Una nuova grande opera
di Ezio Bertok – uscito sul settimanale
Carta n.33 del 8/10/2010 col titolo “Il ponte più lungo trasporta
democrazia”
Una buona notizia: è nata una nuova grande
infrastruttura, a impatto nullo sull’ambiente. Una vera rivoluzione in campo
trasportistico, una scelta innovativa frutto di anni di ricerca e di
sperimentazione diffusa. Si tratta di un ponte che collega la Sicilia al
Piemonte, è il ponte più lungo del mondo, non trasporta merci ma democrazia e
partecipazione dal basso: un appello,
Guardiamo a come stanno le cose in Val di Susa e
dintorni dove i notav si preparano a scendere nuovamente in piazza (la terza
volta in meno di un mese…) con decine di assemblee e serate informative in
valle. Il nuovo appuntamento si presenta un po’ speciale perché vede di nuovo
sindaci e amministratori in prima fila, con le fasce tricolore, a promuovere
insieme al movimento una manifestazione che dice a chiare lettere NO TAV. Era dal
marzo del 2007 che non succedeva più, solo i comitati avevano promosso
innumerevoli iniziative di lotta, ma non per questo la popolazione era stata a
guardare, anzi: 40.000 in piazza a Gennaio, e poi in centinaia a bloccare le
trivelle per tre mesi, notte e giorno, con dieci gradi sotto zero. Son cose che
non si improvvisano, che si costruiscono negli anni: momenti esaltanti
alternati a fasi delicate in cui una parte di amministratori a un certo punto
si era defilata, incantata dal sindaco di S.Antonino, un tempo presidente della
comunità montana e pronto a mostrarsi sorridente in prima fila anche agli
appuntamenti notav: è lo stesso che oggi rivendica con orgoglio di aver
svenduto un’intera valle risparmiando agli elettori del suo comune i maggiori
danni che il nuovo progetto prevede ora di accollare al comune confinante. Che
pena.
Ma in tre anni ne è passata di acqua sotto i ponti:
mentre ministri e vassalli si affannavano a dipingere una valle rassegnata e
sequestrata da pochi scalmanati la popolazione continuava a discutere e a
scendere in piazza. Intanto il turnover fisiologico nelle amministrazioni
locali riscriveva l’agenda politica grazie al lavoro delle liste civiche nate
dal movimento notav. “La lotta della Valle di Susa contro il TAV
conferma la necessità di superare il concetto di delega attraverso percorsi di
partecipazione diretta dei cittadini ai processi decisionali della politica
istituzionale”: non è un improbabile anarco-insurrezionalista a
dirlo, ma Luigi Casel, amministratore di Bussoleno e coordinatore delle liste
civiche. E aggiunge: “la consapevolezza e la partecipazione attiva della
popolazione porta gli amministratori ad avere coscienza della loro
caducità politica e a trasformare livelli di governo economico in
amministrazione sociale”. Come dire: noi siamo qui per un tempo limitato,
siamo qui per rispondere ai bisogni, e più ci stanno con il fiato sul collo
meglio è. L’altra politica davvero esiste, e si esprime in questo intreccio tra
amministrati e amministratori, tra movimento e politica istituzionale.
Certo che
quell’osservatorio tecnico inventato nel 2006 dal precedente governo
Berlusconi, accolto con entusiasmo da Prodi e ripreso con rinnovato entusiasmo
da Berlusconi ce l’aveva messa proprio tutta per rompere il giocattolo: “il
mondo della politica ha cercato con tutte le sue forze di cancellare questo
esempio di speranza e l’osservatorio tecnico sulla TO-LIONE e il suo reuccio
Virano sono stati lo strumento principe di questa caccia alle streghe”
(ancora parole di Casel). Il mondo della politica di cui parla è quello che fa
accomodare oggi ai tavoli che dovrebbero discutere dell’opportunità o meno di
una nuova linea AV solo quei sindaci che a priori si dichiarano d’accordo a
costruirla, e vale anche per il presidente della comunità montana. Come se
fossero escort da comprare e consumare in una stanza al buio, e avanti tutta
con la democrazia prostituente.
Ma la Val di Susa non ci
sta, e si fa nuovamente sentire. La presentazione del nuovo progetto
preliminare presentato a ferragosto (vedi www.notavtorino.org)
ha moltiplicato le forze. Maurizio Piccione, una delle colonne del movimento,
mentre smonta il presidio di S. Antonino (il comune “risparmiato” da
Ferrentino…) per ricostruirlo nel paese vicino dice: “Per anni ci hanno
raccontato che l’opera avrebbe portato in valle un enorme valore aggiunto e ora
mettono nero su bianco che le case subiranno un deprezzamento del 40%,
riportano un elenco di edifici da abbattere, avviano monitoraggi sulle case per
valutare poi gli effetti delle vibrazioni e pianificano il consumo di
territorio e la cancellazione delle risorse idriche”. Luca Giunti,
naturalista e guardiaparco di Susa fa notare che “il nuovo progetto prevede
che solo a Susa venga drenata in 12 giorni la quantità di acqua che usa la
città in un anno, e metà di questa acqua è potabile”. A tutto ciò si
potrebbero aggiungere le decine di morti all’anno per effetto delle polveri
sottili causate da cantieri che resterebbero aperti per decenni: sono
previsioni contenute nel progetto presentato, non illazioni.
Insomma, a chi aveva
ancora qualche dubbio è bastato leggere qua e là nella montagna di documenti
del progetto preliminare per rimboccarsi le maniche di fronte alla devastazione
promessa che si accompagna alla più grande truffa del secolo i cui effetti
peserebbero su tutto il paese. Potevano il movimento notav e gli amministratori
far finta di niente? Certo che no, ed ecco pronta la manifestazione di Sabato 9
Ottobre, promossa dalla Comunità Montana insieme al movimento mentre 23 comuni
(su 27!) hanno votato una delibera che dice semplicemente NO alla nuova linea
Torino-Lione con tutti gli annessi e connessi.
Dal giorno dopo la Val di Susa si preparerà per
l’inverno: il nuovo prefetto di Torino, un po’ preoccupato, e l’inossidabile
Virano giurano che si aprirà entro Febbraio il cantiere per il tunnel
geognostico. Staremo a vedere.
Intanto per quel ponte di cui parlavo in apertura,
quello che unisce la Sicilia al Piemonte, si prevede già un raccordo con
l’Europa: una delegazione NOTAV è stata appena accolta al Parlamento Europeo
per fare un po’ di chiarezza sui finanziamenti chiesti dal governo italiano, e
alla carta di Hendaye che unisce le resistenze notav di Italia, Francia e
Spagna (presentata anch’essa all’Europa pochi mesi fa: vedi http://www.notav-valsangone.eu)
stanno guardando con interesse in questi giorni i cittadini di Stoccarda. Il
ponte più lungo del mondo si allunga ancora…