LA CONCORRENZA SUI BINARI CHE PIACE ALLA GENTE CHE PIACE *
Un “regalino” dalla politica e la NTV di Montezemolo,
Della Valle e Punzo guadagna il 27.000% prima ancora di partire
Il servizio ad Alta Velocità è stato affidato a NTV, società privata creata da Montezemolo, Della Valle e Punzo (imprenditore napoletano inquisito per rapporti con la camorra) in concorrenza con la società pubblica Trenitalia di FS all’epoca della presidenza del consiglio Prodi e con ministri competenti il “comunista” Alessandro Bianchi al dicastero dei trasporti e il “giustizialista” Antonio Di Pietro a quello delle infrastrutture.
Ed è stato affidato a trattativa
privata (da un appartenente ai Comunisti Italiani che si dichiarava contrario
alle privatizzazioni e dal “moralizzatore” della vita pubblica del paese) per
aggirare l’unica norma seria della cosiddetta “Legge Obiettivo” che prevedeva
“la gara ad evidenza pubblica per l’affidamento dei servizi ferroviari
nazionali”!
Ma il governo di
centrosinistra con Decreto Legge ha
cancellato questa disposizione dopo che Bianchi aveva già concesso la licenza
di operatore ferroviario a NTV, una società che in quel momento aveva zero
dipendenti e 1 milione di euro di capitale sociale. Il valore è enormemente
lievitato dopo che la loro società ha avuto - a costo ridicolo - la licenza di
cui sopra e il contratto di 10 anni con RFI (la rete delle ferrovie italiane
afferente come Trenitalia a FS vale a dire alla “SPA di stato” con azionista
unico il Ministero del Tesoro) con le relative “tracce orario” per gestire il
servizio sui binari realizzati dalle ferrovie a totale carico della
collettività!
Per cui, senza che il servizio sia
ancora partito, questi “grandi e capaci imprenditori” hanno oggi in mano il 35%
di una società fondata “spendendo” poco più di 300mila euro a testa (per un totale di 1 milione di euro)
che vanta un patrimonio netto di 270 milioni di euro!
Ne hanno conservato il 35% perché
nel frattempo ne avevano ceduto delle quote al Intesa San Paolo al 20% che si è
fatta carico di finanziare l’acquisto dei treni ed un altro 20%, alla SNCF,
vale a dire la Compagnia pubblica delle ferrovie francesi (omologa di FS) che
si appresta ad essere la vera concorrente delle malandate ferrovie italiane.
Ma vediamo meglio come i campioni
della nostra “meglio imprenditoria” sono oggi presenti in NTV: ne detengono
ancora il 35% ma attraverso società
costituite ad hoc: MDP1, MDP2, MDP3 e MDP4 che sono però 4 srl che, sommandosi,
hanno appunto il 35% di NTV, hanno tutte lo stesso consiglio di
amministrazione, Montezemolo presidente a vita, Della Valle e Punzo consiglieri
a vita (a tempo indeterminato) e con quote differenziate, una il 10% uno il 7%
e così via che vanno a costituire il 35% totale. Proprietarie di queste 4
società a responsabilità limitata, caratterizzate dallo stesso, uguale CdA sono
3 finanziarie una che fa capo a
Montezemolo, una di Della Valle e una di Punzo col 33% ciascuna.
Quattro società a dipendenti zero.
Cosa è ragionevole aspettarsi quando la società risulterà ulteriormente
arricchita dalla condizione di privilegio in cui le sarà consentito di operare
fino all’avvio del servizio? Usciranno senza neanche vendere le quote,
semplicemente cedendo la proprietà delle quattro srl avendo realizzato attorno
a 1000 volte l’investimento iniziale e senza aver gestito il servizio!
Perché quale sarà lo scenario più probabile, lo stesso di Alitalia: Trenitalia non potrà reggere la competizione gravata com’è da una flotta di oltre 108 convogli obsoleti e con pesantissimi costi di manutenzione (anche se riverniciati in occasione del lancio dell’AV sulla dorsale Milano-Roma) e dovendo servire anche le tratte meno redditizie (Torino-Milano-Trieste, Roma-Napoli-Reggio Calabria), la tratta tirrenica e quella adriatica ecc. Ed essendosi caricata anche dell’acquisto dei 50 nuovi convogli appena ordinati al consorzio Bombardier/Ansaldo. Mentre NTV con 25 treni nuovi di zecca (prodotti dalla francese Alstom e con livrea rosso-Ferrari, per i campioni del made in italy) e impiegati prevalentemente sulla tratta più redditizia tra Torino, Milano e Roma macinerà utili cospicui.
Insomma ci si può ragionevolmente
attendere un ruolo di bad-company per Trenitalia a tutto favore di NTV. E, come
qualcuno dice sia già successo per il trasporto aereo, anche quello ferroviario
verrà consegnato nelle mani dei francesi ma con i proventi dell’acquisto
destinati a finire nelle casse degli imprenditori privati e non in quelle dello
stato (e in qualche modo dei cittadini)
che ne risulterà/ne risulteranno
ulteriormente spogliati.
