Di fronte alla De Palacio la
Regione chiude con la legge obiettivo
L’Osservatorio tecnico ora diventa
anche strumento dell’Europa
di MASSIMILIANO
BORGIA
ORA non c'è più
tutta questa fretta. Il Tav, invece del 2008, può partire nel 2010. Se si
pensa che cinque anni fa le previsioni di entrata in esercizio erano per il
2012, poi sono diventate per il 2018, infine per il 2020, e ora voci danno
per almeno un anno in più, si capisce quanto sia cambiato il clima tra i promotori
dell'opera.
Non solo. Ma per
farlo il centrosinistra regionale, d'accordo con quello nazionale, abbandonerà
anzitempo la legge obiettivo in vista di una sua definitiva riforma. La
Torino-Lione si farà solo «con una procedura ordinaria», come ha detto l'assessore regionale
Daniele Borioli, riprendendo una proposta di qualche settimana fa della Bresso.
Questo significa dare addio alle scadenze, mai rispettate, della legge
obiettivo e ritorno alle "lungaggini" tanto temute dai tecnici delle
Ferrovie e dagli imprenditori del comparto grandi opere. Soprattutto significa
che viene fatta ex novo la Valutazione d'impatto ambientale.
Nel frattempo
restano in piedi tutti gli organismi che si occupano della Torino-Lione (Cig,
Tavolo politico, Osservatorio tecnico, Commissione Rivalta come consulenza
regionale, Comitati promotori Transpadana e Transalpine, Ltf), aumentando così
i rischi di confusione tra i ruoli e di difetti di comunicazione sullo stato
dell'opera.
L'anticipazione
del rapporto della De Palacio spifferata a un quotidiano italiano dallo staff
del commissario europeo ai trasporti Jacques Barrot, e le sue pronte
dichiarazioni entusiaste sugli ostacoli rimossi sulla via dei cantieri,
dimostrano comunque che l'Ue non abbandona la Torino-Lione. Il budget europeo
2007-2013 non è ancora stato deciso dalla Commissione e dunque non si sa
quanto verrà destinato alle grandi opere (da mesi circolano delle ipotesi, ma
sono tali). Però la rinnovata determinazione con cui Barrot ha difeso ancora
una volta questa parte del Corridoio 5 lascia intendere che l'Ue i soldi li
stanzierà come previsto (il 20 per cento dei costi della tratta internazionale:
6,7 miliardi di euro).
Però adesso il
quadro è cambiato. A una Francia tiepida si aggiunge la scarsa determinazione
dell' Unione, che ha vinto le elezioni. «Adesso serve una decisione definitiva e concreta dei due
Stati», ha infatti detto la De Palacio. Ma che i due governi abbiano voglia sul
serio di impegnare tante risorse e iniziare la fase dei cantieri veri e propri,
è ora tutto da vedere.
Insomma, la visita
di mercoledì della commissaria europea per il Corridoio 5, Loyola De Palacio,
ha rafforzato una sensazione che circola da tempo: le certezze sulla Torino-Lione
non sono più tali. La De Palacio avrebbe dovuto illustrare in anteprima ai
sindaci lo studio commissionalo a società danesi, olandesi, belghe e naturalmente
spagnole, che come ampiamente previsto ribadisce che il Tav si può fare a
patto che si risolvano gli stessi problemi sollevati dalle comunità locali.
Solo che il pool li definisce tutti problemi superabili attraverso il confronto
tecnico con i territori.
Tutto qui. E'
per questo che la visita della De Palacio e il suo studio sono stati un evento
che non aggiungono nulla alla lunga vicenda del Tav e che ricalcano le cose
dette in centinaia di riunioni e già messe nell'ordine del giorno della
Commissione Rivalta e nei propositi di Mario Virano e del suo Osservatorio.
L'unico elemento di rilevo è che l'Osservatorio di Virano ha ricevuto così
l'investitura europea e ora sarà l'organismo italiano che discuterà con la
valle di Susa anche per conto dell'Unione. Virano terrà costantemente informata
la De Palacio.
E pensare che la riunione che doveva soprattutto servire a legittimare
Virano di fronte ai sindaci rischiava di saltare proprio per le anticipazioni
diffuse da Bruxelles. Alle 8 la De Palacio aveva fatto sapere che in volo dagli
Emirati da Roma avrebbe proseguito per Barcellona. C'è voluta la diplomazia di
Virano per evitare questa brutta figura davanti ai sindaci che avrebbe messo in
seria crisi la credibilità dell'Osservatorio. Quello di mercoledì è forse il
penultimo atto di Loyola De Palacio per la Torino-Lione. Il prossimo sarà
probabilmente l'annuncio dei finanziamenti europei con relativa sollecitazione.
La commissaria, che è dovuta passare da un'uscita distante dalla Prefettura per
evitare i manifestanti, verosimilmente lascerà ora che siano i due Stati ad
andare avanti sulla To-Lione, per occuparsi delle altre tratte del Corridoio 5.
Il rinvio, già previsto al 2010, dimostra dunque che era una bufala la
fretta per iniziare il tunnel di Venaus lo scorso autunno: fu soprattutto la
Bresso a spingere su questo aspetto. Diffondendo una lettera della stessa De
Palacio al governo e alla Regione la presidente della Regione disse all'inizio
dell'autunno che se non si fosse scavato a Venaus si sarebbero persi i
finanziamenti europei. Fu quella fretta fatta propria dal governo e ora del
tutto ritrattata a scatenare la reazione delle giornate di novembre-dicembre.
E proprio quella reazione ha provocato il taglio della
citazione della Torino-Lione nel programma di governo dell'Unione, fatto che ha
ridato forza al fronte degli scettici, a partire dal governo francese.