Val Susa, il movimento No Tav si interroga sulle prossime mosse
Fermare il cantiere continua a essere l'obiettivo dei valsusini. Ma la riunione di ieri ha evidenziato delle differenze nella "base". E qualcuno propone azioni eclatanti e non violente.
Intanto la Commissione intergovernativa si accorda sul progetto low cost, ma non sulla ripartizione dei costi tra Italia e Francia
di
Roberto Cuda da Il Fatto Quotidiano del 7/7/11
Nessun
passo indietro: i lavori alla Maddalena vanno fermati. Ma ora la discussione
verte sul “come” e su questo le posizioni del popolo No Tav divergono. Non si
può parlare di spaccature, ma all’assemblea di ieri a Bussoleno sono venute a
galla differenze che la “base” non ha mai nascosto, presentandole anzi come un
punto di forza. Domenica scorsa tuttavia qualcosa è saltato e in questi giorni
tra i valsusini serpeggia un malcontento nemmeno troppo velato.
Molti gli
interventi dal palco, molti gli elogi alle gesta dei giovani “resistenti”
davanti al cantiere e le accuse alle violenze delle forze dell’ordine. Violenze
documentate, secondo i No Tav, da decine di filmati: su giovani pestati a
sangue come Jacopo, ricoverato con due costole rotte e un ematoma al fegato, o
come Fabiano, che in collegamento video dall’ospedale racconta le torture
subite dagli agenti, ma anche sull’uso massiccio di lacrimogeni vietati da
diverse convenzioni internazionali e sparati ad altezza uomo. Non manca la
solidarietà ai cinque arrestati e la proposta di presidiare il carcere di
Torino, perché anche loro “hanno risposto generosamente all’appello della
valle”. Dagli interventi traspare l’esasperazione di una lotta ventennale di
cui ancora non si vede la fine, e che in questa fase cruciale rischia di
trascinare il movimento sul terreno scivoloso dello scontro fisico.
“Stasera
vorrei proposte concrete su come rilanciare la resistenza – dice Alberto
Perino, portavoce storico del movimento -. Abbiamo diritto di entrare
nel nostro terreno. Dobbiamo tornare alla Maddalena ma anche a Torino e, perché
no, al passaggio del giro di Francia quando verrà in Italia. Dobbiamo essere
ovunque, pacifici e determinati, ma attenzione a farci bloccare dalle nostre
stesse azioni. Siamo stati aggrediti, sono truppe d’occupazione, sono
criminali, ma dobbiamo anche dire che sono stati addestrati così. Hanno detto
agli agenti che li avremmo ammazzati. E loro erano terrorizzati, i politici
stanno giocando con la loro pelle”.
Ed ecco la
prima proposta. Arriva da Giorgio Airaudo, segretario della
Fiom piemontese. “Per venerdì sera stiamo organizzando una fiaccolata a Torino.
C’è poco tempo, ma dobbiamo reagire subito alla campagna messa in campo in
queste ore ed è importante farlo nel capoluogo. La lotta della valle si collega
con i grandi temi del nostro Paese, che nonostante il debito e la crisi spende
miliardi per un tunnel in Val di Susa”. Un’iniziativa raccolta all’unanimità
all’assemblea.
Sabato
mattina poi un gruppo tornerà sui sentieri degli scontri per ripulire la zona
dai rifiuti. L’annuncio al microfono lascia trasparire intenzioni nascoste, ma
Perino frena subito: “Sia chiaro che non si va ad attaccare le reti – urla dal
microfono -. Chi vuol farlo lo dica chiaro e tondo e se ne assuma la responsabilità.
Non pensiamo di andare a ripulire i sentieri per poi fare colpi di mano, non
prendiamoci per i fondelli”.
Una
valutazione diversa degli eventi di domenica scorsa la danno i due
rappresentanti dei comitati di Valsangone, che riuniscono 7 comuni della valle.
“Abbiamo molto riflettuto al nostro interno – dice Gianna -. Il potere ha
derubricato il Tav a un problema di ordine pubblico, ma noi dobbiamo togliere
la lotta da questo terreno, come abbiamo sempre fatto. Chiediamo di avviare una
riflessione nei vari comitati da riportare a tutti, sull’opportunità di non
assecondare la logica dall’ordine pubblico. Lo Stato ha dato un segno di
debolezza, non dimentichiamolo. Diamoci una decina di giorni per consentire ai
comitati di riunirsi e dare la parola tutti”.
“E’ chiaro
che da quelle reti non ci faranno passare – interviene un altro rappresentante
-. La posta è alta e dobbiamo mantenere la discussione sulle modalità di azione
e sul linguaggio. Non possiamo fare il loro stesso gioco. Questa è la non violenza:
ribaltare il piano della risposta violenta, sul quale vorrebbero portarci, per
attuare azioni creative e sorprendenti”.
Campione
della strategia non violenta, Turi Vaccaro, annuncia uno
sciopero della fame dal 20 luglio. “Qualche gruppo ha voluto fare la
guerriglia, dobbiamo dirlo – afferma -. Forse noi adulti avremmo dovuto essere
più vicini a quei giovani davanti alle reti”.
La
conclusione spetta a Sandro Plano, presidente della Comunità
Montana Valsusa e Valsangone, arrivato dopo mezzanotte direttamente da Roma.
Sono stati giorni difficili per gli amministratori, che a breve pubblicheranno
un documento sulle vicende della Maddalena: “Siamo contrari all’uso della forza
pubblica e alla violenza da qualunque parte provenga – dice Plano -. Non possiamo
buttare 20 anni di lotta al Tav, continueremo le azioni legali per fermare
l’opera”.
Nel corso
dell’assemblea arriva poi la notizia che la Commissione intergovernativa (Cig)
riunita ieri non ha prodotto alcun accordo tra Italia e Francia sulla ripartizione
dei costi per la nuova linea ferroviaria. Si rimanda tutto a settembre, ma la
firma dell’accordo era una delle condizioni per l’erogazione dei fondi europei.
La Cig ha quindi espresso parere favorevole sulla possibilità di realizzare
l’opera in due fasi, ovvero secondo il progetto low cost.