Di ORSOLA
CASAGRANDE TORINO
Sotto la Mole le Olimpiadi son tutte nere
«Questa
città è dopata di Olimpiadi. L'evento ha assunto priorità su tutto, compresa la
vita delle persone e la dignità del lavoro. La scala di valori etici è
completamente saltata: il fine giustifica i mezzi. E per questo si calpestano i
diritti elementari di centinaia e centinaia di persone». L'amarezza di Alberto
Tomasso, energico segretario della Fillea Cgil di Torino, è incontenibile. Il
sindacalista si accalora quando parla delle condizioni in cui sono costretti
migliaia di lavoratori. Ma la sua delusione e la sua rabbia sono rivolte
soprattutto al silenzio «di tutta una città. Di tutte le forze politiche, delle
istituzioni e di chi queste Olimpiadi le sta organizzando, l'Agenzia, il Toroc.
Queste Olimpiadi si devono fare e quindi si può passare sopra a tutto». Tomasso
va denunciando quello che sta avvenendo nei cantieri olimpici da mesi. Non casi
isolati. Non episodi saltuari. Non mele marce. «Siamo di fronte ad un sistema»,
precisa. «Un'organizzazione del lavoro che è contraria a qualunque regola. Dove
tutto è lecito. Soprattutto calpestare i diritti delle persone». Una battaglia
contro i mulini a vento, quella del sindacalista della Fillea che sta pagando
di persona la sua denuncia. Minacce e intimidazioni sono all'ordine del giorno,
contro di lui e i suoi collaboratori.
L'ultimo è stato il grave atto intimidatorio nei confronti
di un sindacalista della Cgil che si era recato ad ispezionare uno dei
cantieri. Salito in macchina, al termine dell'ispezione, si è accorto che
qualcosa non andava. Fortunatamente ha deciso di accostare e si è reso conto
che le ruote dell'auto erano state sbullonate. «Ma noi non ci arrendiamo - dice
Tomasso - anche se di fronte troviamo soltanto muri».
Nessuno vuol sapere
Non ne vuole sapere niente l'amministrazione comunale, ma
nemmeno l'Agenzia per le Olimpiadi e neppure i partiti o il collegio
costruttori. Il problema è che il tempo stringe: entro dicembre infatti
dovrebbero essere consegnati i più importanti impianti olimpici e chi lavora
nei cantieri sarà «rimesso in libertà». Le imprese in appalto e subappalto
torneranno da dove sono venute (molte vengono da fuori Torino) e non avranno
più nulla da rispondere a nessuno. Questo è quello che teme Tomasso, un grande
insabbiamento di tutte le violazioni, dello sfruttamento che è ancora in atto.
E che sia uno sfruttamento diffuso lo dicono i dati raccolti
con meticolosità dalla Cgil, ma anche le testimonianze di molti lavoratori che,
nonostante i rischi, hanno deciso di rompere il silenzio. Di dire che cosa c'è
realmente dietro ai patinati depliant e ai luccicanti spot per le Olimpiadi
invernali del 2006.
Si può partire da un dato: il numero di lavoratori impiegati
nei cantieri olimpici si aggira sui 1500. E alla cassa edile di Torino si è
passati da 12mila lavoratori iscritti ai 20mila in tre anni. La Cgil ha
iscritto in questi mesi 600 lavoratori. Di questi 125 sono risultati però
«invisibili», cioè non iscritti alla cassa edile. Assunti in nero, insomma.
Considerando i lavoratori che non si sono iscritti alla Fillea, va da sè che il
fenomeno è molto più ampio.
Ma non c'è soltanto il lavoro nero. Infatti nei cantieri
vige un sistema di caporalato, anche in questo caso assai diffuso. Sfidando le
minacce e la possibilità di ritorsioni, molti lavoratori hanno deciso di
parlare, di raccontare come vengono assoldati e pagati (vedi la testimonianza
in questa pagina, ndr). Il sistema è semplice:
il caporale offre i lavoratori in prova alle imprese. Venti, trenta giorni, a volte
fino a due mesi e quindi se l'impresa è soddisfatta «assume» il lavoratore. Che
ha concordato in precedenza la paga con il caporale: si va dai due euro e mezzo
ai cinque euro all'ora, dipende dall'abilità e dall'esperienza del singolo
operaio. L'impresa regolarizza il lavoratore che infatti, a fine mese, riceve
la sua busta paga. Ma non i soldi. Quelli li riceverà dal caporale. In busta
paga c'è scritto che un'ora di lavoro viene pagata 8 euro. E che il lavoratore
è impiegato per 150 ore. Ma in realtà molti lavorano anche 200-250 ore. Il
caporale paga quanto pattuito inizialmente con il lavoratore e il resto se lo
intasca.
La maggior parte dei lavoratori impiegati nei cantieri
olimpici è rappresentata da cittadini stranieri. «Molti sono convinti di essere
in regola - dice Tomasso - perché ricevono la busta paga tutti i mesi. In
realtà di regolare non c'è nulla in questo sistema dove possiamo ipotizzare che
il caporale sia solo il braccio esecutivo di una organizzazione, di un modus operandi più ampio che prevede il reclutamento di
manodopera, la contrattazione con le imprese, la fornitura di alloggio e cibo
per i lavoratori». Alloggio, va detto, che spesso è costituito da baracche. Ma
ci sono stati anche casi di lavoratori che hanno «vissuto» nelle loro automobili
per mesi, per essere vicini al posto di lavoro.
