Ritardi e sovraffollamento ad alta velocità

Alla prova dei pendolari i treni Frecciarossa: in 100 costretti in piedi

 

di Federica Gravero da Repubblica del 15/12/09 – pag. 3 Cronaca di Torino

 

Nuovo orario e sempre gli stessi problemi: ritardi e sovraffollamento. Ieri è stato il primo giorno feriale in cui i pendolari piemontesi hanno sperimentato la rivoluzione fer­roviaria dell'alta velocità, che tuttavia non ha eliminato i disagi. Ne hanno fatto le spese i passeggeri del Frecciarossa delle 7.37: 98 per­sone sono state costrette a viag­giare in piedi, con la paura di ca­dere lanciati a più di 300 all'ora, perché il posto garantito si ha so­lo pagando altri 3 euro oltre al già salato abbonamento. «Tre quarti delle persone sono salite a Porta Susa, proprio la stazione che volevano eliminare - spiega un pen­dolare, Giancarlo Virga - e quasi cento sono rimaste senza posto: o si aggiungono carrozze o si mette un altro treno». Non solo hanno viaggiato scomodi, ma a Milano sono arrivati con 10 minuti di ri­tardo. Peggio è andata a chi viaggiava a mezzogiorno verso Tori­no, che ha accumulato un'ora di ritardo. E anche il treno della sera è arrivato da Roma a Milano 45 minuti dopo il previsto e lo stesso ritardo si è riversato sui viaggiatori che dal capoluogo lombardo dovevano tornare a Torino.

 

A questi problemi si aggiungo­no quelli legati ai nuovi orari per chi da Milano viene a lavorare a Torino. «L'orario è penalizzante: il treno che parte alle 8 da Milano non permette l'ingresso in ufficio prima delle 9,30 - spiega Davide Guggiola - Così alla sera non riu­sciamo a tornare con il treno del­le 18,30 e ci tocca aspettare quello delle 20,30 e tornare a casa tardis­simo perché non c'è nemmeno un convoglio tra le 19 e le 20, che è la fascia oraria più utile». E questi viaggiatori non possono nemme­no pensare di tornare con un altro treno, perché gli abbonamenti del Frecciarossa sui regionali non sono validi.

 

E delusi sono anche i pendola­ri della "bassa velocità", cui sono stati tolti i vecchi Eurostar, sosti­tuiti con convogli vecchi. «Sta­mattina (ieri per chi legge, ndr) tre carrozze erano completamente congelate - lamenta Cesare Car­bonari, storico leader dei pendo­lari della Torino-Milano - Inol­tre ci sono sempre pochi posti perché il principio di Trenitalia è che per ragioni di sicurezza non ci possono essere più di tante car­rozze per ogni ferroviere, ma in questi ultimi anni questo principio ha fatto sì che ogni treno sia passato da 13 a 10 vagoni in me­dia, perdendo 200 posti a viag­gio».

 

Ieri i rappresentanti dei viag­giatori hanno portato le loro la­mentele a un incontro in prefet­tura a cui ha partecipato anche il sottosegretario ai Trasporti, Mi­no Giachino. «Questa è una setti­mana di transizione - ha detto Giachino - e le Ferrovie sono di­sponibili a venire incontro alle esigenze dei viaggiatori. Ne ripar­leremo il 23 dicembre in un'altra riunione».

 

L'ira dei pendolari dopo l'Alta Velocità

Occupazioni a Bergamo e Firenze, raccolta firme a Cremona. «Pronti allo scontro»

Le accuse: disagi cresciuti e nuovi aumenti. Le Ferrovie ribattono: nessun ridimensionamento


di Alessandra Mangiarotti da Il Corriere della sera del 16/12 – pag. 24

 

Milano - L'Italia della pro­testa che viaggia sui binari ha due facce. Il volto del manager del Frecciarossa Mi-To che ieri mattina è partito da Porta Nuo­va con venti minuti di ritardo causa assalto al vagone risto­rante in cerca di posti a sedere. E quello dell'impiegata del Frecciabianca Genova-Livorno che, tra ritardi e vagoni gelidi, ha af­fidato la sua delusione a un sms inviato al comitato dei pen­dolari liguri: «Sono sul Frecciabianca, medesimo treno di sempre, solo più costoso».

