di Massimiliano
Borgia da Luna Nuova del 30/6/09 – pag. 4
Zitta zitta è andata
in porto. Il Cipe ha approvato venerdì il progetto definitivo della seconda
canna del traforo autostradale del Frejus, la "canna di sicurezza"
per fare affluire i mezzi di soccorso in caso di incidente grave. Contro la
seconda canna ci sono state opposizioni da parte dei comuni e una marcia a
Bardonecchia, quando era forte la mobilitazione anti-tav. Il sospetto è sempre
stato che la Sitaf punti ad offrire un migliore servizio ai mezzi pesanti che
oggi devono affrontare lunghe code di attesa per il transito nel tunnel; e che
la sicurezza sia soltanto una scusa per aumentare i passaggi dei tir. La Sitaf
però ha sempre ricordato che dopo l'incidente mortale del giugno 2005 un
tunnel parallelo che permetta un soccorso rapido nel traforo autostradale è la
soluzione tecnica più sicura.
Soddisfazione in
Sitaf dove si pensa già all'appalto per i cantieri che dovrebbero partire
non prima della prossima primavera a causa dei tempi dati dalle procedure europee di
appalto. «Era ora che questo progetto si sbloccasse - esulta il presidente
Giuseppe Cerutti - se penso che il passato governo l'ha tenuto chiuso nei
cassetti per oltre un anno mentre i francesi andavano avanti. Ma è andata così,
adesso si tratta solo di non perdere altro tempo».
L'opera dovrebbe essere terminata nel 2015, un anno dopo il termine del cantiere francese ma un anno prima del tempo massimo indicato dall'Ue per adeguare la sicurezza del tunnel internazionale. Costa 204 milioni di euro alla Sitaf e altrettanti alla consorella francese. La paga interamente la Sitaf con un intervento del governo italiano di 50 milioni che sono diventati 30 dopo che 20 erano già stati messi a bilancio dalla società del tunnel. Il governo francese invece interviene con tutti i 50 milioni. L'investimento della Sitaf sarà compensato dal nuovo accordo con Anas che prevede un rincaro delle tariffe di transito del 5 per cento per tutti i veicoli.
«Si tratta di un'opera cantierabile in tempi
brevi - sottolinea l'assessore regionale Daniele Borioli - in grado di
mobilitare commesse e lavoro (lo stesso argomento sostenuto dal centrodestra
in campagna elettorale, ndr). L'opera, una volta terminata, garantirà un
maggior grado di sicurezza nei collegamenti tra Italia e Francia consentendo,
in caso di incidenti, un accesso rapido al tunnel e una via di
fuga
agevole, veloce e sicura».
Il problema per i
cantieri è sempre stato lo stoccaggio dello smarino. La Sitaf utilizzerà
l'autostrada e poi la Torino-Milano per trasportarlo, camion dopo camion, fino
aTorrazza Piemonte. Questo perché in un primo tempo i comuni non lo hanno
voluto. Adesso ci sarebbe qualche ripensamento, agevolato anche dai soldi che
vanno al comune che accetta di stoccare il materiale (che è inerte). «Se ci
saranno comuni della valle a farsi avanti, bene. Altrimenti andremo a portarlo
laggiù».
Resta l'opposizione del
comune di Bardonecchia che fino all'ultimo ha sperato di poter bloccare il
progetto, mentre in paese c'è chi chiede di approfittarne per interrare anche
il viadotto autostradale che accede al tunnel. «E' la prima grande opera a
partire in valle di Susa - osserva il sindaco Francesco Avato - Non siamo
riusciti a fare affrontare tutte le grandi opere con un 'unica visione
d'insieme e con la procedura della legge obiettivo siamo stati esautorati da
tutto. E ' mancato un ruolo degli enti locali, anche perché la legge non lo
permette. Ma è mancata anche una regia comune di tutte le procedure delle opere
previste in valle di Susa. Adesso non ci resta che insistere nel chiedere
rassicurazioni perché non aumenti il traffico dei tir».
Anche il comitato "Montagna nostra",
che oltre al Tav ha lavorato contro la seconda canna del Frejus, adesso teme
che a lavori ultimati aumentino i camion in valle di Susa, contrariamente a
quanto si afferma sempre. «Noi continuiamo a pensare che la scusa della
sicurezza nasconda il pericolo del raddoppio del tunnel e che lì dentro ci
faranno passare i tir durante il normale esercizio del traforo».
Continuerete la vostra battaglia? «La prima cosa da fare è confrontarci con
le istituzioni locali e i cittadini. Poi vedremo».