Attivisti alla sbarra: due condanne
Il giudice
accoglie la tesi del pm, prima sentenza ai danni dei No Tav
di Paola Meinardi da Luna Nuova del 27/1/09 – pag. 2
TORINO - II tribunale del capoluogo, presieduto dal giudice Nasi, ha condannato venerdì mattina in prima istanza a un anno di reclusione e 600 euro di multa, Luca Abbà e Giorgio Rossetto, i due attivisti No Tav accusati di resistenza, danneggiamento e furto. Reati che sarebbero avvenuti durante il blocco sull'autostrada del 6 dicembre 2005, poche ore dopo il violento sgombero da parte della polizia del presidio di Venaus. Almeno una trentina gli attivisti anti-tav tra gli uditori.
E' la prima condanna
che colpisce il movimento per i fatti dell'autunno caldo. Le conseguenze per
gli imputati non saranno comunque gravi, anche se l'appello e la cassazione
dovessero confermare le accuse, poiché il reato è coperto da indulto. Ma la
sentenza ha, da una parte e dall'altra, un grande valore simbolico. Non solo
perché colpisce due tra i volti più noti della protesta contro l'alta velocità,
ma anche perché costringe il movimento stesso a ragionare su modi e metodi.
Le arringhe degli avvocati sono state chiarissime e lucide, pur naturalmente su posizioni opposte. Il pubblico ministero Tatangelo ha basato la richiesta di condanna, poi accettata completamente dal giudice, su due punti chiave. Il primo è che non poteva esistere la buona fede. Viste le deposizioni dei quattro poliziotti coinvolti e quelle contrastanti dei testimoni della difesa, o mentivano gli uni oppure gli altri. Secondo fondamento dell'accusa, che pur ha concesso le attenuanti generiche vista la situazione, è che il mancato fermo immediato degli imputati è stato dovuto al «comportamento di basso profilo tenuto dalle forze dell'ordine, da un sano istinto di autoconservazione e dalla voglia di non esasperare una situazione già tesa».
Sulla base di questa
dicotomia, o dicono il vero o mentono, e della sentenza, rischiano accuse per
falsa testimonianza quattro dei testimoni della difesa: Guido Fissore, Oscar
Peroglia, Nicoletta Dosio e Stefania Udrì. «E' un processo in sé molto
modesto e oltretutto coperto da indulto - ha aggiunto Tatangelo - ma ha
un carattere simbolico. Non ho mai visto processi così modesti fatti in un'aula
bunker. La protesta No Tav ne sarebbe un po’ sporcata da quello che è
null'altro che un episodio di teppismo».
La difesa ha invece negato la dicotomia del Pm, sottolineando che in una situazione in continuo movimento le sensazioni del singolo possono essere molto diverse, soprattutto se tirate fuori dalla memoria ad anni di distanza dall'accaduto, e ha insistito sul fatto che le deposizioni dei quattro poliziotti non sono in alcun modo probanti. Mancherebbe poi, secondo la difesa, totalmente il presupposto perché esistano i reati di resistenza e furto.
«II processo
simbolico non è una scelta degli imputati ma della pubblica accusa - ha
sottolineato l'avvocato Claudio Novaro - La sottrazione del processo al suo
luogo naturale (Susa) è l'ennesimo sgarbo fatto ai valsusini, ritenuti
inaffidabili. Preoccupazioni infondate, come si può vedere». Novaro ha
sintetizzato tutti i punti della deposizione di Palla (il poliziotto la cui
deposizione è stata determinante, ndr) contrastanti e progressivamente
modificate. «Credo che ci si debba attenere al criterio dell'”oltre al
ragionevole dubbio” e la Cassazione ha detto cose importanti a questo
proposito - ha concluso Novaro - Si tratta di capire se le prove
d'accusa portate sono prove che possano reggere al vaglio d'attendibilità.
Chiediamo l'assoluzione perché gli elementi di prova raccolti non consentono di
arrivare a un'identificazione certa».
di Paola Meinardi da Luna Nuova del 27/1/09 – pag. 2
BORGONE - La reazione
alla condanna di Luca Abbà e Giorgio Rossetto, da parte del movimento No Tav,
non si è fatta attendere. Domenica pomeriggio un centinaio di persone si sono
radunate al presidio borgonese per discutere le contromosse da adottare per
esprimere solidarietà ai due attivisti. Tre le azioni che saranno messe in
campo a partire da subito: la redazione di un appello con annessa raccolta
firme che esprima una ferma presa di posizione contro la condanna, una
collettiva spedizione di cartoline al Palagiustizia con la scritta "Anche
io sono colpevole" e l'organizzazione di una serie di iniziative per
istituire un fondo di solidarietà per pagare gli avvocati.
«Sono tranquillo e
per nulla turbato dalla sentenza anche se ne avrei fatto volentieri a meno
- ha detto Luca Abbà - Un movimento come il nostro deve comunque mettere in
conto che prima o poi ci si deve confrontare con
l'aspetto della repressione e delle inchieste giudiziarie che, sebbene non
siano passaggi auspicabili, credo saranno purtroppo inevitabili visto che tanta
gente in valle non è disposta a cedere e rassegnarsi alla costruzione del Tav».
Unanime la posizione.
«Dobbiamo esprimere la nostra solidarietà nei confondi di Luca e Giorgio
perché è una condanna a tutto il movimento No Tav - ha sottolineato Danilo
Mout - E 'importante dunque dare un segnale per controbattere a questa
sentenza assurda». «E 'una cosa che non deve passare sotto silenzio
- ha ribadito Nicoletta Dosio - Dobbiamo dire che il movimento non si sfalda
di fronte a queste condanne e ribadire che la nostra forza è sempre stata
l'unità».
E ancora, Claudio
Cancelli: «Dobbiamo porci il problema della gestione politica della
questione, non solo perché da quella notte in cui tanta gente è stata picchiata
selvaggiamente dalla polizia sono state accusate solo due persone che, anche
fosse vero, hanno buttato via una valigetta, ma anche perché non hanno preso a
caso due persone tra le più rappresentative».