 

Fermate cancellate. Eurostar City e Intercity soppressi. Re­gionali rallentati «per dare la precedenza all'Alta velocità». Ma anche biglietti rincarati. A tre giorni dall'entrata in vigore del nuovo orario di Trenitalia, cresce il malcontento dei pen­dolari dal Piemonte al Veneto, dalla Lombardia alla Puglia, quelli dei regionali ma soprat­tutto quelli delle medio-lun­ghe percorrenze. E prende cor­po nelle forme più diverse: rac­colte di firme (in difesa del Pen­dolino Bergamo-Cremona-Roma o delle fermate a Follonica e Cecina), lettere al governo (l'ha inviata la Regione Piemon­te, orfana di collegamenti diretti con il Nord Est e il Sud). E an­cora: occupazioni dei binari (l'hanno organizzata i pendola­ri della Firenze-Orvieto-Ro­ma), occupazioni degli uffici dei capistazione (è successo a Bergamo), litigi agli sportelli per il nuovo sistema di rimbor­si (25% per i ritardi tra i 60 e i 119 minuti, 50 oltre i 119). Ma anche vertici in prefettura per scongiurare, come dice un capopopolo di vecchia data, che «la protesta si trasformi in un problema di ordine pubblico». «Ridateci i nostri treni», hanno chiesto l'altra sera i pendolari al prefetto di Torino. Da Treni­talia però replicano: «I treni dei pendolari, quelli regionali e quelli con sovvenzione pubbli­ca, non sono stati praticamen­te toccati. Per gli altri, in regi­me di libero mercato, sono sta­te introdotte molte più corse, più veloci, che giustificano i nuovi prezzi. Prezzi che sono comunque ancora tra i più bas­si in Europa».

 

Ieri la protesta è andata in scena sul Frecciarossa in par­tenza alle 7.40 da Torino. Tre­no affollatissimo. Prima e se­conda classe. Anche perché, co­me denuncia Altroconsumo, la differenza tra un biglietto e l'altro è di un euro: «E quindi, considerato il giornale e il caffè gratis, la prima conviene, è più economica della seconda rinca­rata del 30%». Un treno così af­follato che in molti, per non sta­re in piedi, hanno preso posto nel vagone ristorante. «Tutti fuori o non si parte, chiamo la polizia», ha avvertito il capotreno. La Polfer è arrivata, il treno è rimasto fermo per 20 minuti. Poi è ripartito con la carrozza ri­storante al completo e, dicono da Trenitalia, «molti posti nel­l'ultima liberi». L'altro giorno in piedi sul Mi-To sono rimasti in 98. «Guariniello ci aiuti lei», hanno chiesto i pendolari al procuratore aggiunto presente sul Frecciarossa. Ma sempre l'altra mattina la protesta è scoppiata anche tra i pendolari dell’lntercity delle 6.05 partito in ritardo e con le carrozze geli­de. Tuona Cesare Carbonari, portavoce dei pendolari della Torino-Milano: «Hanno sosti­tuito gli Eurostar con Intercity scassinati, hanno ridotto le car­rozze, 210 posti in meno a tre­no. Ci hanno tolto tutti i colle­gamenti diretti con il Nord Est e la Puglia. Tutto per invogliare la gente a viaggiare sull'Alta ve­locità». Parole che ricalcano la relazione inviata dall'assessore regionale ai Trasporti Borioli al ministro Matteoli: soppressi in tutto 22 treni Eurostar City, nessun collegamento diretto con Venezia e Trieste, Bari e Lecce, nessuna fermata a Verbania e Arona.

 

Come il Piemonte anche la Liguria si dice «isolata e abban­donata». «Abbandonata come le tante regioni e le tantissime città non toccate dall'Alta velo­cità», afferma la portavoce dei comitati liguri Sonia Zarino. Il nuovo orario: «Genova guadagna alcuni collegamenti con Milano e Roma ma perde i di­retti con Firenze e ben nove da e per Torino. Il Tigullio è sem­pre più isolato». Le tariffe: «Prendiamo il Roma Chiavari con un Es City in 2a classe, dai 45,60 euro si è passati a 50,50, con un risparmio di tempo di ben cinque minuti. Quasi un euro a minuto». I collegamenti con la Francia: «Una vergogna. Causa il mancato accordo tra le due ferrovie, obbligo di cambio a Ventimiglia e impossibili­tà di consultare un orario uni­co o comperare un biglietto per Nizza. Ma queste sono le ferrovie di un Paese civile?».

