"La corruzione dilaga anche qui"
Allarme della Corte dei Conti. Il procuratore: "Ma sembra non vogliano punirla"
di Raphael Zanotti da La stampa del 25/2/10 –
pag. 63 Cronaca di Torino
«La cifra non è quantificabile, ma il dato della corruzione in Piemonte, come nel resto del Paese, è macroscopico». L'allarme proviene dal procuratore regionale della Corte dei Conti Ermete Bogetti che, in un appassionato intervento, ieri si è dilungato sulla questione all'inaugurazione dell'anno giudiziario 2010. Un discorso non senza punte polemiche. Il quadro che emerge dai dati 2009 è inquietante, ma lo è tanto di più se si considera che i rimedi scarseggiano. Anzi, secondo il procuratore regionale, quei pochi vengono addirittura neutralizzati.
Gli strali del magistrato
sono piovuti su una delle ultime innovazioni legislative che prevede una
contrazione notevole delle possibilità, per i giudici contabili, di richiedere
a tangentari e malfattori il risarcimento del danno di immagine. «Da oggi
si potrà richiedere solo all'autore di reati contro la pubblica amministrazione
e solo a determinate condizioni - spiega Bogetti - Ma non si capisce
perché non vengano presi in considerazione altri casi: non è forse più grave,
per l'immagine delle istituzioni, il magistrato condannato per mafia o il
poliziotto riconosciuto colpevole di violenza sessuale?». Secondo il
procuratore regionale, l'ultima norma rientra tra quelle riforme della giustizia
«frutto di evidente improvvisazione», come il processo breve oggetto di
«un attento studio da parte dei magistrati della procura che hanno enucleato,
insieme a un illustre costituzionalista dell'Università di Torino, 46 profili
di incostituzionalità».
Per Bogetti non ci
sono dubbi: «Si vuole una giustizia meno giusta e più tollerante». Già
alcuni effetti di precedenti riforme si fanno sentire: «Penso per esempio al
caso del professor Morea, ex primario di Cardiochirurgia delle Molinette,
coinvolto nell'indagine penale sulle tangenti delle valvole cardiache -
continua Bogetti -. L'indagine penale si è fermata, perché il reato è
caduto in prescrizione. Noi siamo riusciti a citarlo per danno d'immagine, ma
solo perché siamo arrivati prima dell'entrata in vigore della nuova norma,
altrimenti niente: la nuova legge prevede infatti che il danno d'immagine non
si possa richiedere senza una condanna penale».
Di fronte agli ultimi
annunci di «liste elettorali pulite» e inasprimento delle pene nei confronti
di chi prende mazzette e tangenti, il procuratore Bogetti confida: «Non
servono norme nuove, basterebbe evitare che per alcuni reati sia possibile il
patteggiamento: è grazie a quello che molti se la cavano».
Di casi, la procura,
ne ha seguiti molti nel 2009. Alcuni importanti come la citazione in giudizio
di 34 amministratori di sei cooperative fittiziamente costituite fra
produttori di latte per consentire ai soci di eludere le quote latte. Il danno
contestato supera i 200 milioni di euro. Oppure quello del consulente dell'ex
Ipab di Biella che, dopo aver falsamente esplorato la prospettiva di un
finanziamento, si è fatto consegnare una cauzione dal presidente dell'ente a
titolo di cauzione, intascandosi invece il denaro. O ancora i tre milioni di
denaro sparito per frodi ai fondi pubblici, comunitari e non.
«Sarebbe inoltre
utile rivedere la competenza per le grandi opere, attualmente tutte spettanti
alla sezione Lazio della Corte dei Conti» spiega Bogetti. Poco più di un
mese fa la procura piemontese ha dovuto spedire a Roma l'incartamento per
un'indagine aperta sul tratto Torino-Novara dell'Alta Velocità.