Danno e beffa sublimati dal fatto
che se non altro Fiat pilotava (attraverso Romiti e gli Agnelli) gli appalti
per la realizzazione (sbagliata) del modello TAV in modo che ne fossero
favoriti sia il ramo d’azienda delle costruzioni (Impregilo) che della
fornitura del materiale ferroviario (il consorzio Trevi), mentre con la nuova
generazione di imprenditori, Montezemolo e Marchionne, le connivenze col mondo
della politica (tra cui la nomina di alti funzionari di Confindustria ai vertici
FS per gestire la trattativa privata di cui s’è detto) vengono gestite per far finire i guadagni che ne derivano
direttamente nelle loro tasche.
---------------------------------------------------------------
*
Libera
trascrizione, a cura di Claudio Giorno, di una parte dell’intervento di Ivan
Cicconi alla conferenza “ Grandi Affari in Vista” presso l’Unione
Culturale di Torino - 10 novembre 2010, ciclo di incontri “Presidiare la
democrazia”
Gli intrecci
dettagliatamente narrati già a Settembre 2009 da Il Fatto Quotidiano
Montezemolo-Prodi&C
e le ferrovie private
di Sandra Amurri da
"Il Fatto Quotidiano" del 24/9/09
L’affidamento del servizio
viaggiatori dell’Alta Velocità, a trattativa privata, a NTV, società di Luca di
Montezemolo, Diego Della Valle e Gianni Punzo, il cui profitto potrebbe
sfiorare i 600 milioni di euro, è un vero e proprio "pacco dono",
consegnato dal governo Prodi a industriali con la "passione" per
l’editoria, ragione per cui non è mai stato aperto dai giornali che si sono
limitati a descriverne il bel colore della carta e la raffinatezza del fiocco.
Servizio che lo Stato avrebbe
dovuto affidare con gara pubblica per ricavarne il più possibile e ripianare il
debito, di quasi 13 miliardi di euro, prodotto dall’AV, prestito erogato a Fs
spa dalle banche, garantito da Fs spa e dallo Stato, inserito nella Finanziaria
2007, che graverà sulla testa dei cittadini per almeno 40 anni. Esattamente
come imponeva la legge (166/2002).
Ma per governare tenendosi buona
Confindustria si può rimuovere l’ostacolo e, con la gentile partecipazione di
Rifondazione comunista, nelle maglie del decreto, approvato dal Consiglio dei
Ministri e convertito in legge dal Parlamento (159/2007), scompare qualsiasi
riferimento esplicito all’obbligo di gare, nonostante si tratti di un servizio
pubblico, fornito su infrastruttura pubblica (i binari), principio sancito
anche dall’ Unione Europa, con una direttiva che entrerà in vigore l’anno
prossimo.
A quel punto NTV, che ha già
ricevuto la licenza di operatore ferroviario dal ministro dei Trasporti
Bianchi, Pdci, stipula con il gestore RFI il contratto di servizio dal 2011. E,
fatto che aggiunge dell’incredibile, a NTV viene concesso di scegliere le
tratte e le fasce orarie più redditizie; cosa che gli permetterà di operare in
una condizione praticamente di monopolio, in cambio di un canone di affitto
annuale di 140 milioni di euro, che non basterà a ripagare la gestione e la
manutenzione delle linee aeree e di terra, essendo queste particolarmente onerose,
a totale carico di RFI, cioè dello Stato.
Intanto, in attesa che il servizio
parta, la società di Montezemolo, rivalutata grazie al contratto, vende il 20%
a Imi Investimenti (Intesa Sanpaolo, il cui ad è Passera che ha prestato 650
milioni di euro a NTV per l’acquisto di 25 treni dalla francese Alstom, a cui
Montezemolo ha venduto la Fiat Ferroviaria), il 20% a SNCF/VFE-P SA (società
100% dello Stato francese che potrebbe acquistarla totalmente, visto che il
contratto non mette alcun sigillo di "italianità"), il 15 % a
Generali Financial Holdings FCP-FIS, il 5% a Nuova Fourb (Alberto Bombassei,
vicepresidente di Confindustria) il 5% a MaIs (Isabella Seragnoli).
Lo scenario che si presenterà nel
2011 quando NTV diventerà, di fatto, concorrente di Trenitalia, appartenente
allo stesso gruppo pubblico di RFI che incassa il canone d’affitto da NTV,
evidenzia un conflitto d’interesse grande come una casa.
Chi tutelerà gli interessi
pubblici? Gianfranco Miccichè, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
con delega al Cipe con competenza sul programma delle infrastrutture
strategiche, sui piani di investimento e sulle convenzioni ferroviarie e
relative tariffe, fratello di Gaetano Miccichè, consigliere di NTV in quanto
manager di Intesa San Paolo che ha acquistato il 20% di NTV e l’ha finanziata
con 650 milioni di euro.
