Consulenze d'oro, boom in tutti gli enti pubblici

La Corte dei Conti: nell’ultimo anno cresciute del 60%

Nel mirino il Comune, la Regione, le Asl e la Provincia: 381 incarichi sono fuori legge

 

di  Raphael Zanotti da La Stampa del 12/11/09 – pag.47

 

Le consulenze degli enti pubblici, nel 2008, sono cre­sciute del 60% rispetto all'an­no precedente. E oltre una su sette è stata data in viola­zione della legge. A dichia­rarlo è la Corte dei Conti in una precisa indagine che ha colpito Regione, Province, Co­muni, Asl e Ospedali. I giudici contabili si sono soffermati so­prattutto sugli abbonati alla consulenza: professionisti che ottengono un incarico dietro l'altro a ripetizione.

 

Consulenze un buco nero da 50 milioni

 

di  Raphael Zanotti da La Stampa del 12/11/09 – pag.48-49

 

A spasso per il Pie­monte ci sono 381 consulenti che hanno ricevuto un incarico, lauta­mente remunerato da un ente pubblico, violando la legge. A sostenerlo è la sezione regiona­le di controllo della Corte dei conti del Piemonte che, in una certosina e puntigliosa indagi­ne, ha analizzato gli incarichi esterni affidati da Regione, Province, Comuni, Asl e ospedali di tutto il 2008. Una torta che va­le, da sola, 50 milioni di euro. In teoria dovevano essere molti meno. Una serie di provvedi­menti governativi imponevano un taglio drastico delle consu­lenze. Ma gli enti pubblici si so­no lasciati prendere la mano e, nel giro di un anno, dal 2007 so­no aumentate del 60%.

 

Un mondo di irregolarità

La fantasia con la quale le pubbliche amministrazioni hanno violato le norme sulle consu­lenze è fervida. Il Comune di Torino, per esempio, ha previ­sto per regolamento che le consulenze sotto i 20 mila euro dovessero essere affidate senza una gara pubblica. Regolamen­to ovviamente contestato dalla Corte dei conti. C'è poi chi non guarda nemmeno se al suo in­terno ci sono le professionalità a cui potrebbero essere affidati gli incarichi dati all'esterno, cosa che gioverebbe non poco alle cas­se pubbliche. Al­cune consulenze sono state affida­te in modo reiterato alle stesse persone, anche per anni. In alcu­ni casi non è stato nemmeno previsto un termine di scaden­za. In altri le persone scelte non avevano le competenze per rico­prire quegli incarichi (mancava loro la laurea prevista obbliga­toriamente) e in altri ancora gli incarichi erano talmente generi­ci da non permettere neppure di capire se fossero assoluta­mente necessari oppure no.

 

Gli abbonati

Alla categoria dei dipendenti pubblici bisogne­rà d'ora in poi ag­giungere un sot­togruppo: gli ab­bonati alla consu­lenza. Questa ri­stretta cerchia di professionisti, anno dopo an­no, riceve dagli enti pubblici consulenze che ben poco hanno a che vedere con l'urgenza e l'indifferibilità che dovrebbe carat­terizzare i loro incarichi. Qual­cuno, contratto dopo contratto, è ormai a libro paga da sette an­ni. Ovvero è sopravvissuto persino alla maggioranza politica che lo aveva nominato la prima volta. Il che fa sorgere qualche domanda: non hanno le compe­tenze per svolgere l'incarico nel tempo previsto? L'ente ciurla nel manico e invece di assumer­li continua a reiterare i loro in­carichi? Oppure quel lavoro è assolutamente indifferente al­l'ente, conta di più a «chi» deve andare la consulenza?

 

Gli habitué della consulen­za non sono pochi. Al fondo del­la loro relazione, i giudici con­tabili hanno riportato i casi più eclatanti in cui sono incappati. Qualche esempio: Lorenzo Muller, superconsulente della presidente Mercedes Bresso, ha ricevuto la sua prima consu­lenza nel 2005 per l'attuazione delle politiche internazionali, il coordinamento  delle  attività con le istituzioni nazionali e co­munitarie e i rapporti istituzionali Stato-Regioni. L'incarico doveva durare un anno, rinnovabile. E infatti così è stato, fi­no a oggi, per una spesa di 409.500 euro. Scrivono i giudi­ci contabili: «Alla data odierna non si ha contezza dei risultati e dei benefici effettivi raggiunti in termini di utilità per l'ente, trattandosi sostanzialmente di un supporto ester­no al responsabile della direzione».     

 

Spesa complessiva 409.500 euro e violazione del principio di eccezionalità e du­rata temporanea dell'incarico. Stessa cosa dicasi per Rena­to Balma, consulente nominato nel 2005 per supportare il piano di rientro dal disavanzo della sa­nità regionale. Il suo incarico doveva durare 17 mesi. Rimarrà lì fino al 2010. Spesa 363.000 eu­ro e il sospetto che il suo ruolo somigli troppo all'incarico direzione risorse umane.

Il Comune di Torino affida in­vece a una socie­tà la valutazione di immobili da vendere reiteratamente dal 2002 al 2007. Risultato? Per la Corte dei conti: «Disutilità della spesa sostenuta per l'assolvi­mento di compiti istituzionali di competenza ordinaria della di­rezione».