L’Assemblea
Nazionale di Uniti a Sinistra
CON LA VALLE DI SUSA PER IL NO AL TAV
La
logica della “crescita forzata”, a suon di tondino e cemento, ci ha portato in
questi decenni ad assistere a disastri ambientali enormi. In particolare con la
Legge Obiettivo non solo abbiamo assistito a scempi territoriali, come sta
ampiamente dimostrando il Mugello, ma anche allo scempio della Democrazia, come
ben testimoniano i fatti del 2005 in Valle di Susa.
In
questo contesto ed in maniera fraudolenta si cerca di contrabbandare il Treno
ad Alta Velocità (TAV), o come alcuni sostenitori dell’opera hanno corretto
“Treno ad Alta Capacità” (TAC), come panacea per i problemi di sviluppo del
Paese. Non solo questo tratto di ferrovia esiste già ed è ampiamente
sufficiente a soddisfare la domanda presente e dei prossimi decenni, ma
peraltro si inserisce in una logica di “corridoio 5” che dovrebbe collegare
Kiev a Lisbona per trasportare chissà quali merci e, in prospettiva, con chissà
quale energia.
Noi
dissentiamo fermamente da questa logica di crescita forzata e riteniamo
assolutamente indispensabile una rielaborazione del modello e delle strategie
di sviluppo in chiave di decrescita e riaffermazione della dignità
dell’uomo-cittadino e della sua partecipazione alle scelte della politica in
chiave di Democrazia partecipata.
Siamo
coscienti che sia opportuno, con le attuali conoscenze, affermare la necessità
di un riequilibrio modale fra gomma, ferro e nave: chiediamo però la
ridistribuzione complessiva del traffico sui vari valichi alpini (al momento
mediamente utilizzati al 30%) per ripartirne e mitigarne gli impatti e
politiche mirate alla decrescita della circolazione “impazzita” di merci da un
capo all’altro dell’Europa. Riteniamo indispensabile inoltre, in osservanza ai
dettami della Conferenza delle Alpi che evidenzia la fragilità dei valichi
alpini, un contingentamento dei passaggi merci che renda credibile,
accompagnata ad una seria politica di disincentivazione, la salvaguardia delle
genti che i quei luoghi vivono e che subiscono un pesante inquinamento al pari
di chi in città viene soffocato dal traffico.
Ribadiamo
che le grandi opere che trovano contrari interi territori non possono essere
imposte né “manu militari”, né con alchimie politiche; che, ancor più nella
fase delicata che il nostro Paese sta affrontando, non sia ammissibile sprecare
risorse, sottraendole ad importanti opere ad elevato impatto sociale come gli
ospedali, le scuole, il trasporto locale sostenibile, l’incentivazione all’uso
delle energie rinnovabili a basso impatto ambientale, ricercando un'azione
basata sulla cura quotidiana del territorio, sulla prevenzione, sulla
manutenzione ordinaria, sulla realizzazione di opere utili e sul miglioramento
della qualità della vita.
Chiediamo
servizi diffusi, accessibili a tutti e una vera democrazia partecipata per
tutti, superando le logiche che portano da un lato a sfruttare selvaggiamente i
territori montani e dall’altro a marginalizzarli sulle decisioni.
L’esperienza
della Val Susa ha fatto emergere localmente una coscienza delle problematiche
ambientali e dell'utilizzo della cosa pubblica, ridisegnando un modello
partecipativo dove il coinvolgimento non è passivo ma fortemente attivo ed
attento. L’emergere di un elevato spirito critico ha portato a dare valore a
scelte radicali che solo nel riaffermarsi nella pratica politica possono
consolidarsi e svilupparsi. Quanto avviene oggi in Val Susa deve spingere noi
popolo della sinistra ad analizzare con attenzione questo fenomeno che vede
Istituzioni locali, Cittadini e Movimenti intrecciarsi e condividere
continuamente esperienze e scelte superando il muro, che alcune volte è abisso,
fra cittadini e politica. Solo un
confronto e una condivisione costanti hanno permesso a questa realtà di
crescere portando la partecipazione alla politica a livelli elevatissimi. Non
va dimenticato che proprio questo spirito critico e questa partecipazione
attiva non lasciano spazio a funambolismi politici e richiedono una forte
coerenza e una ferma volontà di confronto e scambio di informazioni fra tutti
gli attori.
Non
si può considerare la salute e la qualità della vita un elemento da mettere in
gioco considerandola un necessario sacrificio in nome del progresso e a fronte
di un’operazione economica quanto meno inquietante viste le cifre e la lunga
durata dell’intervento.
Un
progetto per un territorio deve porsi l’obiettivo di portare vita e vitalità,
incrementare relazioni, non quello di farne un corridoio di passaggio.