Raddoppio del Frejus Regione e Provincia divise
Saitta
è favorevole mentre per l'assessore Bonino "è pura fantasia".
Intanto
spunta l'ipotesi della Sitaf nella società che dovrà costruire la Tav
di Marco Trabucco
da Repubblica del 28/4/11 - Ed. Torino
Divide, ma in genere
non dispiace, salvo che in Regione, la proposta dell’ad di Sitaf, Gianni
Luciani, di trasformare il tunnel di sicurezza del traforo del Frejus, i cui
lavori dovrebbero partire entro qualche mese, in un vero e proprio raddoppio
della galleria autostradale. Si avrebbe più sicurezza, senza aumentare la
spesa, dicono i favorevoli. E qualcuno, come i consiglieri regionali del Pd
Stefano Lepri e Nino Boeti, arriva addirittura a ipotizzare che quella
trasformazione potrebbe essere un primo passo verso un coinvolgimento in
qualche forma della Sitaf nella costruzione e gestione della linea
Torino-Lione. L’assessore regionale ai Trasporti Barbara Bonino replica secca:
"Questa è fantasia al potere. Nessuno ne ha mai parlato con noi. E per
la Regione quello è e resta il tunnel di sicurezza. Così come parlare di scambi
tra questa e quella concessione è una pura illazione".
"È la prima volta che sento parlare di questa ipotesi -
spiega Bonino - E credo andrebbe verificata a tutti i livelli, nazionale e
internazionale, prima di poterne discutere come di qualcosa di concreto. Quelle
di Luciani, e di altri sono per me considerazioni personali, del tutto fuori
luogo".
Lepri e Boeti. intanto chiedono "una forte e chiara valutazione
politica dell’ipotesi che ci sembra contraddire quella di trasferire dalla
gomma al ferro il traffico dei Tir" e aggiungono: "È
verosimile ritenere che l’autorizzazione della seconda canna del Frejus
anticipi la richiesta a Sitaf di partecipare alla costruzione della Tav in
cambio della concessione anche della tratta ferroviaria". Bonino
replica ancora più seccata: "Non so di cosa parlino. L’eventuale
coinvolgimento dei privati nella costruzione e nella gestione della TorinoLione
passerà eventualmente dalla costituzione di una “società di corridoio” che però
sarà effettuata in base a precise e rigide norme europee e non certo con scambi
di favori". Una società che, spiega l’assessore, "coinvolgerà
con la forma del project financing i privati interessati a investire nel
corridoio di trasportistica che comprende il porto di Genova, il Terzo Valico,
le piattaforme logistiche di Novara e Torino e la Torino-Lione. Certo le
società autostradali potrebbero anche essere tra queste. Ma il discorso è molto
lungo e non si risolve con qualche battuta".
Anche il presidente della Provincia Antonio Saitta ha qualche
perplessità su questa ipotesi di coinvolgimento della Sitaf nel progetto Tav.
Mentre è favorevole, «senza se e senza ma», alla trasformazione della
canna di sicurezza in un vero e proprio secondo tunnel: "Sono sempre
andato controcorrente su questo tema - spiega - anche perché è un
argomento su cui c’è stata una grande ipocrisia. Diciamocelo: fare un buco
largo otto metri o largo dieci costa uguale, ma migliora la sicurezza in
maniera esponenziale. E poi non comporterebbe un aumento del traffico, perché
certo questa è la condizione fondamentale, che rimanga immutata l’idea di
trasferire progressivamente merci e passeggeri dalla strada alla ferrovia,
dalla gomma al ferro". Conclude Saitta: "In ogni caso è bene
ricordare che la Sitaf è una società in cui i soggetti pubblici, Anas in primis
hanno il 53 per cento. E che quindi la decisione va presa prima di tutto in
consiglio di amministrazione". Il presidente della Provincia conferma
anche che, ad oggi. la richiesta di deroga al ministero dei Trasporti
necessaria per ottenere l’apertura al traffico del tunnel di sicurezza non è
ancora stata fatta. Entusiasta per l’ipotesi è però Enzo Pompilio segretario
della Federazione autotrasportatori di Torino: "Sarebbe una soluzione
di buon senso perché spendere 200 milioni di euro per una canna di sicurezza
quando con la stessa cifra si può ottenere un doppio risultato sarebbe assurdo.
Dopo di che ci preoccupa invece il fatto che non ci sia una politica
complessiva per affrontare il problema di come le merci possono attraversare le
Alpi". Scettico e pessimista Francesco Avato, sindaco di Bardonecchia:
"È una notizia che aspettavamo: è la logica conseguenza di un tunnel
progettato prima di 4 metri di larghezza e che poi si è ampliato via via. Certo
ci sembra contraddittoria rispetto alla politica che vorrebbe trasferire il
traffico dalla strada alla ferrovia. È una decisione di pura competenza del
governo. Noi aspettiamo e poi ragioneremo sul che fare".