di Paolo Paccò
Luna Nuova n. 17 venerdì 5 marzo 2004
I titolari di tre ditte, impegnate a Sestriere e Cesana nell'ambito
dei cantieri per la realizzazione degli impianti per i giochi olimpici di Torino
2006, sono stati denunciati nei giorni scorsi dai carabinieri della compagnia
di Susa, che hanno trovato degli extracomunitari clandestini al lavoro nei cantieri.
E' il risultato dei controlli messi in atto già da diversi mesi, dagli
uomini del tenente Andrea Fabi che hanno messo nel mirino non soltanto la sicurezza,
ma anche la regolarità delle pratiche con cui la manodopera viene assunta
ed impiegata.
A Sestriere, nel cantiere dove sorgerà il villaggio olimpico, sono stati
individuati due giovani moldavi risultati entrambi irregolari: uno dei due.
S.M., 39 anni, è finito in manette in quanto, oltre ad essere impiegato
senza un regolare contratto, era già stato raggiunto da un provvedimento
di espulsione, emesso dal questore di Torino che lo obbligava a lasciare il
territorio nazionale entro cinque giorni, ordine che l'operaio moldavo aveva
ampiamente disatteso. La denuncia per averli impiegati nel cantiere è
scattata invece nei confronti del titolare della ditta di Ferrara, il responsabile
tecnico e il capocantiere di una cooperativa della provincia di Ravenna, che
eseguono i lavori.
A Cesana, invece, i carabinieri hanno trovato al lavoro, nel cantiere della
pista da bob in località Pariol, un immigrato proveniente dal Kosovo
senza permesso di soggiorno, che ha fatto richiesta di essere accolto in Italia
come rifugiato. L'uomo è stato denunciato, e con lui anche il titolare
della ditta di Vibo Valentia, che sta portando avanti lavori di posa di ferro,
fondazioni e muri nel cantiere. Il titolare è accusato anche di falsità
nei registri e nelle notificazioni. L'extracomunitario aveva infatti con sé
la copia di un contratto di lavoro palesemente contraffatto, rilasciato con
gli estremi del permesso di soggiorno di un altro immigrato. Un'infrazione simile
a quella che era stata ravvisata nelle scorse settimane nei confronti di un
altro operaio, sempre di origine kosovara, che aveva ovviato alla mancanza di
documenti sfruttando la somiglianza con un suo connazionale di cui aveva assunto
in pratica l'identità. Espediente che aveva funzionato senza problemi
per diversi mesi.