Accidenti che scoperta!
[nota del Comitato NO-TAV Torino]
La moda di istituire “Osservatori” ne ha fatto nascere un
altro, che subito ci rimanda un’evidenza: l’eclatante cementificazione del
suolo con capannoni, svincoli, centri commerciali... Così ora è ufficiale: i
Comuni svendono il territorio per avere soldi.
Il presidente della Provincia, Saitta ed il solerte
architetto Foietta commentano i dati come se negli anni trascorsi fossero
distratti o da un’altra parte: sarà mica per rifarsi una verginità pre-elettorale?
Così il cemento "mangia" il suolo: in 16 anni costruita un´altra Torino
L´Osservatorio
della Provincia: dal 90 al 2006 ville e capannoni per 7.500 ettari
di
Stefano Caselli da Repubblica del 28/3/09 – Cronaca di Torino
In soli sedici anni, tra il 1990 e il 2006, ci siamo costruiti un´altra Torino. Ma questa volta non si parla di immagine, di una città nuova, post-industriale, moderna e olimpionica. Parliamo di mattoni veri e non metaforici: case, villette, capannoni, aree agricole cementificate. È il risultato di una ricerca dell’Osservatorio sullo sfruttamento del suolo della Provincia di Torino. Nel periodo di tempo considerato - 1990-2006 appunto - la superficie edificata del territorio provinciale è aumentata di 7.500 ettari: una fetta di Piemonte più o meno corrispondente all’estensione del comune di Torino.
La Provincia di Torino è oggi l´unica in Italia ad aver
istituito un Osservatorio sul consumo del suolo che, analizzando i dati
urbanistici a partire dal 1820, è giunta alla conclusione che il nostro
territorio - probabilmente - è già al di là della soglia di sopportazione: «Servono
informazioni per sensibilizzare la coscienza di chi governa il territorio -
dice il presidente Antonio Saitta – l’Osservatorio non è un no allo
sviluppo, è la risposta a chi propone la deregolamentazione urbanistica, in cui
ognuno ha licenza di occupare e di sprecare. Servono nuove regole».
«Il problema del consumo del suolo - spiega Paolo
Foietta, direttore dell’Area Territorio della Provincia di Torino - è oggi
il nodo principale dal punto di vista urbanistico. Il processo di
cementificazione sta portando a un progressivo depauperamento delle risorse
naturali e alla crescita smisurata dei costi economici ed energetici cui viene
sottoposto il territorio. Continuare a costruire è anche e soprattutto un
fattore di rischio. Gli studi condotti finora sono illuminanti
nell’interpretare i fenomeni di dissesto e criticità verificatisi negli ultimi
anni. È bene ricordarlo, soprattutto in questi tempi di non ben definiti “piani
casa” contro la crisi».
Lo sfruttamento del suolo - stando ai dati dell’Osservatorio -
non sembra affatto corrispondere alle esigenze della comunità. Se infatti un
tempo si costruiva per dare case a chi non ne aveva, oggi non è più così.
L´impennata della curva del cemento corrisponde infatti a un periodo di
flessione demografica. A partire dal 1990 la popolazione residente della
Provincia di Torino - pur con qualche lieve dato in controtendenza negli
ultimissimi anni - è diminuita come non accadeva da 200 anni. Se in parte ciò
può essere dovuto al cambiamento dei nuclei familiari e alla tendenza al
decentramento abitativo, le ragioni sono soprattutto economiche: «Il
fenomeno si è ulteriormente accentuato a partire dal 2000 - prosegue
Foietta - quando si sono interrotti i trasferimenti statali ai comuni, che
infatti hanno costruito per far cassa. È arrivato il momento di dare un valore
al suolo libero proprio in quanto libero, non in quanto potenzialmente
edificabile. Altrimenti la situazione non potrà che peggiorare».
di Luca Mercalli da Repubblica del
28/3/09 – Cronaca di Torino
Tra i tanti problemi ambientali
che si stanno palesando, il consumo di suolo è tanto drammatico quanto
ignorato. Se un inquinamento da rifiuti tossici è immediatamente percepito come
una grave minaccia la cementificazione, al di là di un apparente danno estetico
per la comunità locale, viene addirittura percepita come un valore.
Si pensa: più sviluppo, più lavoro, più infrastrutture. Il fatto è che
il valore del suolo è molto più elevato del profitto immediato ottenuto dal
cambiamento di destinazione d´uso. Il suolo offre servizi ambientali, produttivi
ed estetici insostituibili: depurazione dei rifiuti organici e chiusura dei
cicli degli elementi, filtrazione dell’acqua e mitigazione del rischio
alluvionale, produzione alimentare e di materie prime vegetali, rifugio per la
biodiversità, luogo di ricreazione spirituale e fruizione turistica.
La
formazione del suolo è un processo millenario, la sua distruzione, che una
ruspa opera in pochi minuti, è un processo irreversibile, che pesa sul presente
e su un lunghissimo futuro, privando gli abitanti di un territorio della base
stessa di sussistenza alimentare. La dilapidazione del patrimonio pedologico
affligge inoltre i suoli migliori, quelli delle pianure irrigue, facili da
edificare e vicini ai centri urbani e ai nodi viari.
Bene
ha fatto la Provincia di Torino a istituire un osservatorio permanente sul
consumo di suolo, il primo passo per la salvaguardia di questo bene non
rinnovabile è la conoscenza dell’evoluzione nel tempo del fenomeno, indagato
attraverso il confronto della cartografia storica fin dal 1820 e poi delle
fotografie aeree. Il quadro che ne esce è preoccupante, con
un’artificializzazione del territorio che raggiunge attualmente il nove per
cento dello spazio provinciale, con punte del 50-60 per cento nell’area
metropolitana torinese.
Appare
anche come negli ultimi anni tale processo si sia intensificato pur in assenza
di una reale necessità di natura demografica, a causa di leggi poco
lungimiranti che concedono ai comuni di finanziare le spese correnti con gli
oneri di urbanizzazione, un po’ come vendere un rene per pagarsi la spesa al
supermercato. Se le leggi devono difendere i beni comuni, allora è venuto il
momento di cambiarle.