Due cortei, un fiume No-Tav: in 70mila a Chiomonte
In testa 23 sindaci in fascia tricolore, dietro i bambini: è la grande marcia
di Marco Giavelli da Luna Nuova del 5/7/11 – pag. 2
Alcuni tra gli
organizzatori sussurravano addirittura il "numero proibito":
100mila. Impossibile dire con esattezza quanti fossero domenica tra Exilles,
Chiomonte e Giaglione. Di certo non i 6-7mila di cui ha parlato ieri la questura,
un numero che mai come stavolta stride con la realtà dei fatti. Forse erano
70mila, forse di più ancora. In ogni caso tanti, davvero tanti. Due fiumi in
piena che uno dal piazzale del Forte di Exilles, l'altro dalla stazione di
Chiomonte, convergono verso il bivio per le Ramats, diventando un unico,
immenso corteo.
Proprio dal bivio era
facile accorgersi di quanto fosse imponente questa manifestazione nazionale.
Mentre il fiume imboccava la lunga discesa verso il check-point della centrale
idroelettrica, il colpo d'occhio verso la parte di corteo in arrivo dalla
statale 24, lato Chiomonte, era a dir poco impressionante. «Guarda, di là
continuano ad arrivare. E ci sono anche tutti quelli che scendono ancora da
Exilles». I commenti si sprecano. Se in termini di presenze la reazione
allo sgombero di Venaus del 2005 era stata massiccia, questa lo è stata ancora
di più. Mamme e papà con bambini al seguito, carrozzine, biciclette, gente con
lo zaino in spalla che ha marciato sotto un sole cocente, arrivata da tutta la
valle e da ogni angolo d'Italia. Da Vicenza come dall'Aquila, da Roma come
dalla Toscana. E poi i francesi giunti dalla vicina Savoia, i baschi, alcuni
tedeschi, vari gruppi di autonomi.
È questo il fiume
colorato che meglio fotografa la voglia di esserci di un movimento stanco di
restare inascoltato. Anche i sindaci, nonostante i timori della vigilia, hanno
aderito ufficialmente alla grande manifestazione nazionale. Tutti i sindaci di
centrosinistra e delle liste civiche, anche quelli più dubbiosi o più defilati
rispetto all'opposizione istituzionale alla Torino-Lione. Dopo mille incontri e
telefonate, il presidente della Comunità montana Sandro Plano è riuscito a
trovare la quadra preparando un manifesto diffuso ai giornalisti e affisso
sulla porta di tutti i municipi in cui si pronunciavano tre parole d'ordine:
protestare contro il progetto della nuova linea ferroviaria tra Torino e Lione;
contribuire al mantenimento della legalità e del carattere non violento della
manifestazione; tutelare la pubblica incolumità.
I sindaci, com'era
anche emerso mercoledì scorso in assemblea dei sindaci, avevano la necessità
politica di differenziarsi in qualche modo dal movimento, specialmente in una
fase molto calda come questa. Così hanno organizzato un loro corteo, autorizzato
da questura e prefettura, che è andato sì a sovrapporsi con quello lanciato dal
movimento No Tav a livello nazionale, ma che poi è confluito al campo sportivo
di Chiomonte per le orazioni finali. Un modo per smarcarsi dall'assedio
lanciato dal movimento che, per quanto non fosse una riconquista, era comunque
una parola d'ordine che molti primi cittadini faticavano a digerire. Con queste
premesse, hanno aderito tutti i 22 comuni che appoggiano la maggioranza di
Comunità: Almese, Avigliana, Bruzolo, Bussoleno, Caprie, Caselette, Chianocco,
Chiusa San Michele, Giaglione, Gravere, Mattie, Mompantero, Moncenisio,
Noyalesa, Oulx, San Didero, San Giorio, Sant'Ambrogio, Sant'Antonino, Vaie,
Venaus e Villarfocchiardo a cui si è aggiunta anche Villardora, nonostante da
tempo sia in rotta con la maggioranza.
Ma la protesta No Tav
nuovamente finita sotto i riflettori, della ribalta mediatica ha fatto sì che
anche
stavolta, proprio come cinque anni fa, alcuni esponenti politici di fama
nazionale aderissero alla marcia. C'era il neo leader dei Verdi Angelo Bonelli,
ma anche Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom-Cgil,
che hanno marciato da Exilles fino a Chiomonte. C'era il segretario di
Rifondazione comunista Paolo Ferrero, ormai un habitué delle marce No Tav,
mentre il leader del Movimento cinque stelle Beppe Grillo è arrivato a corteo
ormai terminato, prendendosi la sua immancabile vagonata di applausi. Alla
vigilia era circolata la voce della possibile presenza di Nichi Vendola:
venerdì il suo partito, Sel, aveva infatti annunciato l'adesione alla manifestazione,
ma alla fine il leader nazionale non si è presentato.
Dietro ai sindaci in fascia tricolore c'erano i bambini, simbolo di come la marcia di domenica fosse l'ennesima dimostrazione pacifica di contrarietà al Tav. Bambini che, anche per fugare lo spettro dei possibiIi scontri agitato dal mondo politico torinese, erano stati in vitati a partecipare alla marcia facendo circolare via internet un apposito volantino. Ma come detto, domenica c'era soprattutto la gente della valle di Susa. La gente normale. Quegli indignati che mai lancerebbero una pietra alla polizia, ma che magari sono disposti persino a chiudere un occhio di fronte a certe situazioni, proprio perché indignati da una politica che da troppi anni non da loro rappresentanza.