Il camper di Virano gira a vuoto
Al mercato di Condove i due tecnici messi in difficoltà dalle domande
di Marco Giavelli da
Luna Nuova del 12/3/10 – pag. 3
Condove - A quasi due
mesi dalla sua prima apparizione al mercato di Susa, il camper della Provincia
è tornato nel cuore della valle. Dopo alcune tappe periferiche tra Bruino,
Grugliasco, Druento, Venaria, Buttigliera e Coazze, mercoledì mattina è toccato
a Condove. Ma se la "mission" del camper era quella di convincere la
gente sulla bontà del Tav, la tappa dell'altro ieri è stata un flop. Di
informazione sull'utilità dei sondaggi e sull'importanza della Torino-Lione, i
due operatori sono riusciti a farne ben poca: per loro, infatti, è stata
durissima fare breccia in uno dei comuni dove l'opposizione all'alta velocità è
storicamente più radicata.
Non era difficile
immaginare che i No Tav non si sarebbero lasciati sfuggire l'occasione per
bersagliare di domande gli addetti del camper, e così è stato. Per buona parte
della mattinata, in piazza Martiri, una trentina di attivisti ha tenuto
il fiato sul collo al geologo e all'architetto incaricati di parlare con la
gente e di distribuire la brochure su carta patinata a sfondo blu che illustra
le finalità dei sondaggi, gli obiettivi della Torino-Lione e il percorso
tecnico e politico che, attraverso l'Osservatorio, sta accompagnando la
progettazione dell'opera. Ma di comuni cittadini favorevoli al Tav, o comunque
senza un opinione precisa ma interessati a saperne di più, non se n'è visto
praticamente nessuno. Al camper si sono avvicinati solo valsusini e condovesi
dichiaratamente No Tav, per altro non tutti attivisti del movimento. La stessa
operatrice, dopo aver fatto un giro al mercato per distribuire la brochure, se
n'è tornata sconsolata sussurrando al collega: «Ne ho date via poche, qui
sono tutti contrari».
Per i due tecnici del
camper, misurarsi con le domande scomode di due "guru" del movimento
come Alberto Perino e Claudio Cancelli è stato tutt'altro che facile. Nessun
problema sull'utilità dei sondaggi, «che servono per conoscere a fondo il
comportamento delle falde, per individuare il tipo di terreno e di roccia
attraversato e quindi per realizzare un progetto preliminare che non comprometta
il territorio e che anzi lo valorizzi». Ma di fronte a domande ben più
specifiche sulla funzionalità della discenderia di Chiomonte o sui costi
dell'opera, i due addetti del camper hanno preso nota assicurando che le
risposte saranno pubblicate sul sito internet della Torino-Lione e inviate ai
diretti interessati tramite e-mail. Per esempio: «Siccome non siete in grado
di dire quanto costerà l'opera, gradirei sapere perché la Torino-Milano ha
avuto un costo di 74 milioni di euro al chilometro mentre tratte analoghe in
Spagna, Francia e Germania sono costate da 9,5 a 11 milioni di euro al
chilometro».
Oppure: «Perché il
sondaggio di Rosta non è stato fatto in via Ponata, dov'era previsto, ma in
via XX Settembre, nell'area della centrale Italgas, ben recintata e protetta
col filo spinato e per altro vicino a indagini già esistenti?». Nel lungo
faccia a faccia, Perino ha anche chiesto: «Ma se il progetto dev'essere
pronto per giugno e i sondaggi li finiranno a giugno, come fanno a dire che i
sondaggi servono per fare il miglior progetto? Cosa sono, Mandrake? Il progetto
lo sanno tutti che è già pronto!». Risposta: «Ma entro fine marzo i
sondaggi saranno finiti». Peccato che in due mesi ne siano stati fatti 23
sui 91 previsti dall'Osservatorio.
Sul tavolino allestito
davanti al camper, c'era anche in esposizione la cartina geografica della valle
con le varie ipotesi di tracciato, ma non quella aggiornata con l'ultima
versione sfornata dall'Osservatorio a fine gennaio. In effetti erano ancora ben
visibili l'opzione val Sangone, già accantonata, e quella con sbocco del tunnel
a Chiomonte, mentre non compariva l'ipotesi che prevede l'uscita del tunnel
Orsiera tra Vaie e Chiusa anziché a Villarfocchiardo. «Mettono persino in
visione una mappa fasulla - ha tuonato Perino al microfono - e quando
glielo abbiamo fatto notare sapete cosa ci hanno risposto? Che non gli hanno
ancora fornito quella giusta!».
Oltre ad appiccicare
più adesivi No Tav sul camper e sui pannelli informativi esposti, i
manifestanti hanno anche attaccato con lo scotch i manifestini che ritraggono il
volto di Marinella Alotto, la donna ferita durante le cariche della polizia
davanti alla trivella di Coldimosso. «Quando glielo abbiamo fatto vedere,
sapete cosa ci hanno risposto? - ha detto Perino al microfono - Ci
hanno chiesto se era finita sotto una macchina!». Poi però gli operatori
hanno subito chiesto scusa ai No Tav e soprattutto a Paolo Ala, il marito di
Marinella, che per buona parte della mattina ha partecipato al presidio mentre
sua moglie, ormai suo malgrado un'icona del movimento, era al lavoro al banco
di pelletteria.