Roma, domenica 29 aprile 2007

           L’Assemblea Nazionale di Uniti a Sinistra

 

CON LA VALLE DI SUSA PER IL NO AL TAV

 

La logica della “crescita forzata”, a suon di tondino e cemento, ci ha portato in questi decenni ad assistere a disastri ambientali enormi. In particolare con la Legge Obiettivo non solo abbiamo assistito a scempi territoriali, come sta ampiamente dimostrando il Mugello, ma anche allo scempio della Democrazia, come ben testimoniano i fatti del 2005 in Valle di Susa.

In questo contesto ed in maniera fraudolenta si cerca di contrabbandare il Treno ad Alta Velocità (TAV), o come alcuni sostenitori dell’opera hanno corretto “Treno ad Alta Capacità” (TAC), come panacea per i problemi di sviluppo del Paese. Non solo questo tratto di ferrovia esiste già ed è ampiamente sufficiente a soddisfare la domanda presente e dei prossimi decenni, ma peraltro si inserisce in una logica di “corridoio 5” che dovrebbe collegare Kiev a Lisbona per trasportare chissà quali merci e, in prospettiva, con chissà quale energia.

 

Noi dissentiamo fermamente da questa logica di crescita forzata e riteniamo assolutamente indispensabile una rielaborazione del modello e delle strategie di sviluppo in chiave di decrescita e riaffermazione della dignità dell’uomo-cittadino e della sua partecipazione alle scelte della politica in chiave di Democrazia partecipata.

Siamo coscienti che sia opportuno, con le attuali conoscenze, affermare la necessità di un riequilibrio modale fra gomma, ferro e nave: chiediamo però la ridistribuzione complessiva del traffico sui vari valichi alpini (al momento mediamente utilizzati al 30%) per ripartirne e mitigarne gli impatti e politiche mirate alla decrescita della circolazione “impazzita” di merci da un capo all’altro dell’Europa. Riteniamo indispensabile inoltre, in osservanza ai dettami della Conferenza delle Alpi che evidenzia la fragilità dei valichi alpini, un contingentamento dei passaggi merci che renda credibile, accompagnata ad una seria politica di disincentivazione, la salvaguardia delle genti che i quei luoghi vivono e che subiscono un pesante inquinamento al pari di chi in città viene soffocato dal traffico.

 

Ribadiamo che le grandi opere che trovano contrari interi territori non possono essere imposte né “manu militari”, né con alchimie politiche; che, ancor più nella fase delicata che il nostro Paese sta affrontando, non sia ammissibile sprecare risorse, sottraendole ad importanti opere ad elevato impatto sociale come gli ospedali, le scuole, il trasporto locale sostenibile, l’incentivazione all’uso delle energie rinnovabili a basso impatto ambientale, ricercando un'azione basata sulla cura quotidiana del territorio, sulla prevenzione, sulla manutenzione ordinaria, sulla realizzazione di opere utili e sul miglioramento della qualità della vita.

 

Chiediamo servizi diffusi, accessibili a tutti e una vera democrazia partecipata per tutti, superando le logiche che portano da un lato a sfruttare selvaggiamente i territori montani e dall’altro a marginalizzarli sulle decisioni.

 

L’esperienza della Val Susa ha fatto emergere localmente una coscienza delle problematiche ambientali e dell'utilizzo della cosa pubblica, ridisegnando un modello partecipativo dove il coinvolgimento non è passivo ma fortemente attivo ed attento. L’emergere di un elevato spirito critico ha portato a dare valore a scelte radicali che solo nel riaffermarsi nella pratica politica possono consolidarsi e svilupparsi. Quanto avviene oggi in Val Susa deve spingere noi popolo della sinistra ad analizzare con attenzione questo fenomeno che vede Istituzioni locali, Cittadini e Movimenti intrecciarsi e condividere continuamente esperienze e scelte superando il muro, che alcune volte è abisso, fra cittadini e politica. Solo un  confronto e una condivisione costanti hanno permesso a questa realtà di crescere portando la partecipazione alla politica a livelli elevatissimi. Non va dimenticato che proprio questo spirito critico e questa partecipazione attiva non lasciano spazio a funambolismi politici e richiedono una forte coerenza e una ferma volontà di confronto e scambio di informazioni fra tutti gli attori.

Non si può considerare la salute e la qualità della vita un elemento da mettere in gioco considerandola un necessario sacrificio in nome del progresso e a fronte di un’operazione economica quanto meno inquietante viste le cifre e la lunga durata dell’intervento.

 

Un progetto per un territorio deve porsi l’obiettivo di portare vita e vitalità, incrementare relazioni, non quello di farne un corridoio di passaggio.