezza, segnalazione e telecomunicazione più avanzati e costosi, che elevano
il costo per km di altri 1,3-1,5 milioni. L'effetto complessivo oscilla tra i
18 e i 23 milioni al km e spiega la differenza con l'estero. Spiega ma non
giustifica. Paragonare i costi della tratta Bologna-Firenze, 70 km di gallerie,
con quelli francesi, spagnoli o cinesi può destare indignati stupori, ma non è
serio. E tuttavia le cause non sono solo oggettive. Molto dipende
dall'intreccio tra politica e affari. La scelta di non fare gare e di dare solo
progetti di larga massima, passibili di ogni genere di contenzioso, è
certamente responsabilità del governo del 1991 e non depone a favore di quanti
ne hanno approfittato. Le pretese degli enti locali sono state irresponsabili.
L'Alta capacità oggi è una follia: non ce l'ha nessun altro in Europa; il
traffico merci su ferro non è troppo richiesto nell'Italia dei distretti
industriali; esistono le locomotive ma non i carri merci che possano frenare a
160 km all'ora. E ci vuole tutta la carità di patria del presidente delle Fs,
Enzo Cipolletta, anche lui in carica dal 2006, e dello stesso Moretti per
giustificare questa variazione con la ragione che l'Italia è uno stivale dove
non passano due tracciati, e dunque, se domani verrà il traffico merci che oggi
non c'è, allora saremo già pronti.
Detto
questo, non tutto è perduto. I costi dei nuovi tunnel del Moncenisio e del
Brennero (116 e 110 milioni a km) sono in linea con quelli del lato francese e
austriaco. La Padova-Mestre ci dice che si può risparmiare. Ma bisogna evitare
le tentazioni degli anni Novanta. E qui si torna al nodo del finanziamento. Se
tutto resta com'è, committente e concessionario della rete è Rfi, la società
dell'infrastruttura del gruppo Fs (i privati si sono ritirati negli anni
Novanta). Rfi affitta le tracce agli operatori, e cioè a Trenitalia, sempre
gruppo Fs, ma anche a eventuali privati. Senonché il traffico non darà mai
redditi sufficienti a consentire un gran pedaggio per Rfi. Al momento, più Alta
velocità vuol dire più debito pubblico. Servirebbe capitale privato per non
conteggiare questo finanziamento nel debito pubblico. Ma siccome il rendimento
di mercato non c'è, la tentazione di una nuova Tav è nelle cose.