Osservatorio Tav con le ore contate
Caos nel tavolo tecnico: oggi Virano a rapporto da Letta e Matteoli
di Massimiliano
Borgia da Luna Nuova del 8/1/10 – pag. 3
L'Osservatorio sulla
Torino-Lione inizia l’anno in piena confusione. E in queste ore c'è chi parla
addirittura di scioglimento. Oggi Virano incontra il sottosegretario alla
presidenza del consiglio Gianni Letta e il ministro Altero Matteoli per
informarli della situazione di stallo e di mancanza di rappresentanza degli
enti locali.
Lo stesso Virano ieri pomeriggio ha diffuso una
nota nella quale afferma che «alla luce delle posizioni emerse e sulla base
dell'attuale modello di rappresentanza dei territori nell'Osservatorio, non
sussistono le condizioni per poter continuare il proficuo lavoro che si è
sviluppato senza interruzioni dal 12 dicembre 2006; risulta altresì
problematico il rispetto del 31 gennaio come data ultima, fissata dal
calendario europeo, per fornire ai tecnici di Ltf e Rfi i dati utili per
sviluppare un progetto preliminare, basato sulle indicazioni dei territori, se
la stessa Comunità montana che li dovrebbe rappresentare ritiene di non volersi
avvalere di tale straordinaria opportunità. Ho quindi ritenuto di chiudere la
riunione precisando che domani stesso riferirò a Roma al sottosegretario Gianni
Letta e al ministro Matteoli del grave "empasse " in cui si è venuto
a trovare l'Osservatorio, nonostante l'impegno straordinario di Provincia e
Regione, affinché possano essere assunte decisioni sulle modalità di
rappresentanza che siano adeguate alla gravita del problema».
Gli scenari possibili
sembrano essere due. Quello caldeggiato dalla "colomba" Letta,
prevede la conferma dell'Osservatorio attraverso un nuovo decreto del governo
che stabilisca per i comuni, e non più per la Comunità montana, il compito di
designare la rappresentanza tecnica. Un'assemblea dei comuni deciderebbe così
quali tecnici nominare.
L'altro scenario tiene
conto delle strategiche elezioni regionali di marzo. La parte del governo che
vuole farla finita con l'Osservatorio prenderebbe la palla al balzo per
chiudere con Virano, facendo gravare sul Pd e sui suoi sindaci che hanno
stretto l'alleanza con i No Tav la responsabilità della fine dell'organismo
tecnico; questo partendo proprio dall'incapacità dimostrata dalla nuova maggioranza
di Comunità montana di nominare propri rappresentanti.
Uno scenario che
sarebbe disastroso per la Bresso e per il nuovo accordo elettorale tra Pd e
Udc. La presidente sarebbe sotto lo stesso fuoco di fila a cui verrebbe sottoposto
il suo partito accusato di non saper scegliere da che parte stare e quindi di
non saper governare né la Comunità montana né la Regione. Questo scenario
prevederebbe la nomina di un organismo a regia regionale, da comporre dopo le
elezioni: un tavolo politico-tecnico, come ai tempi di Ghigo e Casoni, per
governare le compensazioni e che relazioni direttamente al ministero delle
infrastrutture prima dell'avvio della Conferenza di servizi.
A questa situazione si
è arrivati dopo due settimane di grande concitazione che hanno portato al primo
scontro tra la nuova maggioranza Pd-NoTav che guida la Comunità montana da una
parte e Regione e Provincia dall'altra.
Nella confusione che
ne è seguita alla riunione di ieri dell'Osservatorio sono stati ammessi sfa il
presidente della nuova Comunità montana, Sandro Plano, sia due dei quattro
membri tecnici "confermati" dalla Bresso e da Saitta. I due tecnici
erano Marcello Caretta ex rappresentante dell'alta valle di Susa, e Calogero
Gravina, ex rappresentante della val Sangone. Andrea Debernardi ha mandato a
dire che non se la sentiva di presentarsi senza avere una legittimazione da
chi dovrebbe rappresentare. Mentre Angelo Tartaglia, dopo che il veto dei NO
Tav è stato messo anche sul suo nome, si è dimesso «per motivi personali».
Nonostante Regione e
Provincia avessero confermato i quattro rappresentanti delle valli in carica
fino al 31 dicembre, Plano si è presentato lo stesso in Prefettura affermando
di non avere ricevuto comunicazione formale della decisione presa da Regione e
Provincia. Il neo presidente della Comunità montana che nella concitata riunione
dei sindaci di lunedì sera era stato designato quale rappresentante
provvisorio della Comunità montana, ha avuto così il permesso di esporre la situazione
e di formulare la sua proposta.