E gli imprenditori assistiti sono
serviti, ovviamente, con il gradimento del centro-destra, ma non dell’allora
Ministro delle Infrastrutture Di Pietro, che la definisce "un’operazione
ad hoc per fare un regalo sempre ai soliti noti" ma che allora non riuscì
a stopparla perché, spiega, "era di competenza del ministro dei
Trasporti".
NTV merita ancora qualche parola
per descrivere uno dei suoi fondatori, Gianni Punzo. Uomo tra i più ricchi
della Campania, proprietario del centro commerciale Cis e del centro servizi
Vulcano Buono, presidente dell’Interporto, banchiere della Popolare di
Sviluppo, che fa parte, insieme a Della Valle, del fondo d’investimento Charme.
Alle sue aziende continuano ad
arrivare fiumi di finanziamenti anche grazie alle sue potenti e sbandierate
amicizie trasversali, che vanno da Craxi, Altissimo, Cirino Pomicino, Mastella,
prima e seconda maniera, a Bassolino, il Generale della Guardia di Finanza
Luigi Ramponi, poi parlamentare di An, a Rutelli che da ministro dei beni
Culturali nomina sua moglie, Giuseppina Gambardella, nel cda del San Carlo,
fino a quella con Montezemolo, azionista della Cisfi, finanziaria del Cis e
della Banca Popolare di Sviluppo.
Finito in carcere per 50 giorni
per associazione camorristica, dopo due anni il gip Sensale derubrica il reato
in quello di favoreggiamento ma arriva la prescrizione, a cui Punzo non si
oppone.
Altri due protagonisti di questa
storia sono l’ex segretario della Cgil trasporti, Mauro Moretti, nominato
amministratore delegato di Fs spa dal governo Prodi, e l’ex direttore generale
di Confindustria nell’era Montezemolo, Innocenzo Cipolletta, nominato, sempre
da Prodi, presidente di Fs, entrambi confermati da Berlusconi, con compensi che
sfiorano il milione di euro, a testa, che vuol dire che ognuno riceve al giorno
l’equivalente dello stipendio mensile di un dipendente pubblico.
Moretti è un conflitto d’interesse
vivente. Oltre a ricoprire numerose altre cariche, è anche membro del Consiglio
Superiore dei Lavori Pubblici; massimo organo consultivo e normativo dello
Stato in materia di opere pubbliche. Quindi, da una parte concorre a
disciplinare le modalità di esecuzione degli appalti pubblici, e dall’altra in
qualità di Ad di Fs spa, il più grande committente di appalti pubblici, applica
ciò che ha contribuito a stabilire.
Ed è anche presidente di Italferr spa e di Grandi Stazioni spa, società controllate da Fs spa cioè da se medesimo, rivestendo così il ruolo di controllore e controllato. E non è finita. Trenitalia e RFI fanno capo a Fs di cui Moretti è ad. Ma Trenitalia è concorrente della società privata NTV, dunque, RFI, incassando il canone di affitto da NTV, ha tutto l’interesse che il business dei privati cresca.
Quindi Moretti, in quanto Ad di Fs
sp,a si trova nella paradossale situazione di guardare NTV di "buon
occhio" in qualità di cliente, e di "cattivo occhio", in qualità
di suo concorrente. Un primo assaggio Moretti l’ha affidato all’Ansa, in
risposta all’azione di tutela avviata da NTV all’Antitrust: "Ben venga
l’indagine. Noi siamo sereni, anzi in questo modo ci sarà la possibilità di
chiedere conto di come in Italia nascono le società".
Azione ripresa da un gruppo di
deputati del Pd, tra cui la senatrice anconetana Marina Magistrelli, in
un’interrogazione parlamentare "in appoggio" alla società privata NTV
del marchigiano Della Valle contro la concorrente pubblica Trenitalia. Ma,
evidentemente, il compenso da superenalotto di Moretti comprende anche il rischio
di crisi di identità e relativi costi per l’analisi.
Intanto Moretti, grazie all’AV
spogliata dai 13 miliardi di euro, caricati sul debito pubblico, nonostante
soddisfi solo il 5% dei viaggiatori a fronte del 95% che deve accontentarsi di
treni vecchi, che hanno cambiato nome per giustificare l’aumento delle tariffe,
rivendica con orgoglio un utile di oltre 15 milioni di euro e di aver
acquistato i treni per pendolari per 2 miliardi di euro, dimenticando di dire
che dei 2 miliardi, 500 milioni li ha messi lo Stato e 1 miliardo e 500 milioni
le Regioni. Morale: il "pacco dono" che il governo di centro-sinistra
ha recapitato a Montezemolo, Della Valle e Punzo contiene la parte proficua
dell’Alta Velocità. Mentre ai cittadini è rimasto il "pacco" con
debiti pubblici e pessimi servizi.