 

I pendolari assediano il macchinista

Rivolta sul Frecciarossa, gli utenti imbufaliti per i cronici ritardi

“II rodaggio non c'entra: i supertreni tardano perché frenati nel tratto appenninico"

 

di Lorenza Pleuteri da Repubblica del 17/12/09 – pag. 1 Cronaca di Torino

 

L’ennesima giornata NO del trasporto ferroviario - armageddon, l'apo­calisse, per dirla con la parola slogan usata dagli abbonati torinesi dell'alta velocità – ha la faccia intimorita del giovane ferroviere alla guida del Frecciarossa serale 9554 proveniente da Roma, par­tenza teorica alle 18.58 da Milano Porta Garibaldi e arrivo virtuale a Torino Porta Nuova alle 19.50.

 

I leader dei pendolari fast, stremati dal ritardo accumu­lato, imbufaliti perché con il nuovo palinsesto gli sforamenti dei Tav risultano la regola e non un rara eccezione, sono andati in cabina di guida per chiedere con­to dei dissesti nelle tabelle di mar­cia. È volata qualche parola pe­sante, dicono gli stessi forzati del­la Mi-To. L'atmosfera si è surri­scaldata. Le colombe hanno do­vuto trattenere i falchi. Poi il fer­roviere al timone del convoglio, col cellulare aziendale, ha chia­mato un superiore e ha chiesto lu­mi. Come tutti i Frecciarossa che partono da Roma, spiegazione, anche questo è rimasto impiglia­to nell'imbuto della stazione di Bologna, dove la linea dedicata fi­nisce e i Tav vengono istradatati sulle linee ordinarie, in comune con regionali, interregionali e intercity. E c'è stato un non meglio precisato "intervento tecnico" al supertreno.

 

Risultato? Più che raddoppiati, per i torinesi di ritor­no a casa, i tempi di percorrenza. Centosei minuti dal Duomo alla Mole anziché i pubblicizzati 52. La rabbia si è sfogata, verbalmen­te, anche contro gli addetti della Chef express che distribuiscono giornali e snack in prima classe. I pendolari in marcia verso la cabi­na di guida ostruivano il passag­gio, gli insulti sono stati reciproci. Alla fine, come già successo mar­tedì per il convoglio "gemello", il 9554 ha fatto una fermata straordinaria a Porta Susa. Il 60-70 per cento dei pendolari fast è sceso lì, una magra soddisfazione. «Non siamo affatto ottimisti, non è un problema di rodaggio dei nuovi orari - protesta Giancarlo Virga, uno dei portavoce degli abbonati Tav autorganizzati - Tutti i Frec­ciarossa che arrivano da Roma, succede sistematicamente anche al 9618 atteso a Porta Nuova alle 18.15, accumulano ritardi nella parte bolognese del tragitto, per problemi logistici e infrastruttu­rali che non sembrano risolvibili facilmente». In più si creano "ef­fetti collaterali" antipatici. «Il no­stro Frecciarossa era in ritardo - raccontano altri pendolari fast fu­ribondi - e, in Centrale, siamo saliti sul primo Intercity utile. Il controllore ha provato fisicamente a lasciarci a terra, poi ha minacciato multe a raffica a chi ha preso posto. Con il nostro abbo­namento il cambio treno non è permesso, perché Frecciarossa e “lc” dipendono da due rami azien­dali distinti e da due casse diverse di Trenitalia».

 

E se i passeggeri fast sono perennemente sull'orlo di crisi di nervi, non va meglio ai pendolari slow. Proteste a raffica, per ritardi e disservizi, ieri sono arrivate da Rivarolo, San Benigno Canavese, Chieri. Un esempio? «Il treno delle 5.54 da Chieri è ri­masto bloccato in stazione per un guasto. Dopo tre ore era ancora lì e ha impedito l'arrivo dei successi­vi Gtt. Il servizio bus sostitutivi non è stato sufficiente». Un altro? «I tempi di percorrenza del Chieri-Porta Susa con l'orario invernale si sono allungati: un'ora per coprire quindici chilometri».