«La mia designazione da parte della Comunità
montana è provvisoria - ha spiegato Plano - La riunione dei sindaci della Comunità
montana di lunedì 4 è stata abbandonata dal centrodestra. I sindaci della
maggioranza hanno così preso questa decisione provvisoria ma siamo ben consapevoli
del fatto che i rappresentanti in Osservatorio debbano essere espressione di
tutto il territorio della Comunità montana e anche della minoranza». E
allora quando verrà presa la decisione e quali saranno i nuovi nomi? I sindaci
del centrodestra con una lettera hanno chiesto adesso tre
rappresentanti. «La decisione dovrà essere presa dopo un ulteriore
approfondimento - osserva Plano - I tecnici della ex Bassa valle
hanno inviato una loro bozza di relazione di fine mandato soltanto il 30
dicembre. I Comuni non hanno ancora avuto tempo di esaminarla e di discuterla.
Convocherò a breve un'assemblea dei sindaci per esaminare la situazione e
formulare la proposta della Comunità montana». Plano, in coerenza con il
pensiero degli amministratori No Tav, ha in mente il superamento
dell'Osservatorio. «Bisogna rivedere tutti i meccanismi di rappresentanza».
A tenere banco nella
riunione dell'Osservatorio di ieri è stata anche la lettera con cui la Regione
e la Provincia avrebbero voluto «garantire continuità» alla composizione
attuale dell'Osservatorio, di fatto ingerendo nelle competenze degli enti
locali stabilite dal decreto che ha istituito l'Osservatorio il 1° marzo del
2006. Una forzatura legittima secondo i rappresentanti dei due enti. Ma
rimangono i forti dubbi sulla legittimità dell'atto di Regione e Provincia che
con una lettera a Virano e Letta martedì avevano comunicato la loro volontà di
riconfermare i quattro rappresentanti tecnici di alta e bassa valle di Susa e
val Sangone di cui è scaduto il mandato. «La nomina non spetta a loro - aggiunge
in proposito Plano - se l'ente che deve farlo non decide la proroga dei
propri rappresentanti, non vedo come possano farlo altri».
La giustificazione di
Bresso e Saitta era stata la mancata risposta alla sollecitazione venuta dalla
riunione del 29 dicembre 2009, «quando - scrivono i due presidenti - in
un'apposita riunione, abbiamo sollecitato i sindaci dei Comuni appartenenti
alla Comunità montana valle di Susa e val Sangone a procedere, in attesa della
costituzione degli organi della nuova Comunità, alla designazione di tecnici in
rappresentanza delle amministrazioni comunali. Abbiamo inoltre annunciato che,
qualora non fossero giunte le designazioni prima della riunione
dell'Osservatorio convocata per il 7 gennaio 2010, avremmo proceduto
immediatamente a prorogare i tecnici attuali».
In pratica i due enti
sovralocali avrebbero così svolto una funzione di sussidiarietà per garantire
una rappresentanza della valle di cui sarebbero rappresentanti anche loro in
quanto amministrazione regionale e provinciale. «Siamo fermamente convinti
che la rappresentanza territoriale sia indispensabile per garantire la
continuità dei lavori dell'Osservatorio, al fine di evitare l'impedimento e il
blocco delle attività in una fase particolarmente delicata. In questi giorni si
stanno discutendo nuove proposte alternative di corridoio, sulle quali (e su
eventuali altre alternative) è indispensabile e opportuno che i rappresentanti
dei territori interessati possano interloquire tecnicamente e in modo
continuativo con Ltf e Rfi e con i tecnici da loro incaricati, nel rispetto
degli impegni internazionali. e delle scadenze sottoscritte con l'Unione
europea. Le diverse proposte, infatti, elaborate e confrontate nell'ambito
dell'Osservatorio (entro il 31 gennaio) costituiranno il materiale di base su
cui Ltf e Rfi dovranno avviare il processo di formazione del progetto
preliminare. Pertanto gli stessi rappresentanti tecnici proseguiranno le
attività nell'Osservatorio Torino-Lione, per conto dei territori che li hanno
in precedenza designati, fino alla data della nomina dei nuovi rappresentanti
da parte dei 43 sindaci del territorio della Comunità montana. Gli atti
amministrativi e gli oneri relativi alla proroga saranno assunti a cura di
Regione e Provincia, nelle modalità che saranno definite e concordate nei
prossimi giorni con i diretti interessati».
Dopo la riunione di
ieri in Prefettura Antonio Ferrentino torna a proporre un nuovo decreto che
affidi la rappresentanza in Osservatorio non alla Comunità montana ma ai Comuni
e che questa sia esclusivamente tecnica e non politica. Una posizione questa,
fatta propria anche da Silvana Accossato, sindaco di Collegno, che commenta: «Se
ogni ente ritirasse i propri tecnici e li sostituisse con rappresentanti
politici, assessori, presidenti e gli stessi sindaci, muterebbero in modo
sostanziale le caratteristiche di autorevolezza e oggettività che finora hanno
contraddistinto il lavoro svolto dall’Osservatorio».