«Chi è costretto a subire un simile sfruttamento - dice
Tomasso - è chiaramente molto vulnerabile. Per questo è difficile riuscire a
far denunciare agli operai le condizioni in cui sono costretti a lavorare e
vivere. Per loro - aggiunge il sindacalista - è molto spesso una questione di
sopravvivenza: portare a casa 700 o 800 euro è come portarne a casa 2000. Con
quei soldi vivono famiglie anche molto numerose».
Qualcuno comunque ha finalmente deciso di rompere il
silenzio e di denunciare le violazioni subite. Del resto sulle condizioni di
sicurezza a dir poco precarie si era già espresso anche il comitato tecnico
paritetico messo in piedi assieme agli imprenditori. I tecnici per la sicurezza
hanno redatto una dettagliata relazione sulle ispezioni condotte in 22 cantieri
tra maggio e luglio di quest'anno: 9 dei cantieri sono in condizioni definite
«non buone» («che vuol dire disastrose», precisa Tomasso), 4 in condizioni
«così e così». Soltanto 9 dunque vengono ritenuti in condizioni buone, a norma,
cioè sicuri.
Dall'apertura dei cantieri olimpici tre sono stati gli
incidenti mortali, numerosi quelli fortunatamente non fatali. L'ultimo morto è
stato un lavoratore rumeno in regola: gli è caduta una tavola in testa. Una
«tragica fatalità», l'ha definita l'impresa. Ma al sindacato sottolineano che
se la sicurezza fosse la priorità per le imprese non ci sarebbero «tragiche
fatalità».
Non c'è tempo per i «dettagli»
Inutile anche chiedere se ai lavoratori assunti dalle varie
ditte vengono fatti i corsi (previsti dalla legge) sulla sicurezza, o su come
funzionano i macchinari. Va da sè che non c'è tempo per questi «dettagli»: chi
vuole lavorare deve accettare le regole scritte da persone spesso senza scrupoli.
Intanto sulla denuncia dei lavoratori sta iniziando a
mettere mano anche la magistratura. E stanno uscendo anche irregolarità sulle
stesse imprese: molte delle quali, specie quelle che operano in subappalto, non
risultano neppure iscritte alla cassa edile. Ci si chiede dove siano (se ci
sono mai stati) i controlli dell'agenzia per le Olimpiadi. O del Toroc (che
comunque con l'evento c'entra). O del comune e delle altre istituzioni. Perché,
come va ripetendo Tomasso, «Torino la gara sulle Olimpiadi l'ha già persa: si
stanno realizzando opere e strutture con una logica che nulla ha a che fare con
i buoni propositi della vigilia, cioè creare occupazione e ridare dignità al
lavoro».
La paga viene da un «intermediario»
O.
C.
M. è un
giovane operaio marocchino, residente a Torino, che lavora in uno dei cantieri
olimpici da qualche mese. Per ovvi motivi non possiamo pubblicarne il nome.
Come hai fatto a trovare lavoro?
Mi sono recato al cantiere e qui sono stato messo in
contatto con un signore italiano. E' stato lui a parlarmi del compenso che
avrei ricevuto e del lavoro che avrei dovuto svolgere. Ho accettato le sue
proposte, anche perché non avevo lavoro da diversi mesi e quindi non avevo
altra scelta.
Ti hanno regolarizzato subito?
No. Prima di tutto mi hanno fatto lavorare per quasi un
mese e mezzo. Una sorta di periodo di prova. Quindi mi hanno detto che avrei
potuto continuare. Solo a questo punto sono stato assunto dall'impresa.
Ma chi ti paga, e quanto?
Continuo a prendere i soldi dal signore italiano che ha
fatto, diciamo così, da intermediario. Prendo due euro e mezzo all'ora. Devo
riportare tutte le ore di lavoro su un foglio di carta che poi, a fine mese,
consegno all'intermediario. Vengo pagato sempre in contanti.
Ma la ditta ti dà una busta paga?
Sì, solo che mi hanno spiegato al sindacato che la busta
paga tiene conto solo delle ore ordinarie di lavoro prestato. Il calcolo finale
lo fa l'intermediario che mi paga la differenza tra le ore di lavoro
effettivamente svolte, compreso lo straordinario, e il compenso della ditta.
Soltanto che tutte le ore mi vengono pagate quanto abbiamo pattuito
all'origine.
Siete in molti ad essere stati reclutati in questo modo?
Direi di sì, almeno se considero il mio cantiere. Dove
lavoro io siamo davvero in parecchi e tutti stranieri. Ci siamo dovuti
rivolgere all'intermediario. E tutti abbiamo svolto un periodo di prova in
nero.
Tutti i cantieri del Piemonte
Sono
tantissimi. Ci sono quelli per gli impianti sportivi ma anche quelli per i
villaggi che ospiteranno gli atleti e i media. In più ci sono le opere di
ristrutturazione stradale. Dai 1.091 miliardi di lire che dovevano essere la
spesa complessiva nel 1999, si è passati ai 3.640 miliardi del settembre 2004
(pari a 1,88 miliardi di euro). I progetti in piedi a Torino (per un costo
complessivo di 406 miliardi di lire) per i giochi olimpici invernali sono il
Palaghiaccio di Corso Tazzoli (circa 21 miliardi di lire), il Palaghiaccio di
Torino esposizioni (circa 15 miliardi e mezzo), il Palavela (circa 91 miliardi),
il Palasport hockey (164 miliardi) e l'Oval (114 miliardi). In più ci sono il
palazzo del ghiaccio di Pinerolo, l'impianto trampolini per salto di Pragelato,
gli impianti per bob, slittino e skeketon di Cesana, oltre a numerosi impianti
di risalita, piste ecc. La maggior parte degli impianti dovranno essere
consegnati per i collaudi entro il dicembre di quest'anno.