Di Luigi Spezia, da Repubblica del 16/4/08 –
cronaca di Bologna
Rischiano di bloccarsi i lavori
dell´Alta Velocità, a causa di infiltrazioni non di acqua o grisù, ma peggio:
della mafia. La società Condotte di Roma, la terza impresa edile italiana, che
sta lavorando alla galleria di accesso alla stazione sotterranea di Bologna
della Tav, si è vista negare il certificato antimafia dalla Prefettura di Roma.
Un diniego che è stato tamponato con un ricorso al Tribunale amministrativo
regionale del Lazio, che ha concesso la sospensiva del provvedimento, in attesa
della causa di merito. Per il momento dunque il cantiere bolognese, come tutti
gli altri di Condotte, è in piena attività, ma il rischio di sviluppi negativi
esiste.
La motivazione con la quale il
prefetto di Roma Carlo Mosca ha revocato il documento, senza il quale una ditta
non può lavorare in appalti pubblici, rappresenta il pericolo di
"condizionamenti ad opera della criminalità organizzata", frase con
la quale si vuol significare che la società avrebbe avuto rapporti economici
con aziende legate ad organizzazioni mafiose, per esempio concedendole appalti.
Il problema non nasce a Bologna (la Prefettura di qui non viene investita del
problema, la decisione presa a Roma vale per tutti), ma a quanto sembra in
Calabria.
Secondo
quanto ha dichiarato di recente l´ex ministro delle Infrastrutture Antonio Di
Pietro, si sarebbe evidenziato «uno stretto legame tra la Condotte e la
criminalità organizzata calabrese».
Più
volte gli ispettori calabresi hanno fatto visita ai cantieri della Condotte
sulla Salerno-Reggio Calabria e sulla statale Jonica e sono stati riscontrati
rapporti non chiari con aziende inquinate dalla ‘ndrangheta. La società
Condotte, ex gruppo Iri, ha in corso appalti in tutta Italia e all´estero e ha
avuto commesse dai general contractors anche per l´Alta Velocità ferroviaria.
Suoi cantieri sono stati aperti sulla Roma-Napoli (altra zona dove la Guardia
di Finanza ha messo il naso sulle possibili infiltrazioni camorristiche), sulla
Torino-Novara e anche sulla Bologna-Milano, alle porte della stazione di
Bologna. Un´opera, quest´ultima, molto impegnativa, alla quale tecnici e operai
di Condotte sono impegnati da oltre tre anni. Non è dato sapere se anche a
Bologna Condotte abbia fatto lavorare in subappalto ditte del Sud in sospetto
di mafia. La decisione del prefetto di Roma, presa in base a relazioni secretate,
viene accettata - al di là del Tar - anche dalle altre prefetture, dove la
società lavora con altri appalti, anche se sono esenti da sospetti.
La società di Roma reagisce alla
situazione negando ogni coinvolgimento in vicende poco chiare, in rapporti economici
con società appartenenti alla criminalità. «Abbiamo sempre denunciato
situazioni a rischio, naturalmente che fossero venute a nostra conoscenza -
dice il vicepresidente di Condotte, Duccio Astaldi - . Il prefetto di Roma
scrive che c´è un pericolo di condizionamento da parte di quelle entità. Noi
non ne sappiamo nulla, oltretutto la decisione è stata presa sulla base di
documenti che non conosciamo. Potrei dire che se questa è la motivazione,
allora la Prefettura potrebbe venirci in aiuto per contrastare il pericolo
denunciato».
Astaldi
crede che tutto verrà risolto nel più breve tempo: «E´ stato più di un fulmine,
ma una tempesta a ciel sereno. Nulla lasciava presagire un provvedimento del
genere. Ci pare di aver ricevuto una condanna ancora prima del processo, ma
abbiamo fiducia. C´è stato anche un clima particolare dovuto alla campagna
elettorale». Alla domanda se teme che la vicenda possa comunque ripercuotersi
sui cantieri, quindi anche bloccare i delicati lavori sulla dorsale emiliana,
Astaldi si stringe nelle spalle: «Non posso prevedere il futuro, né sapere se
un mattone mi cadrà in testa. Noi siamo sereni e tranquilli, questo posso
dirlo. Per ora parlare di questo mi sembrano solo elucubrazioni».