 

La giornata nera dei "Frecciarossa sempre in ritardo

 

di Lorenza Pleuteri da Repubblica del 17/12/09 – pag. 1 Cronaca di Torino

 

Porta Nuova, le 20.28 di ieri sera, l'aria gelata che ghiac­cia le ossa. Il "Frecciarotta" 9554 - i forzati dell'alta velocità hanno ribattezzato così, e in altri irripetibili modi, il Frecciarossa più affollato del palinsesto - at­tracca al binario 16 con quasi 40 minuti di ritardo. Alla partenza fuori orario da Porta Garibaldi il treno era stato accolto dalle urla "vergogna, vergogna", la stessa parola gridata dai cartelli appesi al collo, e da applausi ironici e irosi. All'arrivo lo stress e la rabbia si sfogano contro la donna in divisa che assieme a un collega presidia il carrellino-informazioni piazzato dove ci sono i respingenti. Ce l'hanno con loro, assurti a simbolo dei disservizi e a bersaglio del malcontento. Insulti, toni accesi, la voglia di non tirare via dritti e in silenzio. Un giovane impiegato riprende la signora e il compagno con il cellulare. Lei si agita, un po­co spaventata. Chiama la Polfer. Esige che si piglino i dati anagrafici del video-maker improvvisa­to. Si annunciano, alla fine, que­rele reciproche.

 

È stata una altra giornata NO, la quinta filata da quando è partita la rivoluzione dell’alta velocità, per i pendolari fast di ritorno a Torino. Nessun Frecciarossa in programma ieri, entro le 20, è ar­rivato in orario a Porta Nuova. Quasi tre quarti d'ora di ritardo la prima corsa, 62 minuti quella a cavallo di mezzogiorno, 37 mi­nuti per l'ormai famigerato 9554. Al capolinea per tutta la giornata sembra di entrare in un film della serie "cornuti e mazziati". Gli ignari viaggiatori da corsa singo­la, convinti che dopo 25 minuti di ritardo scatti il bonus, come è sta­to fino al 12 dicembre, si accalca­no davanti ai visi accigliati e ai computer dei due ferrovieri che si alternano all'ufficio reclami, gli stessi bersagli degli strali serali. II rimborso, parziale, il 25 per cen­to del salato costo del biglietto, scatta solo dopo un’ora tonda di sforamento. Un'informazione preziosa sfuggita ai più, durante le fastose cerimonie di inaugura­zione delle linee high-speed, le conferenze stampa, la divulga­zione di materiale promoziona­le. «Non dipende da noi», non fanno che ripetere gli addetti alle spiegazioni, congedando i musi lunghi di chi quasi si sente in colpa per aver osato domandare il ri­sarcimento senza avere i requisi­ti. «Non è una scelta nostra - ri­spondono dal quartier generale romano di Trenitalia - ma un obbligo legato all'attuazione di una direttiva Ue del 2007. Prima avevano una politica diversa, per andare incontro ai clienti. Ades­so non è più possibile. In com­penso sono state introdotte nuo­ve agevolazioni». Chi resta a terra più a lungo del previsto, ad esem­pio, «in funzione dei tempi di at­tesa» avrebbe diritto «a pasti e be­vande in quantità ragionevole.... . E ancora, altro esempio, se sal­ta l'ultimo treno per una serie de­finita di cause ci sarebbe il per­nottamento con trattamento di qualità media», più «il rimborso delle spese per avvisare i familia­ri».

 

Pare fantascienza, quando sui Tav delle fasce di punta non ci so­no posti a sedere per tutti. Quan­do ci si impiega il doppio per rag­giungere casa. O quando si fanno i conti dei rimborsi che toccano agli abbonati fast penalizzati dai tempi di percorrenza dilatati. «Il calcolo contorto, se l'abbiamo interpretato bene dal nuovo re­golamento - provano a sparare cifre i pendolari interessati - di­ce che se in dicembre il 5 per cento dei treni arriverà tra 60 e 119 minuti dopo il previsto, avre­mo diritto alla restituzione di circa 3 euro su 230 di abbonamento. Un bella presa per i fondelli». Co­me la regola comunitaria in base alla quale Trenitalia dovrebbe comunicare ritardi e soppressio­ni «non appena tali informazioni sono disponibili». Manco si rie­sce a capire - perché a Roma di­cono una cosa, a Torino un'altra e a Milano un'altra ancora - se gli abbonati Frecciarossa possa­no o meno ripiegare pure sui re­gionali, in caso di ritardi pesanti o cancellazioni dei Tav.